«La bionda sa di crosta di pane, la rossa è più cremosa, ce n’è una terza senza glutine». Il progetto di estrarre birra da pane raffermo per dare lavoro ed evitare sprechi nasce a Torino e oggi impiega varie persone, con reciproco vantaggio di lavoratori, clienti e produttori, che in questo modo smaltiscono l’invenduto. Ma a Taap, alle pendici dell’Himalaya, dove la produzione di miele è una fonte di guadagno, le alte temperature riducono ogni anno il numero degli alveari.
Sono tra le news, o piuttosto finestre, aperte da Scarp de’ tenis (n. 283, agosto-settembre 2024), periodico nato nel 1994 da un progetto sociale ed editoriale sostenuto da Caritas Ambrosiana e Caritas Italiana. Da qualche mese viene diffuso a Perugia in varie parrocchie (il lavoro di vendita della rivista è affidato a persone in difficoltà).
Il titolo della testata è ispirato a una canzone di Enzo Iannacci («El purtava i scarp del tennis», che racconta il lato umano di un barbone). Il sottotitolo, “mensile di strada”, è calzante riguardo ai contenuti, ma non deve trarre in inganno: nessun pietismo o buonismo, ma cultura scovata a tutti i livelli della povertà e della dignità, anche dove un occhio superficiale passerebbe oltre o penserebbe a trarne partito – come dai “bassi” napoletani affittati a tariffe lusso, esempio di estetizzazione della povertà in nome del turismo (Scarp 276).
«I buoni esempi servono come il pane»: Giuseppina Pizzigoni, maestra di un secolo fa morta in povertà in un ospizio di Saronno dopo una vita dedicata a studiare le necessità dei singoli bambini, compresi i disabili, per avvicinarli dal vero al mondo del lavoro e della natura (Scarp 277, febbraio 2024); “Kate” Olivia Session, la “signora degli alberi” di San Francisco (Scarp 283); Emanuela Loi, giovane generosa poliziotta uccisa a 24 anni (la prima in Italia) perché scortava il giudice Paolo Borsellino; Silke Pan, acrobata svizzera circense in sedia a rotelle (Scarp 276, dicembre 2023-gennaio 2024).
Da New York arrivano le poesie dei senzatetto: dormivano nel 2006 sotto gli archi della Public Library sulla 5th Avenue e l’autore dell’articolo confessa come se ne sia allontanato per eccesso di coinvolgimento e come, da questa esperienza, abbia appreso quanto sia facile “cadere” (Scarp 276).
Ma è anche possibile rialzarsi: il simbolo delle scarpe indica non solo “la strada” ma anche un dinamismo, prospettive concrete di cammino, di soluzione, di reciproco aiuto.
Il numero 283 è in gran parte dedicato ai problemi abitativi, con le sperimentazioni di housing first. Numerosi gli approfondimenti sul mondo giovanile, mai generici, sempre incentrati sulle persone. Il numero 277 dedicava la copertina alla ludopatia, fenomeno che riguarda sempre di più gli adolescenti.
Forse si potrebbe adattare a Scarp ciò che viene detto sul Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry da Gabriele Dadati, intervistato da Daniela Palumbo (Scarp 283): «Tratta con molta serietà, e senza fare sconti, alcuni temi universali» con una grazia «che ci permette di capire tutto questo senza distogliere lo sguardo». Nel suo romanzo-verità Le ali del Piccolo principe (Milano, Solferino, 2024) Dadati ipotizza che Antoine, per il suo capolavoro, si sia ispirato al fratellino François, morto nel 1917 a soli quindici anni, con il quale aveva in comune due grandi passioni: i libri e il volo.