Storia

La Santa Chiesa di Perugia (Sanctae Ecclesiae Perusinae Episcopus così si firma nel 1036 in una pergamena dell’archivio capitolare, il vescovo Andrea) affonda le proprie origini nel periodo sub apostolico. Un’antica annotazione del Martirologio Romano, dice di Perugia: “Haec urbs Italiae antiquissima, in Umbria sita, hodie Perusia, religionis Christianae sacris jam fere usque ab apostolicis temporibus imbuta” (questa antichissima città dell’Italia, situata in Umbria e di nome Perugia, fu istruita nelle cose sacre della religione cristiana fin quasi dai tempi apostolici). Le Passiones di alcuni martiri umbri, san Feliciano e san Giovenale, parlano anche di difficoltà e resistenze delle città di Perugia, Assisi e Spoleto ad accogliere la predicazione cristiana verso la fine del II secolo.

L’incertezza circa le origini della Chiesa perugina si riflette anche nella serie dei Vescovi. Il primo di sicura datazione (protovescovo) è San Costanzo, che subì il martirio nel II secolo sotto l’imperatore M.Antonino (138-161) in località Trivio di Foligno; l’evento è stato ricordato da una chiesa, esistita fino agli inizi del XVII secolo. Trasferito il suo corpo a Perugia, fu deposto nel luogo detto “areola”, cioè piccola area cimiteriale, dove oggi è la chiesa a lui dedicata. È venerato come patrono principale della Diocesi; la sua festa è da sempre celebrata il 29 gennaio. Il suo culto si è diffuso anche fuori diocesi: a Foligno, a Gubbio, in Toscana e nelle Marche. San Costanzo è venerato anche nella diocesi di Sebenico, in Croazia.

Compatrono della Diocesi e protettore della città è Sant’Ercolano. Il suo martirio avvenne, come quello dei vescovi umbri Fulgenzio di Otricoli, Cassio di Narni e Fortunato di Todi, durante la calata dei Goti. Fu consumato nell’assedio di Totila (547 ca.), mentre Ercolano dirigeva la difesa la città supplendo alla carente autorità civile. Di lui parla San Gregorio Magno (Dialoghi III, 13), avendone raccolta la memoria viva da San Florido, vescovo di città di Castello, discepolo e ospite dello stesso Ercolano. Da lui si sa che il vescovo perugino si era formato nella vita monastica, sulla scia di San Benedetto, e che venne sepolto nella chiesa di San Pietro. La sua memoria, celebrata inizialmente il 7 novembre, data presunta del suo martirio, venne spostata al primo marzo, per ricordare la solenne traslazione del suo corpo da San Pietro alla cappella eretta in suo onore a ridosso della primitiva cattedrale di San Lorenzo, nella platea magna cittadina. Le vestigia dell’edificio sono ancor oggi parzialmente visibili sotto le logge di Braccio e dietro la statua di Giulio III. Recentemente la celebrazione della memoria è stata riportata al mese di novembre. Venerato come “defensor civitatis”, Ercolano ne è il patrono principale; è anche patrono dell’Università degli Studi. In epoca medievale venne edificata una chiesa memoriale, a ridosso delle mura etrusche, nel luogo dove la tradizione lo vuole prima decapitato, poi scuoiato e quindi temporaneamente sepolto.

Nel cuore e nella prassi liturgica dei perugini ha assunto nel tempo grande importanza la festa di San Lorenzo (+258) titolare della cattedrale.

La serie dei vescovi perugini, non completamente documentata da Sant’Ercolano (+547) al vescovo Rogerio (+936), procede invece ininterrotta e completa per più di un millennio, fino al vescovo attuale; da essa emergono figure notevoli di vescovi e di cardinali. Tra essi richiamiamo Napoleone Comitoli (1591-1624) che appare in assoluto il più longevo sulla cattedra di San Costanzo (33 anni); egli ha il merito di aver calato con forza, dolcezza e zelo la riforma promossa dal concilio di Trento dentro le antiche strutture fisiche e morali della Chiesa perugina. Vale ricordare anche il prolungato e fecondo episcopato del Cardinale Gioacchino Pecci (1846-1878), il quale, prima di divenire Papa col nome di Leone XIII (1878-1903), ha rinnovato e riorganizzato profondamente ed estesamente le strutture materiali e spirituali della Chiesa Perugina, nel delicato trapasso del periodo risorgimentale. Fu lui che, nel 1882, elevò la Diocesi a titolo Arcivescovile.  Paolo VI, a sua volta, la promosse a servizio delle diocesi vicine col rango di Metropolitana. Nel 1986 è stata unificata a Perugia la Diocesi di Città della Pieve; il nome attuale della diocesi è quello di Perugia – Città della Pieve (perusin – civitatis plebis).

L’estensione della diocesi è di 1900 Km², con una popolazione di 285.700 residenti (i dati sono del 2018) dei quali 258.900 cattolici; le parrocchie sono 155, suddivise in 7 zone pastorali e 32 unità pastorali. I presbiteri diocesani sono 111 (di cui 13 non più in servizio attivo), i diaconi permanenti 37. La Diocesi conta 19 comunità religiose maschili e 31 femminili (tra cui 6 monasteri).

Nel 2006-2008 la diocesi di Perugia-Città della Pieve ha celebrato il suo I sinodo (IV rispetto alla serie dei sinodi perugini), che ha dato importanti indicazioni per il cammino di attuazione del Concilio Vaticano II in tutti gli ambiti della pastorale.

Dagli ultimi anni del scorso, ed in particolare con il Direttorio pastorale del 2012, la diocesi si sta riorganizzando in Unità Pastorali, secondo un programma pluriennale che prevede anche l’accorpamento di alcune piccole parrocchie. Nel 2013-2017 è stata celebrata la visita pastorale.

Il Seminario diocesano è stato avviato da un sacerdote e da un laico (1559) antecedentemente alle prescrizioni del concilio di Trento (1563) e istituito giuridicamente dal vescovo Card. Fulvio della Corgna nell’ottobre 1564, accanto alla cattedrale. Dal 1912 gli studenti di teologia si formano presso il Seminario regionale “Pio XI” di Assisi. Il seminario minore, ricostruito nel 1956 a Montemorcino, è attualmente chiuso.

Dietro le cifre (battezzati, sacerdoti, religiosi, chierici, laici) e accanto alle antiche istituzioni (parrocchie, istituti religiosi, seminario…) che costituivano quasi esclusivamente l’antico assetto pastorale di impostazione clericale, anche la Chiesa Perugina sta maturando e svelando sempre più il nuovo volto postconciliare del Vaticano II, in base al quale non i soli chierici ma anche i laici costituiscono e attivano l’azione di salvezza della chiesa nel territorio. Sono fiorite le varie esperienze liturgiche, catechetiche e comunitarie, che a guisa del lievito evangelico, vanno fermentando, nel perenne spirito di Cristo, la sua chiesa che è in Perugia-Città della Pieve.