Presentato il VI Rapporto diocesano sulle povertà, frutto dello studio-ricerca dell’Osservatorio Caritas. Aumentano del 25,7% le persone in gravi difficoltà non solo economiche. Il 34% sono persone che per la prima volta si sono rivolte alla Caritas di cui il 39% sono italiane. Il direttore don Marco Briziarelli: “Facendoci prossimi ai poveri ci avviciniamo a Cristo”

“Il prezioso lavoro svolto dall’equipe diretta dal prof. Grasselli per l’elaborazione del VI Rapporto sulle povertà nella diocesi di Perugia-Città della Pieve ci consegna un documento che, fotografando la realtà osservata attraverso le lenti del Centro di ascolto diocesano nel corso del 2020, ci restituisce una serie di indicatori chiave utili a comprendere meglio il tema delle povertà, il loro modificarsi nel tempo ed il nostro ruolo nella comunità”. Lo evidenzia il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve don Marco Briziarelli nella nota di presentazione del VI Rapporto dal titolo “Insieme nella cura”. È uno studio-ricerca dell’Osservatorio diocesano sulle povertà e l’inclusione sociale dell’andamento del fenomeno relativo all’anno 2020 e ai primi quattro mesi del 2021; Osservatorio che si avvale dal 2015 di un’equipe di esperti tra cui Silvia Bagnarelli, Alfonso Dragone, Nicola Falocci, Fiammetta Marchionni e Daniela Monni. Il VI Rapporto, presentato alla stampa il 9 luglio scorso, presso il “Villaggio della Carità” di Perugia, contenuto in 81 pagine e corredato da 65 tabelle e grafici, è consultabile online all’indirizzo: https://www.caritasperugia.it/wp-content/uploads/2021/07/Rapporto_Caritas_2021_REV8-lug.pdf , con il seguente link alle infografiche illustrate in sede di conferenza: https://infogram.com/dashboard-red-1h7j4dv0l5dvv4n

La necessità di rete sociale. È uno studio atteso anche da istituzioni e organizzazioni impegnate nel welfare. Non a caso la Caritas, nel soffermarsi sui criteri dell’azione di contrasto alle povertà evidenziati nel Rapporto, sente “il dovere di richiamare gli attori pubblici e privati alla cooperazione, ad assumersi la responsabilità di chi è in difficoltà, tanto da mettersi a disposizione senza aver paura di uscire dalla propria zona sicura, mettendo in campo ciascuno le proprie competenze, capacità, professionalità e i propri dati. Il tema dello scambio dei dati riveste un ruolo cruciale nella creazione di una rete realmente funzionante e meriterebbe un approfondimento a parte. Ma altrettanto necessaria è la presa di coscienza dalla comunità che si assume la responsabilità dei fratelli in difficoltà e se ne prende cura”. Altro aspetto evidenziato dalla Caritas è quello della “rete sociale nella sua configurazione formale e informale” che “è necessaria sul territorio…, ma crediamo sia un processo ancora di difficile realizzazione”.

Dati preoccupanti. “Nel 2020 c’è un forte aumento del numero dei richiedenti aiuto – sottolinea il prof. Grasselli nella nota di sintesi – che si sono rivolti al Centro di ascolto diocesano (principale fonte del Rapporto, ndr). Si passa da 1.039 nel 2019 a 1.306 (754 donne, 552 uomini), con una variazione del 25,7% in più. Contrariamente agli anni passati, l’aumento ha riguardato essenzialmente gli italiani (da 250 nel 2019 a 388 nel 2020, con un +55,2%), e in modo più contenuto gli stranieri (da 745 a 869: +16,6%). Gli italiani passano così da un quarto a circa il 30% del totale, pur se continua la netta prevalenza degli stranieri”. Di questi ultimi i primi dieci Paesi di provenienza sono: Marocco, Nigeria, Ecuador, Albania, Perù, Camerun, Romania, Costa d’Avorio, Algeria e Filippine. Significativo è anche il dato dei “passaggi” al Centro di ascolto diocesano (persone giunte in Caritas più di una volta in un anno), che raggiungono il numero considerevole di 3.070 (+ 15% rispetto al 2019). Sono persone con problematiche molto complesse non solo economiche, ma sanitarie, relazionali per assenza di reti parentali e amicali, burocratiche nell’espletamento di domande per l’accesso a prestazioni e servizi (anche per carenze di competenze digitali), di sovraindebitamento a seguito della mentalità comune “non ho denaro ma prendo il prestito”. Queste problematiche si sono accentuate con la pandemia e gli interventi Caritas per affrontarle, nel 2020, sono stati molteplici grazie ai suoi servizi attivi anche durante l’emergenza Covid-19, quali gli Empori della Solidarietà (aumento di utenti proporzionato all’aumento delle donazioni), il Consultorio medico, le iniziative promosse dall’Area progetti e le attività di prossimità delle Caritas parrocchiali anch’esse aumentate nell’ultimo anno. Riguardo a queste realtà, denominate nel Rapporto “centri periferici” (52 censiti con 200 volontari), hanno registrato nel 2020 complessivamente 910 utenti rispetto ai 604 dell’anno precedente.

La prima volta. Le persone che si sono rivolte per la prima volta alla Caritas sono 442 di cui il 39% italiane. Rispetto agli anni precedenti i nuovi arrivi rappresentano il 34% del totale, quando tra il 2011 e il 2019 l’incremento medio annuale oscillava tra il 5 e l’8%. Da evidenziare che tra le famiglie giunte per la prima volta al Centro di ascolto diocesano ci sono quelle occupate nel settore dello spettacolo itinerante, private della possibilità di lavorare durante la fase acuta del Covid-19, sostenute materialmente per nove mesi (fino allo scorso giugno) dalla rete Caritas e dal Sacro Convento di Assisi.

Senza la pandemia meno povertà. Presumibilmente se non ci fosse stata la pandemia, si sarebbe rilevata una diminuzione degli utenti del Centro di ascolto come già si intravvedeva nel biennio precedente, dovuta anche all’entrata a regime del Reddito di cittadinanza e di altre misure di sostegno.

Il commento del direttore don Briziarelli. “Contrariamente agli anni precedenti, il 2020 – sottolinea don Marco Briziarelli – ha visto crescere le richieste di aiuto da parte dei cittadini italiani e confermare una maggiore richiesta di aiuto da parte delle donne. I nuovi trend, causati dalla pandemia, mostrano una maggiore difficoltà da parte di chi vive da solo, l’aumento dell’incidenza delle richieste di aiuto di giovani, in modo particolare degli italiani e un aumento dei lavoratori poveri, dei disoccupati e degli inattivi. Ma è proprio guardando alla linea del tempo che si rimane quasi spiazzati difronte al repentino mutamento generato da un evento di straordinaria portata quale è la pandemia. L’impatto e la sua durata hanno avuto ripercussioni devastanti sull’economia e sulla vita delle persone. Ancora oggi, a distanza di 15 mesi dal primo lock down, tutto appare ancora molto fragile e in continuo mutamento”.

Dietro i numeri le persone. “In questo arcipelago mutevole – prosegue il direttore Caritas –, nuove forme di povertà continuano ad emergere accanto a quelle già note. In linea generale si registra un continuo e progressivo scivolamento verso il basso delle condizioni socio-economiche e un relativo aumento delle povertà, il cui volto muta velocemente, di mese in mese, e ci impone – ancor di più – una riflessione attenta che abbia uno sguardo profetico. Come profetiche furono le parole pronunciate dal cardinal Bassetti un anno fa: ‘ne usciremo con l’aiuto di tutti’. Ed è proprio dalla capacità di aiuto reciproco che si misura una comunità viva e sana. I numeri ci danno la dimensione del fenomeno che stiamo vivendo ma è bene ricordare che dietro questi numeri ci sono madri, padri, bambini, persone anziane e giovani con storie di vita ferite. Attraverso le loro storie riviviamo il Vangelo, tocchiamo con mano le ferite sofferenti di Gesù… Facendoci prossimi ai poveri ci avviciniamo a Cristo”.

L’analisi dell’economista Grasselli. “Il 2020 è stato un anno di esplosione della povertà nel nostro Paese – è quanto sostiene il direttore dell’Osservatorio diocesano Pierluigi Grasselli –, incluso il territorio umbro e quello in cui vive ed opera la nostra diocesi”. Alcune cifre, riportate di séguito, forniscono indicazioni significative a questo riguardo, come evidenzia lo stesso economista Grasselli.

“Si aggrava la caduta in povertà. 1306: questi gli arrivi del 2020 al Centro di ascolto diocesano della Caritas di Perugia e Città della Pieve, con un aumento del 26% sul 2019, e con un passaggio della povertà assoluta in Italia dal 6,4% al 7,7% del totale, ai livelli più elevati dal 2005, e con l’azzeramento dei miglioramenti registrati su questo fronte nel 2019… Sotto l’impatto del Covid, l’aumento degli arrivi al Centro di ascolto, 442 unità, è dovuto per buona parte agli italiani. I “nuovi utenti” italiani mostrano un forte aumento dell’incidenza relativa di coloro che vivono in un nucleo familiare, in linea con l’andamento nazionale che vede l’espansione delle famiglie povere composte solo da italiani (80% circa dell’aumento di 335 mila famiglie povere nel nostro Paese). La famiglia povera, con tutti i problemi che ciò implica, diviene oggetto centrale, in Italia e in Umbria, delle molteplici iniziative di contrasto alla povertà…

Aumenta la sofferenza della povertà. Da 2688 a 3070: si noti l’aumento del numero totale dei passaggi degli utenti al Centro di ascolto, che può indicarci l’aumento della complessità e della cronicità dei problemi avvertiti dai richiedenti aiuto, e della corrispondente esigenza di un accompagnamento più intenso e prolungato nel tempo, oltreché di un numero più elevato di incontri.

Si innalzano le fasce di reddito colpite dalla povertà. Un effetto vistoso della pandemia sulla composizione dei poveri si osserva sul fronte dei redditi degli utenti: dalla distribuzione del reddito familiare (relativo al 2019) degli utenti della Caritas del 2020 risulta l’aumento del peso delle fasce oltre i 600 euro, aumento che dipende dall’accesso al Centro di ascolto dei “nuovi” utenti.  Per gli italiani, si passa da un reddito medio di 485 euro dei “vecchi” utenti agli 826 euro dei nuovi: si intuisce l’ingresso in Caritas di figure nuove (che possono essere lavoratori autonomi, piccoli imprenditori, artigiani,

professionisti…), di famiglie con redditi di poco superiori alla soglia di povertà, e trascinati al di sotto di questa dalle conseguenze restrittive dell’emergenza sanitaria.

Sempre più insostenibile l’onere degli affitti. 836 (64% del totale): è il numero dei poveri acceduti al Centro che dichiarano di vivere in una casa in affitto da privato. L’incidenza della povertà assoluta dipende anche dal titolo di godimento dell’abitazione in cui si vive, e la situazione è particolarmente critica per chi vive in affitto: in Italia, il 43% di tutte le famiglie povere vivono in affitto, che pesa per il 36% sulla spesa delle famiglie povere …, e questo spiega la rilevanza della campagna “adotta un affitto” della Caritas diocesana.

Aumentano i “lavoratori poveri”. Risulta inoltre grave la situazione sul fronte del lavoro.  307: tanti sono i poveri che si dichiarano occupati, che possiamo supporre “lavoratori poveri”, che alcuni stimano per l’Italia in 1 milione e mezzo (con un aumento del 22% rispetto al 2019), per i quali l’occupazione non preserva da una situazione di povertà. A questi si aggiungono 454 disoccupati, peraltro diminuiti di quasi il 40% rispetto al 2019: tale diminuzione può corrispondere ad un aumento degli inattivi, entrambi i fenomeni essendo stati registrati in Italia e in Umbria (come rimarca l’ultima relazione di Bankitalia per l’economia dell’Umbria) nel 2020. 85 poveri dichiarano inoltre lavoro nero o comunque irregolare (con un aumento sul 2019 del 60%).

Cresce la pressione dei bisogni sui poveri. Da 2893 a 4641: a tanto ammonta il numero di bisogni complessivamente espressi dagli utenti nel 2019 e nel 2020, con un aumento esplosivo del 60,4%. Aumenta anche il numero medio di bisogni per utente (da 2,8 a 3,6), possibile, anche se rozzo, indicatore dell’andamento della pressione dei bisogni sugli utenti. 1302 utenti segnalano problemi economici/di povertà, 1263 problemi di occupazione/lavoro, 407 problemi di immigrazione, 360 problemi familiari, 352 problemi abitativi, 156 problemi di salute.  La povertà conferma la sua natura multidimensionale, che chiede un approccio sistemico e integrato, ma anche un’attenzione profonda e premurosa alle persone, un concorso comunitario all’attuazione della stessa, allo sviluppo di relazioni collaborative tra tutti gli attori.

Si potenzia il contrasto di Caritas alla povertà. Da 4892 a 6986: è il salto dal 2019 al 2020 del numero di interventi offerti da Caritas, con un aumento del 43%, per rispondere alla pressione della domanda. Per quasi tutte le tipologie di interventi si registra nel biennio un’espansione più o meno rilevante. Un aumento molto significativo si osserva per il servizio di Ascolto, che è il servizio di base, con un aumento del 31%, che apre a tutti i successivi e influisce su di essi. Aumentano anche gli interventi in Beni e servizi materiali, del 44%. Alcune tipologie acquistano consistenza significativa proprio nel 2020, come accade per i Coinvolgimenti (apertura ad altri servizi), per il “Lavoro” ed anche per l’“Orientamento”. I servizi sanitari mostrano un aumento del 18%. I sussidi economici si incrementano del 19%. Si sviluppano categorie di intervento nuove, come anche l’attività progettuale della Caritas, volta a influire non solo sull’emergenza quanto sugli aggiustamenti strutturali dell’attività di protezione e di inclusione sociale”.

Una società più giusta. “Ciò che comunque occorre – conclude il prof. Pierluigi Grasselli, parafrasando don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana – è un approccio di tipo comunitario, che metta al centro promozione delle relazioni di qualità e della capacità delle persone, e infrastrutturazione sociale …  e concorra alla costruzione di una società più giusta, capace di fraternità e attenta alla sostenibilità, ai bisogni dell’altro e alla cultura dell’incontro”.