«A fine marzo avremmo dovuto presentare il “Report Empori della Solidarietà 2019”, ma l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 non l’ha permesso; lo facciamo attraverso questa nota del nostro Ufficio stampa e comunicazione». A precisarlo è il diacono Giancarlo Pecetti, direttore della Caritas di Perugia-Città della Pieve, nel presentare non solo i numeri, ma soprattutto l’operato dei quattro Empori Caritas attivi da alcuni anni nelle zone più sensibili del territorio diocesano, sottolineando l’importanza del lavoro dei volontari, «vera anima di questi servizi».
I quattro Empori. Sono “opere segno” della Chiesa perugino-pievese volute e sostenute dal cardinale Gualtiero Bassetti «come una testimonianza concreta della carità affinché non venga mai perso di vista il valore cristiano dell’accoglienza, della solidarietà e della gratuità». Lo disse lo stesso cardinale, nel 2014, all’inaugurazione del primo degli Empori, il “Tabgha” di Perugia città, presso il “Villaggio della Carità” (zona Stazione Fs-via Cortonese). Gli altri tre, inaugurati nel 2016 come opere segno del Giubileo straordinario della Misericordia indetto da papa Francesco, sono: il “Divina Misericordia”, nella zona industriale di San Sisto; il “Siloe”, nel centro abitato di Ponte San Giovanni; il “Betlemme”, nel comune di Marsciano.
Supermercati solidali. «Questi Empori – ricorda il direttore Pecetti – sono la soluzione più idonea e dignitosa per aiutare le famiglie in difficoltà per un periodo di tempo sufficiente a renderle più autonome e integrate. Questo metodo, alternativo alla distribuzione del pacco viveri, permette alle famiglie, attraverso una tessera a punti, di accedere al supermercato solidale ed effettuare la “spesa”».
Più prodotti donati. Nei quattro Empori sono transitati complessivamente 303,9 tonnellate di prodotti, contro le 304,8 del 2018, una contrazione di quasi una tonnellata a fronte di un incremento di cento nuove famiglie fruitrici. Il dato positivo è l’aumento delle tonnellate donate, passate da 200,9 del 2018 a 208,3 del 2019. Si tratta di un incremento significativo grazie alla generosità di aziende della grande e media distribuzione, ma anche alla generosità di privati benefattori. Nel 2019 le restanti 95,6 tonnellate sono state acquistate con il contributo stanziato per il 90% dalla Fondazione Cassa di Risparmi di Perugia. Sempre nel 2019 sono state distribuite 294,7 tonnellate di prodotti di cui 236 negli Empori e 58,7 nelle strutture caritative diocesane e parrocchiali.
Il duplice ruolo degli Empori. «Gli Empori rivestono oggi un duplice ruolo – spiega il direttore Pecetti –, quello di essere contemporaneamente centri di accoglienza-ascolto e di distribuzione di generi alimentari di prima necessità, di prodotti per l’igiene intima e della casa (quest’ultimi molto richiesti in questo periodo) e di materiale scolastico».
L’impegno di 158 volontari. Questa duplice opera è portata avanti dai volontari, in gran parte anziani; impegno che prosegue in questo difficile momento nel rispetto delle norme vigenti e adottando le precauzioni del caso per evitare contagi fra fruitori e gli stessi volontari. Questi ultimi, nel 2019, sono stati 158, prestando servizio nei quattro Empori per complessive 20.074 ore di volontariato (127 ore in media per ciascun volontario). «Occorrono più volontari e possibilmente più giovani – precisa il diacono Pecetti –, in modo da permettere un ricambio generazionale. Gli attuali sono tutti ben motivati e formati, partecipando con interesse alle giornate di formazione a loro dedicate, attualmente sospese per l’emergenza sanitaria».
1.199 le famiglie aiutate.
«Il dato più rappresentativo – spiega Paolo Montori, curatore del “Report” – è senz’altro quello delle famiglie fruitrici degli Empori a cui sono state consegnate nel 2019 1.199 “tessere famiglia”, più 214 “tessere baby” (181 nel 2018) per un numero complessivo di assistiti di 3.854 persone tra adulti e minori». L’incremento delle “tessere baby” evidenzia che sono sempre più le giovani famiglie a chiedere aiuto e quelle italiane ed europee sono in aumento, rispettivamente il 27,5% e il 15%. Le famiglie provenienti dall’Africa sono il 35%, quelle latinoamericane il 18% e le asiatiche il 4,5%. L’aumento di famiglie italiane si registra negli Empori delle due principali aree industriali, San Sisto e Ponte San Giovanni, dove di più persistono gli effetti della crisi occupazionale. Ad esempio all’Emporio di San Sisto le famiglie italiane hanno raggiunto quasi il 37%, contro il 34% del 2018. Complessivamente le “tessere famiglia” sono aumentate di 101 unità (nel 2018 erano 1.098) e nei primi cinque anni di attività degli Empori, in particolare del “Tabgha” di Perugia, le persone aiutate sono state 7.738, la metà delle quali nell’ultimo anno: 3.854. Da precisare che gran parte di queste persone sono fruitrici degli Empori da più anni.
Dati preoccupanti. «Sono dati che non possono non farci riflettere – commenta il direttore Pecetti – a cui va aggiunto un altro ancor più preoccupante. Nello scorso marzo il numero delle famiglie che si sono recate all’Emporio “Tabgha” è aumentato del 30% rispetto allo stesso mese del 2019. Queste famiglie sono arrivate al Centro di ascolto diocesano e nella quasi totalità dei casi sono i “nuovi poveri” del Covid-19. Sono famiglie in gravi difficoltà perché non hanno al momento un lavoro e quello che avevano prima non gli ha consentito di mettere da parte risparmi tali da poter fronteggiare quest’emergenza. Speriamo di non dover passare dalla pandemia alla carestia. Questo evento, così doloroso, possa continuare ad aprire il cuore dell’attenzione verso l’altro e possa rendere tutti noi testimoni che camminare insieme è camminare con Cristo accanto a noi».