Fu proprio nella Basilica romana di San Paolo fuori le mura che il 25 gennaio 1959, Papa Giovanni XXIII annunciava il suo progetto di indire un Concilio per la Chiesa universale.
In quella stessa aula, sotto lo sguardo di quel Cristo Maestro in mosaico, che domina l’arcata centrale sovrastante il presbiterio della basilica, si sono riuniti, nei giorni 15-17 novembre, circa 960 delegati provenienti da ogni diocesi italiana. I delegati non sono scelti a caso, o come spesso succede nei nostri ambienti, secondo la disponibilità e il tempo libero da impegnare. Sono coloro che in questi anni si sono impegnati per animare e guidare il cammino sinodale nelle chiese particolari. Ci sono vescovi diocesani, presbiteri, religiose e religiosi, consacrati e fedeli laici (per la maggior parte a dir la verità), che portano con se non un impegno tra tanti ma il desiderio condiviso di guidare le scelte della Chiesa italiana verso una novità di vita e di missione. Quella che nel cammino sinodale viene indicata come La Fase Profetica. Poiché la Chiesa è chiamata a discernere i segni dei tempi e a interpretarli alla luce del Vangelo e scegliere il paradigma dell’incontro e del dialogo con il mondo e con la cultura di oggi, senza forme di contrapposizione o rivalsa, ma anche senza perdere la portata critica e profetica della fede rispetto alla società.
Nel suo Messaggio ai partecipanti all’Assemblea, Papa Francesco ha infatti incoraggiato le Chiese in Italia a “percorrere la terza tappa, dedicata alla profezia. I profeti vivono nel tempo, leggendolo con lo sguardo della fede, illuminato dalla Parola di Dio. Si tratta dunque di tradurre in scelte e decisioni evangeliche quanto raccolto in questi anni”.
I delegati, suddivisi in 96 tavoli di lavoro comporti da 10 membri ciascuno e guidati da un facilitatore, sono stati chiamati a riflettere sui temi proposti in 17 schede ricavate dei temi presentati nei Lineamenta, i cui contenuti sono tutti orientati a una visione missionaria della Chiesa e riguardano numerosi temi come il rapporto con la cultura, i linguaggi della comunicazione e della liturgia, l’ascolto e la valorizzazione dei giovani, i percorsi di iniziazione cristiana, la formazione dei formatori, dei responsabili, dei sacerdoti, l’impegno nella carità, la ministerialità, gli organismi di partecipazione, la presenza, il servizio e i ruoli di responsabilità delle donne, l’organizzazione amministrativa, la riforma delle curie, la struttura sul territorio, la trasparenza nella rendicontazione.
Dopo l’introduzione del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, e di Erica Tossani, membro della presidenza del Comitato del Cammino sinodale, è stato mons. Erio Castellucci a tenere la relazione principale, mentre Pierpaolo Triani, membro della presidenza del Comitato, ha presentato le modalità di lavoro ai tavoli appositamente predisposti in una parte della navata centrale della basilica.
Dai tavoli uscirà uno “Strumento di lavoro”. La sua restituzione sarà al centro del dibattito della seconda assemblea ecclesiale (31 marzo-4 aprile 2025), che produrrà delle “proposizioni” destinate al vaglio della prossima Assemblea generale della Cei, chiamata a poi a offrire delle indicazioni pratiche concrete. Ma anche quelle non saranno un punto di arrivo, bensì il punto di partenza per un cammino di novità.
I delegati per la nostra diocesi sono stati: il vicario generale, don Simone Sorbaioli, don Calogero Di Leo, che si è impegnato negli anni scorsi per l’animazione del cammino sinodale in diocesi, e Lorena Urbani.