Si terrà a Perugia, nella chiesa parrocchiale del quartiere di Santa Lucia, domenica 11 febbraio, alle ore 15, la celebrazione eucaristica della XXXII Giornata Mondiale del Malato vissuta a livello diocesano, celebrazione presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis.
«Per consentire a tutte le zone e Parrocchie che lo riterranno utile celebrare anche a livello locale un momento liturgico e di riflessioni per le proprie realtà – annuncia il direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della salute, il dott. Stefano Cusco –, tutto il materiale predisposto dall’Ufficio CEI è disponibile in formato digitale al seguente link; https://salute.chiesacattolica.it/xxxii-giornata-mondiale-del-malato-11-febbraio-2024/
cui si aggiunge il messaggio del Santo Padre per la giornata https://www.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2024/1/13/messaggio-giornata-delmalato.html
Questo materiale sarà consegnato per tutte le parrocchie, presso i moderatori delle sette Zone pastorali, oltre che consegnato alle strutture ospedaliere e di ospitalità presenti in diocesi».
A presentare il tema della XXXII Giornata del malato è lo stesso dott. Cusco, tema che tratta, sottolinea il direttore dell’Ufficio per la pastorale della salute, «il racconto del Vangelo di Giovanni della guarigione di un infermo alla piscina di Betzaetà», che «ci invita a porre la nostra attenzione sull’uomo malato e solo che non riesce ad accedere alle cure “Signore non ho nessuno che mi immerga nella piscina”. Sotto i portici della piscina, come in un grande ambulatorio a cielo aperto staziona un grande numero di malati di ogni genere, “ciechi, zoppi e paralitici” che sperano di poter essere toccati dalla potenza risanatrice dell’acqua agitata: tutti ritengono di essere degni di cura. Tra essi il fuoco si appunta sulla situazione disperata di un uomo che da trentotto anni è paralizzato. A metterlo al centro dell’attenzione è Gesù, Quell’uomo malato è “unico” davanti a Lui e non “uno tra i tanti”. “Vuoi guarire?” gli chiede Gesù. Di fronte a Lui non c’è solo un ammalato da curare, c’è un’umanità a cui va ridata la parola e a cui dev’essere permesso di esprimere le tensioni interiori che l’abitano entrando in relazione con gli altri per essere restituito alla sua dignità. Lo sguardo si allarga così al “prendersi cura” e non solo limitarsi alla malattia, al sintomo».
«Lo stesso concetto – aggiunge il dott. Cusco – è sottolineato dal Santo Padre nel suo messaggio per la giornata pubblicato qualche giorno fa. “Non è bene che l’uomo sia solo” (Gen 2,18). Fin dal principio, Dio, che è amore – scrive il Papa -, ha creato l’essere umano per la comunione, inscrivendo nel suo essere la dimensione delle relazioni. Così, la nostra vita, plasmata a immagine della Trinità, è chiamata a realizzare pienamente sé stessa nel dinamismo delle relazioni, dell’amicizia e dell’amore vicendevole. Siamo creati per stare insieme, non da soli. E proprio perché questo progetto di comunione è inscritto così a fondo nel cuore umano, l’esperienza dell’abbandono e della solitudine ci spaventa e ci risulta dolorosa e perfino disumana. Lo diventa ancora di più nel tempo della fragilità, dell’incertezza e dell’insicurezza, spesso causate dal sopraggiungere di una qualsiasi malattia seria”. (Papa Francesco). Su questi temi – conclude Stefano Cusco – rifletteremo e pregheremo insieme, guidati dal nostro vescovo Ivan, presso la chiesa in Santa Lucia di Perugia».