Il corso si terrà dalle ore 18:45 alle ore 20:00 presso il Salone Parrocchiale della Chiesa S. Giovanni Paolo II (Strada San Vetturino – Ponte della Pietra)
Il breve corso ha come oggetto la speranza e partendo dalla domanda: “Possiamo ancora sperare?” muove dalla presa di coscienza di questo come del tempo del lutto. L’insignificanza di Dio porta con sé la morte di un amore, con l’annichilimento del non sapersi più attesi. L’attesa, non tanto dell’uomo, ma prima di tutto di Qualcuno che ci attende, è il tema centrale da cui muove l’argomentazione che si snoda attraverso il concetto di “speranza affidabile”: sperare è radicarsi in una certezza che garantisce il presente perché è già realizzata e al contempo attende di compiersi. La speranza affidabile è performativa, ovvero capace di trasformare la storia, quella personale e quella sociale, essa è la “benzina del motore della storia”, lungi dal distrarre dalla terra rende capace la terra di essere luogo abitabile. Così, essa si offre come realtà personale e comunitaria al contempo, si spera insieme, si spera come popolo, come comunità. Se autentica può, deve, strapparci dall’individualismo, che come ha affermato papa Francesco, è il virus più letale dei nostri tempi. Così la speranza, per usare ancora le parole del Santo Padre, è “un rischio, è una virtù rischiosa, è una virtù, come dice San Paolo ‘di un’ardente aspettativa verso la rivelazione del Figlio di Dio’. Non è un’illusione, è essere in tensione verso questa rivelazione, verso questa gioia che riempirà la nostra bocca di sorrisi” (Omelia a Santa Marta, 29.10.2013). La difficoltà del nostro tempo è anche nel non avere la vis, la forza di rischiare, di osare. Del resto rischia chi ama, chi ha un orizzonte amato e amante verso cui dirigersi ed anche verso il quale è attratto. “Il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino” (Bendetto XVI, Spe salvi, 1). Il corso radica la speranza nel pieno compimento delle promesse di Dio in Gesù, l’affidabilità di Dio è l’orizzonte entro cui riprendere speranza, come invita il profeta Sofonia, a “non lasciarci cadere le braccia” (cf. Sof 3,16). Si può, si deve ancora sperare.