La sera piovigginosa di un altro 13 marzo. Con un nome che racchiude un programma – Francesco – si affaccia dalla loggia della basilica di San Pietro il 265° Successore di Pietro.
Il volto sereno e sorridente. “Fratelli e sorelle, buonasera”, le sue prime, semplici, parole. “Il dovere del conclave era di dare un Vescovo a Roma e sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo”.
Prega, innanzitutto, per Papa Benedetto, il Predecessore.
Invita poi a farlo “per noi, l’uno per l’altro”. E, subito, allarga la prospettiva: “Preghiamo perché ci sia una grande fratellanza”.
Con umiltà s’inchina sulla piazza e chiede “un favore: prima che il Vescovo benedica il popolo vi chiedo che voi preghiate Dio di benedire il vostro Vescovo”.
È quanto in questi dodici anni non si stancherà di ripetere, al termine di ogni discorso: “Non dimenticatevi di pregare per me”.
Oggi la risposta della nostra preghiera possa portargli vicinanza, riconoscenza e affetto.
don Ivan, Vescovo