Un cordiale saluto a ciascuno, al personale del Comando Militare dell’Esercito “Umbria” e a tutti voi, rappresentanti, in servizio e in congedo, delle Forze Armate. Una preghiera particolare per il Cappellano, don Emanuele Bolognino, per l’apostolato che svolge in mezzo a voi.
Questa circostanza diventa l’occasione per ringraziarvi del servizio che assicurate alla nostra Città e alla Regione. In voi riconosciamo il richiamo a ideali alti e a uno spirito di dedizione per il bene comune. Preghiamo con voi e per voi, ricordando anche quanti sono impegnati nelle diverse parti del mondo dilaniate dai conflitti: nel vostro non facile compito sentitevi sostenuti dalla nostra stima e riconoscenza.
Ci riunisce la memoria buona e santa di Papa Giovanni XXIII, vostro Patrono, al quale l’Esercito italiano guarda con devozione.
In tutti noi resta vivo il grande rinnovamento della Chiesa e del suo rapporto con il mondo, rinnovamento da lui intrapreso attraverso il Concilio Vaticano II, di cui proprio oggi, 11 ottobre, ricorre il 60mo anniversario dell’apertura.
“La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero; qui tutto il mondo è rappresentato – disse quella sera, affacciandosi dalla finestra del Palazzo Apostolico –. Si direbbe che persino la Luna si è affrettata, stasera a guardare a questo spettacolo. Noi chiudiamo una grande giornata di pace; di pace: «Gloria a Dio, e pace agli uomini di buona volontà». Ripetiamo spesso questo augurio e quando possiamo dire che veramente il raggio, la dolcezza della pace del Signore ci unisce e ci prende, noi diciamo: “Ecco qui un saggio di quello che dovrebbe essere la vita, sempre, di tutti i secoli, e della vita che ci attende per l’eternità”.
In realtà, la cronaca è tornata a metterci davanti agli occhi una realtà ben diversa, nella quale la causa della pace è umiliata e tradita, a spese della povera gente e della stessa verità: quante cose vengono ricostruite secondo una chiave narrativa e interpretativa che le rendono funzionali alla guerra stessa! E con la verità, la guerra calpesta anche ogni sentimento di umanità, di compassione e di solidarietà.
“Stiamo attraversando momenti difficili per l’umanità, che è in grande pericolo – ha riconosciuto ieri Papa Francesco –. Siamo in grave pericolo. Pertanto vi dico: siate artigiani di pace intorno a voi e dentro di voi”.
La pace, come ci ha insegnato Giovanni XXIII, va perseguita innanzitutto cercando sempre ciò che ci unisce, anziché insistere su ciò che ci divide. E questo richiede di estirpare dal proprio cuore ogni tentazione di violenza; richiede di saper rinunciare alla vendetta e di osare il perdono; richiede docile obbedienza allo Spirito di Dio, senso di responsabilità verso tutti e volontà di tendere con sincera disponibilità all’incontro con l’altro.
“Soltanto se si cerca veramente la pace e non la guerra e si tende con comune e sincero sforzo alla fraterna concordia tra i popoli – scriveva ancora Giovanni XXIII – soltanto allora sarà possibile armonizzare gli interessi e comporre felicemente tutte le divergenze. E si potrà così giungere a quella sospirata e concorde unione in cui i diritti di ogni singolo Stato alla libertà, lungi dal venir conculcati da altri, sono invece del tutto posti al sicuro”.
La promozione e il rispetto dei diritti di ogni uomo rimangono la via verso la pace. Tale impegno che non può essere delegato soltanto a chi ha responsabilità di governo, ma richiede da parte di ciascuno la fedeltà ai rispettivi doveri, ai quali si adempie con il proprio lavoro quotidiano, nell’atteggiamento dello spirito e nelle scelte civili di servizio alla giustizia e alla solidarietà.
L’intercessione di Papa Giovanni e la scelta convinta di ricalcarne le orme vi aiuti nel nostro servizio e aiuti la nostra umanità malata a ritrovare la via della pace.