Giubileo dei Giovani. «Il momento delle confessioni è stato tra i più forti»

Una pellegrina: «L’esperienza della fraternità, della Chiesa in movimento, ti fa vedere che c’è ancora tanta speranza nel mondo»

«Il momento delle confessioni è stato tra i più forti. Giovani attenti, sensibili, sinceri, profondi. Consapevoli della loro fragilità e desiderosi di un incontro che non deluda, di verità su cui costruire la vita». A dirlo è l’arcivescovo Ivan, che, insieme a più di venti sacerdoti, ha confessato per tre ore molti degli 800 giovani umbri in pellegrinaggio verso Roma, all’aperto, nel parco “Primo Maggio” a Civita Castellana, giovedì scorso, ospitati dal 28 al 31 luglio in palestre. Nella cittadina laziale i giovani pellegrini hanno vissuto quattro giornate intense, di preparazione al Giubileo a loro dedicato, che culminerà alla presenza di Papa Leone con la Veglia di preghiera la notte di sabato 2 e la celebrazione eucaristica di domenica 3 agosto, nella spianata di Tor Vergata a Roma, una sorta di Giornata Mondiale della Gioventù.

Questi giovani in cammino per raggiungere la tomba dell’Apostolo Pietro, attraversando la Porta Santa, si sono preparati a questa meta con catechesi, celebrazioni, preghiere, condivisioni percorrendo 50 km a piedi in fraternità (in gruppo), visitando alcuni luoghi giubilari della Diocesi di Civita Castellana, per maturare la propria fede, riconciliarsi con sé stessi, con gli altri per riconciliarsi con Gesù.

«Stando con loro – sottolinea l’arcivescovo Ivan – si avverte l’importanza di educarci a uno sguardo che, nel quotidiano spesso anonimo e monotono, riconosca i motivi per cui essere riconoscenti; chieda perdono per quanto allontana dalla pace e impoverisce; rinnovi una risposta di speranza e di fiducia».

Dalla diretta testimonianza di Celeste, giovanissima pellegrina, arriva a tanti suoi coetanei e adulti la ragione di fondo di essere pellegrini di speranza nell’Anno Santo 2025. «Per me mettermi in viaggio, essere veramente una pellegrina, vuol dire attraversare una Porta lasciando qualcosa che ti tiene legato, aspettando un cambiamento di vita. Sono stati giorni faticosi, perché abbiamo camminato tanto, però ogni chilometro percorso era una scoperta delle persone che erano con me in fraternità, che Dio ha voluto che fossero in fraternità con me. Il camminare insieme, mi ha permesso anche di scoprire le fragilità dell’altro e pesare la fatica di essere pellegrini, ma anche dell’amarsi nonostante lo stress, la stanchezza dell’altro e dell’avere cura dell’altro. In questi giorni è stata messa alla prova anche l’igiene, ma, nonostante essere stati privati delle comodità quotidiane che abbiamo a casa, è stata una prova di grande fraternità e di Chiesa in movimento, soprattutto giovane. A me commuove un po’ vedere che c’è ancora tanta speranza nel mondo, nonostante quello che ci vogliono far credere rispetto a questa generazione».

Giuseppe, al quinto anno di seminario, parla di «una esperienza magnifica, che lascerà il segno perché di crescita, approfondimento della conoscenza di Gesù in cui anche se c’è una differenza di venti anni d’età senti il ragazzo di sedici aprire il cuore e dire qualcosa di profondo… Si cammina insieme nelle difficoltà del pellegrinaggio, perché camminare tanti chilometri al giorno, fare docce fredde, convivere con 180 persone nello spazio chiuso di una palestra nella notte, cercando di adattarti a tante situazioni faticose mette un po’ tutti alla prova ma ne vale la pena se hai il desiderio di cercare Dio, motivo di speranza, di salvezza. La speranza che Papa Francesco voleva indicarci con questo Giubileo, non è di risolvere i problemi da soli, ma insieme come la Chiesa ci annuncia e ci insegna da sempre. Insieme si arriva non primi, ma lontano, alla meta».

Questo essere insieme, in fraternità come Chiesa vissuta da tanti giovani, trova riscontro anche dai momenti di comunione e condivisione le cui immagini sono raccolte nella fotogallery dei pellegrini umbri da Civita Castellana a Roma.