Perugia: Presentato alla stampa il progetto “Sosteniamo il lavoro”, un «piccolo seme di speranza» per giovani e adulti in cerca di un’occupazione dignitosa. Il cardinale Gualtiero Bassetti: No a un’Italia dei «“nessuno”, perché non ho un lavoro e quindi non conto niente nella vita»

 

Nella sala che sarà intitolata il 13 dicembre al primo direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, mons. Giacomo Rossi (1930-2017), del “Villaggio della Carità” del capoluogo umbro dove trovano momentaneamente ospitalità quindici persone (adulti e minori) di famiglie senza più un lavoro, è stato presentato alla stampa, il 15 novembre, il progetto “Sosteniamo il lavoro”. Si tratta di una iniziativa della Caritas diocesana in collaborazione con gli Uffici pastorali giovanile e problemi sociali e il lavoro, co-finanziata dalla Cei attraverso l’8xMille e dalla campagna “Sosteniamo il lavoro” di donazioni liberali.

Questo progetto, che si concretizza con 20 borse lavoro assegnate a 14 giovani e a 6 adulti dopo una accurata fase di selezione svolta dalla stessa Caritas con la collaborazione della Gi Group Spa, «vuole essere un aiuto a quanti sono in difficoltà nella ricerca di un lavoro dignitoso, nella consapevolezza che questo sostegno non potrà essere risolutivo di un fenomeno ampio come quello della disoccupazione». A dirlo, in sintesi, è stato il direttore della Caritas diocesana, il diacono Giancarlo Pecetti, che ha anche evidenziato quanto la Chiesa sta facendo da anni attraverso le sue componenti impegnate nel sociale. «Al Centro di Ascolto diocesano arrivano in media al giorno una quindicina di persone in difficoltà, spesso per mancanza di lavoro – ha sottolineato Pecetti –. Noi cerchiamo di dare loro speranza anche con il progetto “Sosteniamo il lavoro” e, nel contempo, sensibilizzare la comunità e le realtà produttive a fare la loro parte per individuare sinergicamente nuove metodologie di approccio al problema so­ciale legato al tema del lavoro. La mancanza di lavoro, soprattutto tra i giovani, è sempre più spesso anche causa di un grave disagio interiore che sfocia in non pochi casi in devastanti forme di dipendenze. Come Chiesa e come società civile dobbiamo arginare questo disagio e “Sosteniamo il lavoro” è un piccolo segno che va in questa direzione».

Anche il direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale giovanile, don Luca Delunghi, intervenendo alla conferenza stampa, ha parlato di «piccoli semi di speranza che la Chiesa, attenta all’unione tra mondo giovanile e mondo del lavoro, getta affinché poi germoglino». Don Delunghi ha evidenziato che «gli uffici parrocchiali e le canoniche si riempiono di richieste di gente in cerca di un sostegno non soltanto morale, ma anche pratico, come quello della ricerca di un lavoro. Anche noi sacerdoti siamo consapevoli che la mancanza di lavoro è sempre più un dramma non solo economico ma anche morale, portando tante persone a vivere situazioni di disagio sia psicologico che familiare». Il direttore della Pastorale giovanile ha parlato anche della «Dottrina sociale della Chiesa e dell’insegnamento di preti e santi, come san Giovanni Bosco con l’Oratorio, che non era solo un luogo di ritrovo ludico ma anche un avviamento al lavoro, e don Lorenzo Milani con la sua attenzione all’uomo, affinché non fosse sottomesso o comunque non ci fosse una perdita di valori nella società». Tutto questo la Chiesa perugino-pievese cerca di concretizzarlo anche con il progetto “Sosteniamo il lavoro”, che, come ha detto anche don Delunghi, «non sarà risolutivo, tanto meno di salvezza, ma il mondo del lavoro necessita di un supporto-testimonianza come questo progetto, piccolo seme di speranza».

Atteso dai giornalisti è stato il cardinale Gualtiero Bassetti, che, nell’intervenire alla presentazione di questo progetto, ha colto l’occasione per approfondire alcuni suoi concetti legati al mondo del lavoro, espressi alla recente Settimana Sociale dei Cattolici Italiani. In quell’importante assise ha avuto un «incontro tagico», ha raccontato il cardinale ai giornalisti. «Incontrando un giovane, al quale ho chiesto chi fosse, lui mi ha risposto: “nessuno, perché non ho un lavoro e quindi non conto niente nella vita”». La società non può permettersi di avere dei “nessuno” e per questo il cardinale Bassetti ha parlato della necessità di «un grande piano di sviluppo dell’Italia» basato «su due elementi di cruciale importanza: la famiglia e la messa in sicurezza del territorio». Bassetti è convinto che «bisogna avere il coraggio di investire su questi due fattori, che possono essere concretamente da traino per il mondo del lavoro e per un migliore equilibrio della società, perché la famiglia e il territorio sono due fonti grandissime di lavoro e, al tempo stesso, hanno una grande caratura morale e un immediato ritorno economico». La messa in sicurezza del territorio significa anche costruire edifici antisismici nel rispetto delle leggi, con il recupero del vasto matrimonio storico-artistico danneggiato dal terremoto. Questo, ha sottolineato il presule, «comporta la ripresa del settore edilizio e di tutto il suo indotto che si avvale anche del lavoro di molte realtà artigianali a cui si rivolge anche il progetto “Sosteniamo il lavoro”». Il cardinale Bassetti ha poi ribadito la necessità di fare tutti la propria parte, ad iniziare dalla Chiesa, anche a livello locale, con “micro progetti” sostenuti dall’8xMille che siano accolti dalla comunità come esempi, stimoli a creare maggiori opportunità di lavoro. Al riguardo ha citato la positiva esperienza del Progetto Policoro della Cei approdato da alcuni anni anche in Umbria e quella di una realtà associativa nata in una parrocchia di periferia del Perugino, che, attraverso il progetto “stage formativo”, ha dato lavoro a una decina di neodiplomati assunti dalle aziende dove avevano svolto lo stage. Oltre a chiedere più impegno alle Istituzioni civili, politiche e alle realtà imprenditoriali «perché senza lavoro non si vive», il cardinale Bassetti si è rivolto anche al mondo bancario invitandolo ad «una maggiore sensibilità» soprattutto verso il lavoro giovanile. «Se dei giovani qualificati avessero intenzione di aprire delle piccole aziende dove poi anche altri loro coetanei possono essere partecipi – ha detto il presule –, c’è bisogno che gli istituti di credito diano un avvio. Le banche non dovrebbero avere paura a dare quest’avvio, perché la povertà porta povertà anche negli istituti di credito. Se invece si riesce a sviluppare un’attività, poi chi ha ricevuto dona».

Com. stampa a cura di Riccardo Liguori con la collaborazione di Mariangela Musolino di “Gocce di Carità” di Umbria Radio /