A Perugia, il 4 giugno, un folto numero di fedeli, sfidando un meteo tutt’altro che primaverile, ha fatto festa a Maria Ausiliatrice portando la sua statua per le vie del borgo medioevale di Porta Sant’Angelo, esattamente a cento anni dalla prima processione, tenuta il 4 giugno 1923, voluta dai Salesiani giunti in città il 2 ottobre 1922. Un secolo dopo la Comunità Salesiana ha riproposto ai perugini questa festa che non si svolgeva da quasi sessanta anni. A guidare la processione è stato l’arcivescovo Ivan Maffeis, dal “tempio” di San Michele Arcangelo alla chiesa di Sant’Agostino, percorrendo corso Garibaldi e sostando in preghiera davanti ai tre monasteri femminili di clausura del borgo: le Clarisse di Sant’Agnese, le Domenicane della Beata Colomba e le Benedettine di Santa Caterina. La processione ha fatto poi sosta nel luogo dove cento anni fa i primi tre Salesiani soggiornarono a Perugia, prima di fare ingresso in Sant’Agostino dove è stata celebrata l’Eucaristia.
«Il primo pensiero è di gratitudine per la Comunità Salesiana – a partire dal suo superiore, don Claudio Tuveri – per averci convocato insieme questa sera, a rinnovare cent’anni dopo quella processione che, onorando Maria Ausiliatrice, tornava ad attraversare le vie della nostra città, dopo decenni di “silenzio” imposto da una cultura (risorgimentale anticlericale, n.d.r.) che aveva emarginato ogni forma di testimonianza pubblica della fede». Così ha esordito nell’omelia monsignor Maffeis, sottolineando che «la memoria di Maria Ausiliatrice ci ricollega direttamente al fondatore dei Salesiani: per tutta la vita san Giovanni Bosco nutrì un profondo amore per la Vergine Maria, pose la sua opera di sacerdote e fondatore sotto la sua protezione e ne alimentò la devozione nel popolo. “La Madonna – diceva – vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi sono così tristi che abbiamo bisogno che la Vergine Santissima ci aiuti a conservare la fede cristiana”».
«Come ai tempi di don Bosco, i profondi cambiamenti sociali e culturali in corso – ha evidenziato l’arcivescovo – portano un enorme impatto sulla struttura familiare, sul tessuto sociale, sulla concezione della vita; sono cambiamenti che in tanti minano alla fiducia di Dio: non tanto che Lui ci sia o meno, ma che sia Colui al quale è legato il mio bene, la mia realizzazione, il mio compimento… Oggi come ieri la Chiesa tutta è chiamata a far risuonare l’annuncio di speranza e di vita, a offrire e testimoniare la propria fede in Gesù e nel suo Vangelo, come ha fatto Maria. Pochi giorni fa – ha ricordato mons. Maffeis, avviandosi alla conclusione – papa Francesco ha detto: “Maria Ausiliatrice aiuta voi, giovani, a rinsaldare ogni giorno la vostra fedeltà a Cristo. Ottenga conforto e serenità per voi, anziani e ammalati. Incoraggi voi, sposi, a tradurre nella vita quotidiana il comandamento dell’amore. Sia vicino a quanti soffrono, a partire dal popolo Ucraino”».