Nei prossimi giorni il Castello di Solfagnano sarà animato da ragazzi con disabilità, che forniranno accoglienza, catering e servizio a ministri d’Italia, Stati Uniti, Canada, Giappone, Germania, Francia e Regno Unito: questi s’incontrano per disegnare percorsi di inclusione, di accessibilità e di vita autonoma.
Al termine dei lavori i leader del G7 firmeranno quella che resterà come la “Carta di Solfagnano”, con le otto priorità da assumere una volta tornati a casa.
E noi, rispetto alle persone con disabilità, su che cosa siamo disposti a mettere non solo la voce, ma anche l’impegno? Quali barriere sentiamo di dover demolire, perché l’inclusione sia qualcosa di più della possibilità – ancora non sempre scontata – di entrare in una chiesa o in un ufficio?
È più facile togliere qualche gradino che eliminare le pietre culturali, che impediscono a tanti la partecipazione alla vita sociale, lavorativa, ecclesiale e politica. Ignoranza, distrazione e mancanza di cura alzano un ponte levatoio, che priva l’intera comunità di sguardi, di talenti e di punti di forza.
don Ivan, Vescovo