“Il Signore ti benedica e ti custodisca, mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te. Rivolga verso di te il suo sguardo e ti dia pace”.
All’indomani della festa di San Francesco, la sua parola e la sua testimonianza di fraternità e di dialogo restano un riferimento prezioso per tutti coloro che cercano e invocano la pace.
Una “pace tradita proprio nel cuore dell’Europa” – ha sottolineato ieri ad Assisi il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – che ha invitato a non arrendersi alla logica della guerra che “consuma la ragione e la vita delle persone… e spinge a un intollerabile crescendo di morti e devastazioni”.
Domenica scorsa lo stesso papa Francesco si è rivolto “al presidente della Federazione russa” con la supplica “di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte”, mentre nel dolore “per l’immane sofferenza della popolazione ucraina a seguito dell’aggressione subita” ha diretto “un altrettanto fiducioso appello al presidente dell’Ucraina a essere aperto a serie proposte di pace”.
Oltre che sulle popolazioni stremate dalla violenza e dalla morte, la mancanza di pace sta portando le sue conseguenze su tutti, anche sulla nostra comunità diocesana, in termini di preoccupazione, di tensioni sociali, di impoverimento, di crisi alimentare con prezzi e logiche speculative che a tanti rendono difficile se non impossibile l’accesso a beni primari.
Questa sera, in comunione con tante altre Comunità che hanno aderito all’iniziativa promossa dal Rinnovamento carismatico cattolico, ci ritroviamo in preghiera. Con San Francesco siamo animati dalla speranza che – come diceva ieri il Card. Matteo Zuppi, Presidente della CEI – “il lupo terribile della guerra possa essere addomesticato”.
La via per farlo non passa dalla violenza, che non risolve mai i conflitti: anche quando un atto di forza può essere necessario come forma di difesa, non è con la forza che si costruisce la pace. La pace vive di rispetto dei diritti dei popoli, della giustizia e della dignità umana. Vive di stima e accoglienza reciproca, di rapporti fraterni e solidali. Vive di fiducia in Dio, che in Cristo ci ha perdonati e riconciliati.
Questa fiducia è alimentata alla sorgente della preghiera. Una preghiera che, con le parole di Gesù, nasce dalla scoperta della paternità di Dio e invoca l’avvento del suo Regno, ossia del suo disegno sul mondo, sull’umanità. Questo Regno è già presente: in ogni atto di amore, di servizio, di gratuità di cui si nutre la vita di ciascuno.
Il Padre Nostro è sintesi di tutto il Vangelo; è la preghiera del povero, che riconosce di non farcela da solo, davanti a una realtà complessa e conflittuale che lo supera da tutte le parti. Il credente è un pellegrino, bisognoso del pane quotidiano della perseveranza, del dono della misericordia, del sostegno di Dio per non essere vinto dalla tentazione.
Insieme, il Padre Nostro è la preghiera dei figli, dei fratelli, di chi riconosce che niente è veramente mio se non è nostro. Non può, infatti, dire Padre nostro chi vive isolato nel proprio egoismo, chi si chiude davanti alla situazione in cui l’altro si dibatte. La guerra scompare quando dimentico me stesso per aiutare chi si trova in difficoltà; quando il bene dell’altro mi sta a cuore come e più del mio; quando il bene di tutti è anteposto agli interessi di parte.
Forti di questo respiro preghiamo insieme con Papa Francesco:
Perdonaci, Signore, se continuiamo ad uccidere nostro fratello, perdonaci se continuiamo come Caino a togliere le pietre dal nostro campo per uccidere Abele. Perdonaci la guerra, Signore.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, ti imploriamo!
Ferma la mano di Caino!
Illumina la nostra coscienza, non sia fatta la nostra volontà,
non abbandonarci al nostro agire!
Fermaci, Signore, fermaci!
E quando avrai fermato la mano di Caino, abbi cura anche di lui.
È nostro fratello.
O Signore, poni un freno alla violenza!