Domenica 4 giugno, presso la struttura di accoglienza per sacerdoti anziani dei Figli dell’Amore Misericordioso di Collevalenza, è tornato alla Casa del Padre don Mario Bellaveglia, parroco emerito di Deruta, cittadina umbra molto nota per la produzione di ceramica e per la sua scuola d’arte decorativa. Le esequie, presiedute dall’arcivescovo Ivan Maffeis, si terranno mercoledì 7 giugno, alle ore 16, nella chiesa parrocchiale di Passignano sul Trasimeno, cittadina lacustre dove era nato il 19 luglio 1937.
Don Bellaveglia fu ordinato sacerdote il 7 luglio 1963, ritardando di un anno e mezzo l’ordinazione perché durante gli studi in Seminario aveva chiesto ed ottenuto di svolgere il servizio militare. Fu prima parroco a Lisciano Niccone e poi a Deruta dove svolse il ministero sacerdotale ininterrottamente fino 2012, al compimento del 75mo anno di età. Dal carattere riservato, don Mario, pur ritiratosi a “vita privata”, continuò a coltivare il bel rapporto intessuto con la comunità parrocchiale che aveva guidato pastoralmente per 42 anni. A seguito dell’avanzare dell’età, decise di dimorare tra le mura pregne di Misericordia del complesso del Santuario della beata Madre Speranza di Collevalenza. Quella Misericordia che è stata la sua “bussola” nel testimoniare il suo essere umile e convinto servitore della vigna del Signore, sensibile al prossimo in difficolta. Ancora oggi, a Deruta, è ricordato per la sua particolare attenzione a quanti incontrava ed ascoltava, non limitandosi ad una parola di conforto ma annunciando, insegnando e concretizzando, pur con tutti i suoi limiti, le Sette Opere di Misericordia.
«Ha incarnato lo spirito della povertà facendo esperienza del Movimento dei Focolari, dell’“Ama il prossimo tuo come te stesso”; soprattutto don Mario si è fatto prossimo non solo verso la povertà economica di tanti fratelli, ma è stato ben disposto nei confronti dei lontani di sensibilità religiosa». Così lo ricorda il suo successore, don Nazzareno Fiorucci, attuale parroco di Deruta, che aggiunge: «Don Mario è stato un fedele servitore del Signore con la vocazione per la povertà, gli ultimi e i lontani. Accolse con entusiasmo la notizia dell’elezione al Soglio pontificio di papa Francesco, il Papa di una Chiesa povera per i poveri, “in uscita”, vivendo su sé stesso l’autentica povertà francescana, benché sia stato parroco di una comunità parrocchiale, questa di Deruta, molto ricca negli anni del boom della ceramica, dove tanti erano i benefattori delle sue opere, ma mai ne ha approfittato per sé stesso».