Una città per la Domenica

A Perugia la presentazione del libro "La collina dei sogni: Città della Domenica, primo parco di divertimenti italiano", Edizioni Intermedia.

Una “Gazzetta per i Lavoratori” del 1963 riporta in copertina qualcosa che con il lavoro sembra non aver nulla a che fare: un coloratissimo disegno di bambini che se la godono e ridono in un parco divertimenti, tra scivoli a misura loro, animali veri e castelli fatati. Il 21 aprile apriva infatti i battenti a Perugia la Città della Domenica, detta anche Spagnolia dal nome dei fondatori: la famiglia Spagnoli, nella persona di Mario, principale ideatore e attuatore, figlio di quella Luisa che aveva dato lavoro (tra azienda e indotto) a tante persone, specialmente donne e mamme, creando anche per i loro figli un ambiente sereno e “possibile”.

Nell’autunno 1955, don Gino Vicarelli, sacerdote di profonda cultura e ampi interessi, per anni cappellano del lavoro (e in seguito fondatore degli Amici del Malawi), le dedicava un appassionato ricordo nel settimanale “La Voce”, a vent’anni dalla morte dell’imprenditrice.

Domenica scorsa, 30 giugno, nella stessa cornice del Parco (ancora attivissimo, immerso in uno scenario naturale di per sé fiabesco, ben tenuto dai discendenti della famiglia), è stato presentato il libro La collina dei sogni: Città della Domenica, primo parco di divertimenti italiano, Edizioni Intermedia. Ne è autore lo storico Valerio Corvisieri, che ha già al suo attivo pubblicazioni sugli Spagnoli per le quali ha attinto anche agli archivi ecclesiastici.

In origine ci fu l’acquisto, da parte di Mario Spagnoli, di un terreno sulla cima di un monte spoglio, ricco però di un incantevole panorama. Raccontava spesso come sua madre, in sogno, gli avesse suggerito di trasformare quella brulla collina, conosciuta col nome di monte Pulito, nel «giardino della città». Più esplicitamente, narra l’epigrafe che egli fece apporre nei nuovi locali sotto il ritratto di lei, un «ambiente sereno» da offrire «al meritato riposo festivo della popolazione».

Si trattava di completare il quadro imprenditoriale con la domenica a misura di famiglia, coronamento essenziale del lavoro. «Ciò è ancora più vero adesso, nella nostra era digitale in cui è diventato addirittura cruciale poter immergersi nella natura ricevendone stimoli per la fantasia e l’immaginazione», osserva Maddalena Furbetta Spagnoli, nipote di Mario e attuale amministratore delegato.

Un umanesimo eclettico quanto pragmatico portò Mario a riunire nel “giardino” citazioni colte dalla pittura umbra, modellismo, recupero di fauna rara, moda, pezzi di scarto di città e non solo, riciclando e armonizzando, ad esempio, una balaustra ottocentesca già della cattedrale di San Lorenzo, e l’albero di plancia dell’incrociatore Raimondo Montecuccoli, su cui qualche visitatore ricordava ancora di aver navigato.

La gestione attuale non offre ormai solo «un mondo di fiabe da ammirare», ma punta a far scoprire ai bambini il loro innato lato creativo, per esempio organizzando laboratori di land art sotto la supervisione di artisti.

  

Nelle immagini: articolo di don Gino Vicarelli su “La Voce”, 2 ottobre 1955, incentrato su Luisa Spagnoli e la sua opera; copertina della “Gazzetta dei Lavoratori” dedicata alla Città della Domenica, 1963; alcune foto del Parco e della presentazione del 30 giugno con l’amministratore delegato Maddalena Spagnoli Furbetta e l’autore Valerio Corvisieri.