Omelia per il XXXVII Convegno nazionale Associazione terapisti cattolici del RNS, Perugia, Casa del Sacro Cuore, 7-9 ottobre 2022

Sono contento di essere qui ad aprire con voi questo XXXVII Convegno nazionale dell’Associazione terapisti cattolici. Vorrei esprimere a ciascuno di voi la gratitudine per il servizio che assicurate alle persone malate e ai loro familiari: in voi si rinnova nella sua concretezza la parabola del Samaritano; con la vostra testimonianza siete segno eloquente della vita buona che nasce dal Vangelo: “La testimonianza autenticamente cristiana, abbandonata in Dio in una comunione che nulla deve interrompere, ma ugualmente donata al prossimo con uno zelo senza limiti, è il primo mezzo di evangelizzazione” (Paolo VI).

Penso, in particolare, all’opera di sensibilizzazione rivolta agli operatori sanitari, dove portate la visione cristiana della persona, della sua centralità e della sua interezza (“Non solo corpi da guarire – ripetete voi con Giuseppe Moscati – ma anime da salvare”); persona la cui sacralità rimane indisponibile, a prescindere dalle condizioni di fragilità o di malattia.

Decisiva è anche la scelta di associarvi. Passa da qui, infatti, l’indicazione che si vuole educarsi all’unità di contenuti e alla collaborazione, assicurando così peso alla presenza strutturata e organica della Chiesa nel mondo della salute. Di questa presenza è parte qualificante la formazione, che integra la dimensione tecnico-scientifica con quella etica-religiosa.

In tal modo la vostra professione diventa una vocazione e l’Associazione una realtà che riunisce persone che intendono vivere il lavoro in campo sanitario come via di santità.

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Va in questa direzione anche il binomio di luce e tenebra, che scandisce il tema del Convegno. Mi ha riportato alla memoria parole di Clemente di Alessandria, un santo vissuto nel secondo secolo: “Noi che siamo ammalati – scriveva – abbiamo bisogno del Salvatore; smarriti, abbiamo bisogno della guida; ciechi abbiamo bisogno di lui che ci porti alla luce; assetati, abbiamo bisogno di lui che è la fonte della vita, chi beve dalla quale non ha più sete; insomma, tutta la nostra esistenza umana ha bisogno di Cristo”.

Gli fa eco, un paio di secoli più tardi, Sant’Ambrogio: “Cristo è tutto per noi: se vuoi curare le tue ferite, egli è il Medico; se bruci per la febbre, egli è la sorgente; se sei carico di iniquità, egli è la giustificazione; se hai bisogno di aiuto, egli è la forza; se temi la morte, egli è la vita; se desideri il cielo, egli è la via; se fuggi le tenebre, egli è la luce”.

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Cari amici, vi auguro davvero che anche questi giorni rinnovino in voi l’esperienza degli apostoli, che li ha visti “perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la Madre di Gesù, e ai fratelli di lui”.

Questa vostra esperienza vive dell’atteggiamento di Maria, che accoglie con stupore un annuncio inatteso; che fa spazio al progetto di Dio; che gli offre la sua disponibilità e la sua piena adesione, ponendosi sotto l’ombra luminosa dello Spirito Santo.

Con il suo sì, Maria – che oggi celebriamo Vergine del Rosario – ci rivela il vero nome di ciascuno di noi: sta in quell’ “Eccomi” che ci permette di passare dalle tenebre alla luce e che genera anche oggi il Figlio di Dio nella storia degli uomini.