Omelia per la Fraternità di Comunione e Liberazione. Perugia, chiesa di San Fortunato, 25 ottobre 2022

Un granello di senape, che diventa un grande albero, sui cui rami gli uccelli del cielo trovano casa. Un po’ di lievito, che fa fermentare tutta la pasta. Le parole del Vangelo offrono rapide pennellate, immagini essenziali, che hanno la forza di parlare al cuore e di aprirlo alla speranza e alla responsabilità. Il Regno di Dio è presente, il Regno di Dio viene nel silenzio, nel nascondimento, viene con una forza che stupisce, trasforma e rinnova.

“Come possiamo rispondere alle esigenze di cambiamento del tempo presente?”, si chiedeva qualche giorno fa Papa Francesco, rivolgendosi in Piazza San Pietro alla Fraternità di Comunione e Liberazione. E, rifacendosi al carisma della “ricca personalità di don Giussani”, spiegava che affinché il carisma fruttifichi nell’oggi serve innanzitutto un “atteggiamento di umiltà”, che il Papa riassume con due verbi: “ricordare, ossia riportare al cuore, ricordare l’incontro con il Mistero che ci ha condotti sin qui; e generare, guardando avanti con fiducia”, ascoltando lo Spirito che non smette di far udire la sua voce.

Questo comporta di sentirsi responsabili delle persone che si incontrano. Per questo il secondo tratto di don Giussani valorizzato e consegnatoci dal Papa è stata “la sua passione educativa, il suo amore per i giovani, il suo amore per la libertà e la responsabilità personale di ciascuno di fronte al proprio destino, il suo rispetto per l’unicità irripetibile di ogni uomo e ogni donna”. A noi spetta l’attenzione a far scattare nell’altro “la ricerca sincera del senso della vita”, risvegliando il desiderio di verità che abita il cuore di ciascuno, fino a presentare la fede cristiana come “dono che dà senso, ampiezza umana e speranza alla vita”.

Essere lievito è una missione più grande di noi; necessita della grazia di Dio, del dono del suo Spirito; vive non di slanci individuali, ma di un cammino comunitario. Di qui la terza sottolineatura del Papa, che – guardando ancora a don Giussani – ha richiamato la sua fedeltà alla Chiesa, sentita e vissuta come “la continuazione di Cristo nella storia”.

Cari amici, l’esistenza di ciascuno è profondamente segnata dagli incontri con persone concrete. Sono questi a modellare la mente e il cuore, lo sguardo sulla realtà. La Chiesa, è il luogo – la compagnia – dove “l’incontro con Cristo rimane vivo”. Ci sia dato di perseverare in questa grazia. Saremo albero, saremo lievito anche nella cultura del nostro tempo.