«Questa comunità mi è particolarmente cara e, in un certo senso, io sono, per ora, più perugino del vostro arcivescovo Ivan Maffeis (giunto a Perugia da pochi giorni, n.d.r.), perché sono stato, fin da quando ero a Milano, tante volte in questa sala a parlare». Così il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, ha salutato con tono scherzoso, confidenziale i numerosi perugini presenti al quarto appuntamento del ciclo di conferenze “Le opere d’arte raccontano. Percorsi verso gli anniversari di Perugino e Signorelli” promosso dalla Commissione diocesana per il V centenario della morte (1523-2023) dei due grandi artisti del Rinascimento; incontro tenutosi nella suggestiva Sala dei Notari del Palazzo dei Priori il 13 settembre scorso, visionabile sul canale Youtube LaVocePg. Il cardinale Ravasi è stato invitato ad intervenire sul tema: “L’arte e la Scrittura. Modelli di esegesi artistica”, un intervento molto apprezzato e applaudito che ha contribuito non poco a preparare l’ambiente culturale perugino e non solo, all’importante evento del prossimo anno.
«Il tema che mi è stato assegnato è immenso – ha commentato il porporato – e la mia non sarà una analisi storico-critica, filologica delle opere del Perugino. Vorrei partire da una scena personale, molto particolare, unica anche nella mia vita per ragioni cronologiche, quella dell’atmosfera del Conclave del 12-13 marzo 2013, nella Cappella Sistina, una struttura architettonica severa, di fortilizio squadrato che ha però una pelle straordinaria, i capolavori dei più grandi artisti del Rinascimento, come tutti voi sapete. A me era stato assegnato un seggio dove avevo davanti agli occhi, in maniera continua e sistematica, uno dei grandi affreschi delle pareti laterali: la “consegna delle chiavi a Pietro” del Perugino, risalente al 1481-1482. E’ un’opera di straordinaria bellezza, segnata dalla qualità di questo artista con l’interpretazione luminosa, prospettica del fondale che si apre sulla piazza maestosa, la cui profondità è scandita dall’asse di un mirabile edificio ottagonale a pianta centrale accompagnato in due lati da due porte urbane suntuose. Soprattutto – è qui entriamo nel tema che io devo sviluppare – l’artista ha saputo cogliere l’elemento esegetico teologico centrale dell’evento della consegna delle chiavi di Cristo a Pietro, cioè il primato di Pietro nell’aprire il Regno (Vangelo di Matteo, 16,19). Sono delle chiavi enormi, improponibili per una funzione concreta, perché vogliono quasi rappresentare la connessione tra Cielo e terra… Questa mia testimonianza mostra il legame che mi ha unito spontaneamente al Perugino, un artista che all’interno della sua arte, della sua iconografia ha ininterrottamente come punto di riferimento le Scritture».
In sintesi, ha sottolineato il cardinale Ravasi a margine dell’incontro intrattenendosi con la stampa, «compito principale di questo ciclo di conferenze è quello di ricordare sempre che per secoli, nell’interno della storia, di tutte le arti, la Bibbia è stata un po’ come il grande lessico in cui si sono trovate un po’ tutti le immagini, le figure, i personaggi, i simboli, i temi che sono stati sviluppati anche dal punto di vista etico. Pensiamo, ad esempio, al Decalogo. In questa luce avere un approfondimento dal punto di vista storico-critico non è sufficiente né per l’esegesi né per la critica d’arte né per la teologia; discipline che dovrebbero trovarsi insieme perché hanno il compito di rappresentare non il visibile ma l’invisibile».
All’incontro, svoltosi alla presenza dell’arcivescovo mons. Ivan Maffeis e di diversi rappresentanti delle Istituzioni civili, religiose e del mondo accademico e culturale del capoluogo umbro, sono intervenuti Ilaria Borlotti Buitoni, presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni del V centenario della morte del Perugino, di cui fa parte l’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, e Leonardo Varasano, assessore alla Cultura del Comune di Perugia.
Ad introdurre il cardinale Ravasi è stato il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, delegato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici e membro del suddetto Comitato nazionale, che ha parlato di un’«occasione», quella «del cinquecentenario della morte di Perugino», che «è stata preceduta da un’intensa attività di studio e di progettazione finalizzata alla valorizzazione dei beni culturali diocesani e in particolar modo del Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo che nel 2023 compirà cento anni. Una vera e propria sfida che ci ha portato ad aprire nuovi orizzonti pastorali legati alla promozione del nostro patrimonio culturale diocesano. Consapevoli dell’importante ruolo dei beni culturali ecclesiastici, abbiamo ritenuto significativo concentrare la nostra attenzione sulla lettura dell’opera d’arte, da sempre espressione di fede, di liturgia, di pietà e di cultura, strumento di incontro tra l’uomo e Dio».