Mons. Giovanni Battista Tiacci è il terzo sacerdote diocesano di Perugia-Città della Pieve a perdere la vita, in meno di due mesi, a seguito del contagio da Covid-19. E’ deceduto nella serata di domenica 3 gennaio, presso l’Ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia. Le esequie si terranno martedì 5, alle ore 11, nella cattedrale di San Lorenzo presiedute dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti. Il presule, appresa la triste notizia, si è raccolto in preghiera ed ha espresso il profondo cordoglio alla famiglia Tiacci anche a nome dell’intero Presbiterio diocesano.
Il ricordo del cardinale Bassetti. «Riferimento sicuro per tante anime, per tante persone, per tante istituzioni – così lo ricorda il cardinale Bassetti –, don Giovanni lascia un vuoto improvviso, grande, che ci fa stringere gli uni agli altri in uno smarrimento condiviso, in questo nostro tempo così segnato dal male che purtroppo, fra le tante vittime, oggi annovera anche il suo nome. Eppure non riusciamo a pensare a lui senza sorridere ancora per quelle sue battute con le quali sdrammatizzava chiunque si prendesse troppo sul serio. Era un altro modo di annunciare il Vangelo: con la semplicità di chi sa farsi prossimo di tutti, condividendone sinceramente e profondamente sia la festa, sia il dolore».
Il ricordo del cardinale Antonelli. Mons. Tiacci era legato al cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve dal 1988 al 1995, da una grande e lunga amicizia, sin dagli anni del seminario. «Don Giovanni: mio collaboratore attento e premuroso quando sono stato Arcivescovo a Perugia, amico e fratello prima e dopo di allora – scrive il cardinale Antonelli –. Scherzava spesso e volentieri; ma in realtà era molto serio e responsabile, con una fede saldissima, uno zelo appassionato per il bene spirituale della gente, una brillante capacità di relazionarsi con tutti e di calarsi con sincera umanità nelle concrete situazioni di ognuno. La simpatia, la stima, l’affetto verso di lui rimarranno a lungo nella memoria di tantissime persone, specialmente dei suoi carissimi parrocchiani e del suo Vescovo che con fiducia lo accompagna all’incontro definitivo con il Signore».
Curato di campagna “prestato” alla città. Mons. Giovanni Battista Tiacci era nato a Deruta (Pg) il 24 giugno 1936, giorno della memoria liturgica della nascita di san Giovanni Battista, ed ordinato sacerdote il 29 giugno 1960 nella cattedrale di San Lorenzo. Lo scorso anno aveva celebrato 60 anni di sacerdozio vissuti totalmente al servizio della Chiesa e del popolo di Dio. Per quasi 40 anni è stato parroco di San Fortunato della Collina. Era un curato di campagna “prestato” alla città nel ricoprire delicati incarichi diocesani e della cattedrale di cui è stato per più di un quarto di secolo canonico camerlengo-amministratore, confessore ed esorcista.
La sua seconda vocazione. Fin da giovanissimo sacerdote iniziò ad occuparsi della conservazione del patrimonio storico-artistico e culturale ecclesiastico, la sua seconda vocazione dopo quella sacerdotale, divenendo, nella prima metà degli anni ’60, aiuto archivista di Curia. Dopo aver conseguito la licenza in Teologia presso la Pontificia Università Urbaniana, fu insegnante di religione nelle scuole superiori. In qualità di direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali ecclesiastici, di responsabile del Museo Capitolare di San Lorenzo e di membro della Commissione diocesana per l’arte sacra, si prodigò molto per la tutela e la salvaguardia del patrimonio storico-artistico ed archivistico diocesano e parrocchiale, collaborando anche come consulente dei preposti Uffici della Cei. A mons. Tiacci «molto gli deve la Chiesa perusina, molto la città e moltissimo la cattedrale – sottolinea il cardinale Bassetti –, della quale ha seguito con indefesso e disinteressato amore i lavori, i restauri, gli scavi che hanno portato alla luce nuovi imponenti percorsi della Perugia preromana».
I rapporti con le Istituzioni. Anche per i suoi incarichi diocesani, mons. Tiacci, uomo di elevato spessore culturale e appassionato di scrittura, ha saputo intessere rapporti di amicizia e collaborazione con non pochi rappresentanti delle Istituzioni civili, politiche e del mondo culturale ed accademico del capoluogo umbro. Come uomo e sacerdote è stato affabile, cordiale, empatico, generoso, aperto al dialogo con tutti, ma, nel contempo, deciso e rigoroso nelle circostanze che lo richiedevano.
Il titolo di monsignore. Per i suoi meriti in campo culturale e pastorale è stato nominato da san Giovanni Paolo II cappellano di Sua Santità con il titolo di monsignore. Tra i vari incarichi da lui ricoperti quello di cappellano magistrale del Sovrano Militare Ordine di Malta, consigliere del Consiglio di amministrazione dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero e consulente ecclesiastico provinciale della Coldiretti.
La passione per lo sport e i giovani. La sua passione per lo sport, soprattutto per il calcio – seguiva molto l’AC Perugia – e per il ciclismo – era un grande tifoso di Moser -, lo ha portato anche ad avere un rapporto “privilegiato” con le giovani generazioni. Per molti ragazzi e ragazze è stato il loro punto di riferimento oltre la canonica. Le giornate feriali le trascorreva in gran parte a Perugia, in cattedrale, ma appena poteva non esitava a tornare nella sua San Fortunato della Collina. Memorabili sono le feste patronali da lui organizzate con il coinvolgimento della gioventù, come anche le celebrazioni delle Cresime alle quali invitava spesso a presiederle il suo amico Antonelli, l’ultima fu nel maggio 2018.