«Ritrovare il senso della nostra vita guardando a Colui che ci ha amato dando la vita»

Il vicario episcopale per la Pastorale don Simone Pascarosa alla celebrazione diocesana della 46a Giornata per la Vita

 

Promossa dalla Pastorale familiare, dal Movimento per la Vita (MpV) e dalla Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, la 46a Giornata nazionale per la Vita si è tenuta lo scorso 4 febbraio, presso la chiesa dei Santi Severo e Agata al Girasole in San Mariano di Corciano, riflettendo sul tema: “La forza della vita ci sorprende. Quale vantaggio c’è che l’uomo guadagni il mondo intero se poi perde la sua vita?”

Un testimone di vita. «E’ un appuntamento annuale sentito e partecipato dalla nostra comunità diocesana, questo della Giornata per la Vita, preceduto dalla veglia di adorazione eucaristica tenutasi il giovedì scorso nella chiesa dell’Ospedale “Santa Maria della Misericordia” a Perugia». È il commento, a margine, dei coniugi Roberta e Luca Convito, responsabili della Pastorale familiare. «In questo luogo di culto, dove in molti quotidianamente si raccolgono in preghiera per chiedere al Signore la grazia della guarigione del corpo e dello spirito – ricordano Roberta e Luca –, sono custoditi i resti mortali del venerabile servo di Dio e medico chirurgo Vittorio Trancanelli (1944-1998), un “santo in sala operatoria e nella vita”, uno dei testimoni del nostro tempo che tanto si è adoperato per salvare la vita del prossimo non solo nella sua professione, ma nella vita quotidiana fondando l’associazione “Alle Querce di Mamre” dove trovano accoglienza donne e minori soli in gravi difficoltà, alla ricerca di un senso della propria esistenza. E l’adorazione eucaristica ha messo al centro anche queste esistenze e ha visto una numerosa partecipazione di giovani, operatori sanitari, movimenti e associazioni che si occupano della cura della vita in ogni sua forma», concludono Roberta e Luca Convito.

Quanto vale la vita? La celebrazione eucaristica del pomeriggio del 4 ottobre, presieduta dal parroco e vicario episcopale per la Pastorale, don Simone Pascarosa, è iniziata con la benedizione dei bambini presenti chiamati all’altare e delle giovani mamme in attesa. Don Pascarosa, nella sua omelia, ha posto ai fedeli degli interrogativi sul senso dell’esistenza umana: «Quanto vale la vita di un uomo? Forse solo un assicuratore lo sa e riesce a quantificarlo; vale più la vita di un giovane o di un anziano, di un italiano o di un africano? Vale più la vita di un malato o di una persona sana? Qual è il senso della vita? Questi gli interrogativi che spesso ci poniamo e a cui non riusciamo a dare risposta se non alla luce di Gesù Cristo che è venuto a predicare per la vita eterna. Il Vangelo ci presenta Gesù che guarisce la suocera di Pietro e le consente di rimettersi al servizio di Dio nel servizio agli altri. La direzione giusta che ci viene indicata è proprio questa servire Dio attraverso i fratelli e ritrovare il senso della nostra vita guardando a Colui che ci ha amato dando la vita. Possiamo non essere in salute, possiamo trovarci senza risorse economiche, ma nessuno può toglierci l’amore di Dio. Forti di questa gioia viviamo la nostra vita in pienezza!».

Un aiuto concreto alla vita. A conclusione della celebrazione, la presidente del MPV, Luisa Fioretto, ha presentato l’attività annuale del Movimento, evidenziando l’assistenza fornita a 74 mamme vedendo la nascita di 17 bambini. Ha poi lasciato la parola alla testimonianza dei coniugi Chiara e Giovanni Segantin, responsabili della Casa Caritas di accoglienza “Il Casolare” in Sanfatucchio di Castiglione del Lago, che hanno raccontato della loro esperienza di vita di genitori adottivi di un ragazzo kosovaro, Edison, gravemente malato fin dalla nascita, venuto a mancare ad ottobre. 

Il malato sorgente di cura interiore. Nel loro racconto e nei loro sguardi commossi sono riecheggiate vive e concrete le parole del messaggio dei Vescovi italiani di questa 46a Giornata: “Quante volte il capezzale dei malati gravi diviene sorgente di consolazione per chi sta bene nel corpo ma è disperato interiormente”. Chiara e Giovanni hanno voluto anche loro consegnare un “messaggio” nel dire: «Edison ci è stato affidato perché noi ci prendessimo cura di lui, ma mentre noi ci prendevamo cura del suo corpo lui si prendeva cura delle nostre anime e di quelle di tutti coloro che lo hanno visitato».