Le voci dei giovani

Parlano i giovani che dal 27 al 29 settembre hanno partecipato al ritiro in preparazione alla “Missione Giovani”, che si svolgerà a Perugia dal 18 al 27 ottobre.

«Ho incontrato il volto di Gesù in una bambina che non riusciva a parlare, ma è riuscita a dirmi “ciao”. Da lì è nata la voglia di sperimentare quella stessa gioia, di ridonarla ad altre persone con la testimonianza vera e propria iscrivendomi alla “Missione”. Sento il desiderio di sperimentare di nuovo quella gioia e riviverla attraverso i volti di persone che incontrerò: saranno una testimonianza di Dio e spero di essere per loro quello che Lui è per me, gioia e vita concreta».

Ce lo ha raccontato Chiara, 19 anni, animatrice di oratorio a Castel del Piano, a margine del ritiro di formazione alla “Missione Giovani 2024”, svoltosi ad Assisi, al Seminario regionale “Pio XI”, dal 27 al 29 settembre. La “Missione”, promossa dalle Pastorali Giovanile, Universitaria e Vocazionale con il coinvolgimento di associazioni e movimenti, stimolata e incoraggiata dall’arcivescovo Ivan, si terrà a Perugia, nei luoghi maggiormente frequentati dai giovani, dal 18 al 27 ottobre.

In apertura del ritiro l’arcivescovo Ivan Maffeis ha dato voce all’indifferenza che spesso circonda l’esperienza di fede, invitando i giovani a vincere quel rispetto umano che porta a chiudersi, a nascondersi, a rendersi invisibili: «È impossibile prescindere da quello che gli altri dicono di noi. Il problema è come non divenirne schiavi. Il segreto del missionario – ha aggiunto – sta nell’avere qualcosa dentro: allora, le parole che si dicono non sono frutto di qualcosa di imparaticcio, ma parole vissute, ascoltate e fatte proprie attraverso la fede. Il salto di qualità che ci è richiesto è quello di essere con Gesù, di meditare la sua parola, di lasciare che diventi criterio di vita, arrivando a fidarsi di lui».

Alla tre-giorni di ritiro hanno partecipato 90 ragazzi e ragazze tra cui una giovane coppia di sposi, Davide e Miriam con il piccolo Gabriele, del Cammino Neocatecumenale di Case Bruciate.

Ai giovani, apparsi molto motivati, si sono affiancati da “formatori” sacerdoti, religiosi, religiosi e seminaristi che li guideranno nei dieci giorni di Missione.

Giacomo, 23 anni, della parrocchia di San Giovanni Battista in Magione e della Comunità Magnificat di Perugia, racconta: «Voglio vivere l’esperienza della “Missione”, perché penso che il Vangelo è bello condividerlo con gli altri e la gioia si moltiplica nel viverla con i propri coetanei. Vivere questo ritiro mi ha aiutato a superare la mia timidezza, le mie paure e paranoie per buttarmi in questa navigazione».

Alessandro, 23 anni, della parrocchia di Ponte d’Oddi, membro della GiFra (Gioventù Francescana): «Sono stato coinvolto dall’esperienza con gli amici francescani, dell’oratorio, della Pastorale Universitaria e i parroci. In questi giorni di formazione stiamo vivendo momenti importanti di fraternità scanditi da catechesi, preghiere, adorazione eucaristica, riflessioni e scambi di esperienze».

Maria Chiara, studentessa fuori sede, facente parte della Comunità Magnificat, in Servizio Civile all’oratorio di Case Bruciate a Perugia: «Alcuni amici delle realtà che frequento mi hanno sollecitato a partecipare alla “Missione”: sono contenta perché anni fa altri ci hanno testimoniato Dio, cambiando le nostre vite. Ho capito che è il tempo di mettermi in gioco».

Federico, 20 anni, studente di Scienze politiche, animatore dell’oratorio di Colombella, membro di SportLab: «Voglio esserci perché credo di aver fatto un’esperienza bellissima, che non posso tenere solo per me. Qui ci sono tanti giovani che decidono insieme di andare avanti anche con le difficoltà, ma sempre con uno sguardo comune e semplice di gioia. Credo che sia giusto andare a condividere questo con chi ancora non partecipa a questa gioia».

Caris, della Comunità Magnificat di Perugia: «Mi trovo qui sulla spinta di un invito, che mi ha incuriosito e smosso qualcosa in me. Sono fiduciosa nel dire: Okay, Signore, se Tu vuoi che io faccia qualcosa, io ci sono avendo nel cuore una parola che risuona con questo ritiro: Chi tanto ha ricevuto, tanto è chiamato a dare».

David, 25 anni, lavora come web designer, frequenta la parrocchia di San Sisto e il Cammino Neocatecumenale, collabora con la Caritas diocesana: «Sono incuriosito dalla “Missione Giovani” perché mi è stata annunciata come un’esperienza bella, che può riempirti di gioia e mi ci sono buttato anche con un po’ di timori, perché l’idea di andare in giro per Perugia, nei luoghi dove vivo costantemente come giovane annunciando Dio, mette un po’ di timore. Comunque vorrei provarci per dare testimonianza dell’Amore che Dio che mi ha donato».

Don Samy Cristiano Abu Eideh, direttore della Pastorale Vocazionale: «Il vescovo Ivan ci ha esortato a vivere in maniera profondamente vocazionale, insieme ai giovani, questa “Missione”. Innanzitutto, l’equipe che si è formata per questo evento è evangelizzante e testimonia la scelta vocazionale da parte di noi sacerdoti, consacrati e laici di come la “Missione” sia fatta a livello comunitario, dalla collaborazione e comunione di più persone. Questo accade anche per questi ragazzi, che saranno coinvolti in maniera profonda: il loro stare insieme dieci giorni avrà una dimensione vocazionale, perché la vocazione nasce e fruttifica proprio all’interno di un contesto fraterno di comunità. E questo è profondamente evangelizzante vedere una Chiesa, in uscita, in cammino che testimonia insieme nella gioia condivisa e in momenti anche molto semplici la bellezza della fede. Credo che questo attiri altri giovani alla stessa fede, al battesimo, alla conversione».

Don Riccardo Pascolini, direttore della Pastorale Giovanile all’epoca della “Missione Giovani 2011”, ricorda: «La precedente “Missione” è stata un’invasione di gioia che ha percorso la città di Perugia, a partire dai luoghi dei giovani. Sono in tanti a ricordarla come un’esperienza sia di svolta della propria vita che di un piccolo e semplice incontro con la Chiesa di prossimità, di vicinanza. L’immagine che ho ancora nei miei occhi è quella dei tanti giovani con le sciarpe gialle fuori dalla cattedrale nel giorno conclusivo della “Missione”. Oggi siamo fiduciosi in questi giovani, perché il loro entusiasmo è tanto e fa ben sperare di ripetere il grande coinvolgimento del 2011 che fece sbocciare conversioni e vocazioni ad una vita cristiana nell’annunciare la Parola di Dio ad altri giovani apparentemente distanti dalla fede e dalla Chiesa».

Suor Simona Mazzetti, delle Serve di Maria, corresponsabile della Pastorale Universitaria: «Quello che sicuramente farà bene a noi in questa proposta della “Missione” è il fatto che finalmente ci troveremo a lavorare insieme come Diocesi e in questo il vescovo Ivan ci sta aiutando insieme ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose dell’area pastorale giovani. Crediamo che tutti i giovani si possono ritrovare e sentirsi che sono parte di una grande famiglia, la Chiesa. Il primo servizio che fa la “Missione” è a noi stessi ritrovandoci come Diocesi a riscoprire la nostra scelta di Cristo; motivati da questo noi diventiamo faro e luce per qualcuno. L’obiettivo è quello non solo di essere vicino a tanti giovani che abbiano la possibilità di sentire, attraverso le voci dei loro coetanei, un’occasione di crescita come l’hanno avuta loro, ma di fare squadra, di capire che non siamo da soli e che Dio ci può raggiungere in qualsiasi occasione anche impensabile. Io sono un’insegnante e tanti ragazzi e ragazze sono alla ricerca di parole di speranza e di incoraggiamento e credo che la “Missione” li possa fare sentire protagonisti nel momento in cui Dio li va a cercare nei luoghi da loro frequentati».

Fra’ Alfio Vespoli, responsabile del settore missione ed evangelizzazione dell’Ordine dei Frati Minori dell’Umbria: «Questa “Missione” è un investimento che 90 ragazzi e ragazze faranno insieme a frati, sacerdoti, suore e giovani provenienti da altre città d’Italia. La missione, come Gesù ci insegna nel Vangelo, è un investimento a perdere dove quello che investiamo, il tempo per esempio, non ci verrà restituito perché è donato e i giorni di missione non torneranno più nella nostra vita. In quei giorni potremmo fare tantissime cose per noi e non le faremo, ma Gesù, come ci promette nel Vangelo, questo tempo e le sue cose ci verranno restituite cento volte tanto.

La città si accorgerà che i giovani non sono sempre quelli delle analisi sociologiche, che li vedono incollati ai social, disadattati, feriti, ma sono anche disposti a fare quello che gli adulti, forse, si sono dimenticati: vivere nella dimensione della gratuità».

 

Altri tre incontri di formazione-preparazione alla “Missione Giovani” si sono svolti tra aprile e giugno, consultabili-scaricabili ai seguenti link:

Verso la “Missione Giovani” – Diocesi Perugia

Veglia di preghiera per le vocazioni e “Missione Giovani” – Diocesi Perugia

Fede e formazione per la Missione Giovani – Diocesi Perugia

In sintesi: il primo incontro, nella chiesa di San Donato all’Elce, dove si è dato vita alla “fraternità missionaria” indispensabile alla buona riuscita della “Missione”; il secondo, nella chiesa dei Ss. Severo ed Agata del Girasole, in occasione della giornata di preghiera per le vocazioni, per “mettersi in ascolto di una chiamata”; il terzo, nell’Abbazia olivetana a Montemorcino, dove i partecipanti si sono messi in ascolto tra loro per “raccontare la propria fede per formarsi alla missione”.