“Essere giovani oggi è tremendo. Perché sei senza punti di riferimento”.
Così il rapper Ultimo, in un’intervista del mese scorso al Corriere. Parole che lasciano intuire il disagio e la solitudine che attraversano la vita di tanti nostri ragazzi, la loro paura di un futuro, avvertito più come rischio, che non come promessa.
Termino l’anno scolastico con gli studenti delle professionali: oltre 200, fra elettricisti, meccanici e ristoratori. Danno voce a una preghiera interreligiosa per la pace, con testi di cattolici, ortodossi, musulmani, ebrei e buddisti. I tratti del viso riflettono quelli del cuore; vi passa la geografia del mondo, delle culture, della spiritualità.
Sui loro passi camminano i Salesiani, figli di Don Bosco: formatori e formatrici, animati dall’arte educativa di una presenza discreta, continua, incoraggiante. Nelle aule come nei laboratori, nei cortili come sui campi da gioco.
In questo starci c’è il segreto perché nessuno si perda. Perché la vita di ciascuno – come l’ulivo che piantano prima di salutarsi per le vacanze – fiorisca.
don Ivan, Vescovo