Arte e fede dalle Clarisse

Viene inaugurata sabato 13 aprile, alle 17, a Perugia presso il Monastero Sant’Agnese, la mostra “Creato crocifisso” di Pietro Perrone. Visitabile tutti i giorni fino al 12 maggio.

sabato 13 Aprile

“Il vivere quotidiano crocefigge il creato” è il sottotitolo della mostra “Creato crocifisso”, che viene inaugurata sabato 13 aprile, alle 17, a Perugia presso il Monastero Sant’Agnese.

Si tratta di opere dell’artista Pietro Perrone, che ha incontrato la disponibilità delle Clarisse del Monastero perugino di Sant’Agnese.

“Il nostro monastero è carico di storia e con la storia anche di arte – spiegano le monache -, basti citare la presenza di un affresco del Perugino per narrare l’attenzione alla relazione che esiste tra la fede e l’arte. A questo incontro abbiamo deciso di prestare lo spazio della chiesa seicentesca anche in questa occasione”.

La mostra sarà visitabile tutti i giorni fino al 12 maggio dalle 9 alle 19 (vedi locandina allegata).

Il testo che segue riproduce il contributo delle Sorelle Clarisse, contenuto nel catalogo della Mostra di Pietro Perrone.

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Il nostro incontro con Pietro Perrone è stato uno di quegli incontri che accadono un po’ per caso.

Un amico comune ci ha semplicemente presentato portandolo con sé in una gita perugina. Lui alla ricerca di un luogo significativo dove poter esporre i suoi quadri, noi incuriosite di conoscere pittori e artisti contemporanei e il loro modo di guardare la realtà e la storia. In fondo l’artista è sempre un veggente, uno che vede!

Il nostro monastero è carico di storia e con la storia anche di arte, basti citare la presenza di un affresco del Perugino per narrare l’attenzione alla relazione che esiste tra la fede e l’arte. Essa ha le sue radici lontano nel tempo e non è questo il luogo per riassumerne le tappe, ma in fondo ogni anelito dell’uomo alla bellezza è un anelito alla conoscenza di quella bellezza tanto antica e tanto nuova che già Agostino cantava nelle sue Confessioni. Di questo incontro tra arte e fede vorremmo parlare, a questo incontro abbiamo deciso di prestare lo spazio della chiesa seicentesca.

Quattro crocifissi. Il titolo della mostra spiega in modo eloquente l’intenzione dell’artista: Creato crocifisso. Quattro crocifissi che narrano la sofferenza che la creazione, rappresentata dai suoi quattro elementi, soffre anche e – forse soprattutto – a causa delle ‘mani dell’uomo’. Un tema che certamente attraversa il nostro tempo in maniera importante. Un tema attorno al quale si cerca di creare una nuova cultura, quella dell’ecologia integrale (come la chiama papa Francesco) che riguarda non solo la cura del creato, della natura, ma quell’ineliminabile relazione che esiste tra la vita dell’uomo e le logiche che sottostanno a questa vita e le conseguenze che ogni logica porta con sé. «Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi» (papa Francesco. Laudato sii, & 2).

A confronto sono l’uomo con il suo desiderio di dominio che prende per sé, e l’uomo che prova a coltivare e custodire questa terra donando e condividendo. Due logiche, due conseguenze. A ciascuno di noi la libertà di scegliere come vivere i propri giorni su questa terra, sapendo che lasceremo in eredità a chi viene dopo di noi il frutto delle nostre azioni. Sarebbero lunghe le riflessioni intorno al tema, fior fiori di esperti si stanno confrontando e la bibliografia diventerebbe lunga da citare oltre che interessante da leggere. Ma una domanda ci sorge in cuore: l’artista cosa vede? Potremmo chiederti in un dialogo un po’ fittizio e anche fantasioso: Pietro ma tu cosa vedi per dipingere questo dramma del nostro tempo in questo modo? Non hai scelto di fotografare la realtà inquinata dell’acqua; non hai scelto di immortalare il suolo della terra deserto, riarso e sterile; non hai scelto di dipingere cieli cupi e grigiastri per narrare il veleno sparso nell’aria; non hai neppure scelto di colorare il fuoco delle nubi tossiche che addirittura cambiano le sfumature del suo colore.

Tutto questo sarebbe stato più immediato, persino più provocante, sicuramente di impatto più diretto. Tu hai visto: qui la grandezza dell’artista. Hai visto la bellezza dei colori, che rappresenta questi quattro elementi, solcata dal mistero della crocefissione di Cristo, della sua morte così come la narra quel corpo esanime e abbandonato. Scuro. Silenzioso. Eppure calmo. Sereno. Hai visto il dolore dell’Uomo, del Figlio di Dio, abitare nel cuore della terra, dell’acqua, del fuoco, dell’aria. Il Vangelo racconta che il sole, la terra, le rocce, il tempio, i sepolcri, i morti e i vivi, tutto è scosso e messo in discussione in quel frammento di tempo unico della storia umana. Il mistero della croce sconvolge la natura. Tutto partecipa a questa immane ‘tragedia’ e al tempo stesso incommensurabile grazia.

Quando l’uomo colpisce il suo fratello, in cui abita per grazia il Volto del Figlio di Dio, la natura rimane ferita, come una lama che fende e rompe ciò che di più sacro abita la creazione, la sua bellezza che è integrità. Pietro cosa hai visto in quell’Uomo crocifisso per dipingerlo così? Una pioggia le cui gocce sembrano scrosciare lacrime sul corpo di Cristo. L’umanità piangente, perché sofferente e confusa a volte violenta e tremenda, che chiede al Padre, per mezzo del Figlio crocifisso, di essere soccorsa, abbracciata, restaurata. Quell’acqua, che il poverello di Assisi cantava humile, et utile et pretiosa e casta, sembra di nuovo lavarsi e divenire tersa davanti al Corpo Crocifisso. Non hai forse Pietro raccontato nell’acqua il mistero della vita, della vita di ciascuno di noi bisognosa dell’acqua che deterge, disseta e rende limpido il cuore?! Pietro cosa hai visto in quell’Uomo crocifisso per dipingerlo così?

Una terra che germoglia fiori carichi di colore, un’erba verde carica di freschezza. Nascono nel punto in cui la croce è piantata, essa stessa albero di vita come la canta la Chiesa, in cui tutto riprende esistenza nuova. Bagnata dal Sangue prezioso diviene feconda di frutti, di pane, di cibo che sazia. La terra che il poverello di Assisi cantava così: “la quale ne sostenta et guberna et produce diversi frutti con coloriti fiori et erba”. Non hai forse Pietro raccontato nella terra la gioia dell’armonia che rende feconda la nostra vita? Pietro cosa hai visto in quell’Uomo crocifisso per dipingerlo così?

Un fuoco ardente che si sprigiona dalla roccia su cui è piantata la croce: Cristo nuovo Isacco per cui Abramo preparò la legna per offrire l’olocausto. Lo spettacolo a cui Mosè si avvicinò togliendosi i sandali, perché il roveto bruciava ma non si consumava. Il fuoco che il serafico Padre cantava “per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte”. Non hai forse Pietro raccontato nel fuoco il mistero dell’amore capace di illuminare le notti più buie, che è forte come la morte e che abita come desiderio irriducibile nel cuore di tutti noi?! Pietro cosa hai visto in quell’Uomo crocifisso per dipingerlo così?

L’aria che è un tutt’uno con il Corpo di Cristo, sembra portarlo via con sé, lo rende chiaro come è chiara l’aria. Ma in realtà è da quel Corpo che l’aria spira e comincia la sua corsa, come lo Spirito che non sai di dove venga e dove va. Aria tersa, pulita, che spalanca il respiro senza più senso di soffocamento, ma libero e aperto e vivo. Francesco d’Assisi la cantava senza caratteristiche insieme al “vento et aere et nubilo et sereno et omne tempo per lo quale alle tue creature dai sustentamento”. Non si vive senza aria, e non hai forse tu Pietro raccontato nell’aria il respiro della preghiera senza la quale il tempo dell’uomo non trova senso?

Non sappiamo Pietro se queste nostre domande e queste nostre risposte erano nelle tue intenzioni. Ma ogni artista sa che nel momento in cui offre un’opera la regala anche all’interpretazione dello spettatore. Ed ecco allora la tua opera ci racconta dell’acqua, della terra, del fuoco, dell’aria e ad un tempo della vita, dell’armonia, dell’amore e della preghiera.

Laddove sapremo tutti noi intessere nell’intimità di noi stessi e negli spazi del nostro vivere questa tela che è la vita nella sua integrità più profonda, ciascuno continuerà a cantare la bellezza e con essa il creato ci illuminerà di nuovo gli occhi con il suo splendore. E sempre perché accada questo dovremo passare per il mistero del Crocifisso, unica via perché ogni cosa risorga!

Dunque, grazie Pietro.

13/04/2024 17:00
13/04/2024 19:00
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