Omelia per la festa della Madonna delle Grazie pronunciata dall’arcivescovo mons. Ivan Maffeis

Sono particolarmente contento di essere qui questa sera e di iniziare il servizio episcopale celebrando con voi e per voi l’Eucarestia in questa festa, dedicata alla Madonna delle Grazie.

Cosa potrebbe esserci di più dolce dell’essere accolti, fin dal nostro ingresso in Cattedrale, dalla Madre orante, le cui mani esprimono un gesto di protezione, custodia e benedizione? Come a Cana, anche oggi la Madre della Misericordia contribuisce a restituire serenità e fiducia sulla mensa della nostra vita.

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Nell’episodio evangelico, la prima cosa che colpisce è l’attenzione di Maria, il suo sguardo pronto a cogliere e a leggere la situazione (“Non hanno vino”); curiosamente, è più presente lei dello stesso maestro di tavola, che – oltre a rivelarsi poco previdente – nell’ingenuità del suo stupore si limiterà a congratularsi con lo sposo per l’arrivo di quel vino buono, di cui non conosce l’origine…

Maria ci testimonia come la relazione con il Signore, la comunione con Cristo Gesù, renda capaci di accorgersi degli altri, aiuti a sentirsi corresponsabili di quanto vivono. Permette di sentire la loro mancanza di vino, quel vino che è simbolo della festa, della libertà, della scioltezza interiore, della verità, dell’abbondanza dei doni di Dio.

Manca il vino quando viene meno la freschezza, la concordia, la fiducia; quando i problemi e le preoccupazioni che ci sono nella vita di oggi, che offuscano e confondono, quando ci si adatta all’opacità, al disordine, al peccato; quando la tristezza toglie gusto e colore all’esistenza; quando le responsabilità assunte sono trascinate come un peso insopportabile; quando lo stesso rapporto con Dio scivola nella stanchezza o, addirittura, nella paura.

Maria non solo si accorge. Maria non si rassegna, non si arrende alla mancanza di vino, di gioia, di vita. Donna della speranza, crede che le cose possano cambiare, che ci sia possibilità di rinnovamento, di primavera, di nuove partenze; una possibilità che è proporzionata alla nostra disponibilità di metterci in ascolto del Signore Gesù, della sua Parola.

Lei, la piena di grazie, che all’annuncio dell’angelo ha saputo dire: “Avvenga in me secondo la tua parola”, è in grado di offrirci l’indicazione che contiene il segreto della vita: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”.

Ci sollecita a fidarci totalmente, ad affidarci con tutto noi stessi al Signore, alla sua Parola. A non lasciarci fermare in tale obbedienza nemmeno da obiezioni che, in sé, avrebbero una loro plausibilità: sarebbe facile, infatti, osservare che – se ad una festa di nozze manca il vino – è pressoché inutile darsi da fare per riempire d’acqua le giare… Quante volte siamo frenati dal compiere il bene che starebbe nelle nostre possibilità dal pensiero che tanto è inutile, che non servirà a cambiare le cose, che niente e nessuno ci ringrazierà…

Il Signore, invece, ha bisogno della nostra acqua, dell’acqua del nostro quotidiano, delle nostre fatiche; ha bisogno dell’acqua del nostro impegno. Certo, quest’acqua in sé è insufficiente, da sola non basta a restituire la gioia nel nostro cuore degli uomini; ma, nel contempo, è necessaria perché il Signore possa servirsene e trasformarla nel vino che rivela all’uomo la sua dignità, il vino della speranza, della verità evangelica, della nuova alleanza, il vino che sgorga dalla croce, dalla Pasqua, quando l’ora di Gesù giunge al suo compimento.

“Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”: è l’inizio della comunità cristiana, della Chiesa, di un’umanità che oggi e sempre trova senso e salvezza affidandosi al Cristo con quella misteriosa adesione che è la fede.

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Preghiamo per la nostra Chiesa, perché si conformi sempre più a Maria, alla maternità spirituale che l’ha resa attenta e sensibile nel cogliere i bisogni dei commensali e sollecita nell’orientare tutto al Cristo.

Dall’incontro con lui fluisce la carità, che diventa presenza amorosa e operosa, segno e strumento attraverso il quale passa in abbondanza il vino nuovo della grazia del Vangelo, destinata a trasformare in profondità ogni ambito della vita umana.

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