E’ recentissima la presentazione di numerosi rapporti di valutazione sull’esperienza compiuta con la misura del Sostegno all’Inclusione Attiva (SIA) nel contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. Il SIA, operativo dal settembre 2016, ha rappresentato una netta svolta nelle politiche di sostegno ai più fragili, ed è sfociato nell’introduzione del Reddito di Inclusione (REI). Su tale valutazione sono stati proposti due Rapporti da Caritas italiana, uno da Anci e infine un ultimo dall’Alleanza contro la povertà (in Umbria costituita, oltre che dalla Caritas e dalle Acli, da Confcooperative, Lega Cooperative e dalle organizzazioni sindacali CGIL-CISL-UIL). La lettura di tali Rapporti può fornire elementi utili affinché il REI, operativo dal gennaio 2018, possa meglio fronteggiare le criticità registrate durante questi primi mesi. In quanto membro dell’Alleanza contro la povertà a livello territoriale, la Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve ha organizzato un incontro e un confronto su questi temi, con i partner dell’Alleanza, con la Regione dell’Umbria, con il Comune di Perugia e con i direttori delle otto Caritas diocesane dell’Umbria. L’incontro si è svolto nel pomeriggio di giovedì 14 dicembre, presso la sede della Caritas di Perugia, che ha visto una nutrita interessata partecipazione di operatori e di addetti del settore.
Dopo un saluto introduttivo del direttore della Caritas di Perugia, il diacono Giancarlo Pecetti, e del referente per l’Umbria dell’Alleanza contro la povertà, Carlo Di Somma, è stato tenuto dall’economista Pierluigi Grasselli, direttore dell’Osservatorio Caritas di Perugia-Città della Pieve, un breve resoconto dei punti principali delle valutazioni sul SIA, seguito da un ampio confronto tra i rappresentanti delle Istituzioni locali, i membri dell’Alleanza e gli operatori presenti.
«La valutazione Anci – ha spiegato il prof. Grasselli – mostra come, alla fine di aprile 2017, l’Inps avesse accolto circa la metà delle domande ad esso trasmesse (in Umbria il 35.4%). Tra le principali cause di esclusione, in ordine di importanza, il mancato soddisfacimento dei requisiti economici, lavorativi e familiari, e il non raggiungimento del punteggio di accesso (45 punti). I requisiti economici e il valore di accesso del punteggio sono state infatti le due variabili sottoposte a maggior revisione (con il Decreto 16/3/17, e con il Decreto attuativo del REI) per estendere più equamente la platea dei beneficiari. Come noto il Decreto istitutivo del SIA prevede come condizione per l’erogazione della misura la predisposizione di un progetto personalizzato di presa in carico per il superamento della condizione di povertà e il reinserimento lavorativo e sociale, grazie a interventi di rete dei servizi territoriali. L’Umbria si distingue per una buona prestazione (a maggio 2017, progetti predisposti per il 49% delle domande accolte)».
«Le linee-guida del Sia – ha evidenziato il direttore dell’Osservatorio Caritas – raccomandano inoltre alle Regioni di garantire i raccordi inter-istituzionali ed interprofessionali per assicurare la collaborazione fra sistema sociale, del lavoro, sanitario, educativo, dell’istruzione e della formazione, ai fini della presa in carico integrata delle persone più vulnerabili. Ai Comuni spetta la regia di tale sistema integrato di interventi e prestazioni sociali. Nel 67% dei casi i Comuni hanno dichiarato di aver incontrato difficoltà nell’ottener collaborazione dagli altri soggetti coinvolti: soprattutto dai Centri per l’impiego (CPI, che pongono in evidenza la forte carenza di risorse e la disponibilità solo ad azioni di “profilatura”), ma anche dalle Asl, dalle Poste, dall’Inps (anche per la carenza di informazioni nei confronti dei cittadini), nonché dalle stesse Regioni, quando è mancato il loro ruolo di supporto e gestione del coordinamento territoriale da parte di queste».
Proprio sul welfare delle Regioni il prof. Grasselli ha insistito molto nel sostenere che «hanno un ruolo importante per garantire la governance a livello di sistema, promuovere politiche per il contrasto della povertà a supporto della misura nazionale, supportare e accompagnare gli ambiti territoriali nell’implementazione della misura, garantire l’integrazione con le politiche attive del lavoro e la coerenza in un quadro programmatorio più ampio»
«La partita si gioca sulle modalità attuative del REI – ha detto l’economista avviandosi alla conclusione –, e quindi sulle possibilità di rafforzamento amministrativo a livello locale, grazie all’impiego anche di fondi nazionali ed europei, e su un effettivo sviluppo di sinergie tra i diversi attori (in primo luogo tra Pubblica Amministrazione e Terzo Settore, Caritas compresa, e altre componenti della società civile) e le diverse politiche settoriali implicate nella gestione del REI, per un contrasto efficace alla povertà e all’esclusione sociale».
Nel dibattito seguito alla presentazione dei dati, sono intervenuti l’assessore comunale di Perugia alle Politiche sociali Edi Cicchi e l’assessore regionale al welfare Luca Barberini, più volte chiamati in causa nel corso della relazione introduttiva.
L’assessore Cicchi ha sottolineato le difficoltà crescenti in cui si trova ad operare per l’impegno legato al SIA (288 domande accolte su 944 presentate, di cui 91 italiani, con progetti personalizzati redatti per l’80% di esse), con un aumento di personale insufficiente, anche perché sugli assistenti sociali tendono a scaricarsi le richieste dovute ad inefficienze di altri comparti. Occorre inoltre fronteggiare impegni finanziari crescenti, in presenza di ritardati accreditamenti (ad es. dal Fondo Sociale) e di forti rigidità contabili.
L’assessore Barberini ha rimarcato lo sforzo con cui la politica ha cercato di rispondere (se pur con dei limiti, come nei confronti delle zone colpite dal sisma) alla mobilitazione appassionata della società civile (Alleanza contro la povertà). Ha ricordato come l’impegno per SIA e REI, sommandosi ad altre misure, sottoponga a tensione l’intero sistema umbro (si pensi alla richiesta di tirocini per le molteplici iniziative in corso). L’assessore regionale ritiene inoltre che il sistema informativo relativo al sociale, in corso di completamento, potrà consentire quanto prima di redigere il Piano regionale contro la povertà.
In sintesi, sembra potersi ritenere che l’incontro tra Alleanza contro la povertà e le istituzioni, svoltosi presso la Caritas, possa aver rappresentato un passo significativo nella direzione di un welfare descrivibile come più orientato ad una dimensione comunitaria.