E’ sempre molto sentita e partecipata la solennità della Madonna delle Grazie, che la Chiesa di Perugia-Città della Pieve celebra nella cattedrale di San Lorenzo, mercoledì 12 settembre (ore 18), avviando il nuovo Anno pastorale in Diocesi. Un appuntamento che vede numerosi fedeli e parroci attorno al loro pastore, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti. Il presule, al termine della celebrazione eucaristica, come vuole la tradizione, si raccoglierà in preghiera davanti alla venerata immagine della Madonna delle Grazie dipinta da un allievo della scuola del Perugino su una delle colonne della navata centrale della cattedrale. L’arcivescovo reciterà l’atto di affidamento della città e dell’Archidiocesi alla protezione della Beata Vergine Maria scritta dal suo predecessore, il cardinale Gioacchino Pecci, vescovo di Perugia dal 1846 al 1878, poi papa Leone XIII.
Nella solennità della Madonna delle Grazie la Chiesa diocesana farà festa a due suoi seminaristi, Giosuè Busti e Giordano Commodi, che il cardinale Bassetti ordinerà diaconi “transeunti” (diventeranno sacerdoti il prossimo anno). La loro chiamata-vocazione totale al Signore, come quella di altri giovani seminaristi giunti quasi al termine della formazione, è per l’intera comunità diocesana una testimonianza di Chiesa viva e in cammino. E la vitalità evangelica e missionaria della Chiesa perugino-pievese si coglie anche nella “Lettera alla diocesi a conclusione della Visita pastorale 2013-2017” dal titolo: In questa casa è la mia salvezza, a firma del cardinale Gualtiero Bassetti e del vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti. Questo documento, in cui si legge che la casa della salvezza è la Chiesa, sarà distribuito ai fedeli il 12 settembre in cattedrale. La lettera, oltre a «formulare un bilancio» della Visita, offre delle «indicazioni per il cammino degli anni a venire», scrivono il cardinale e il suo ausiliare, «accogliendo i suggerimenti preziosi dell’Assemblea diocesana dello scorso novembre» e traccia «linee di azione» per «una Chiesa decisamente orientata alla missione».
Come sono chiamati alla missione Giosuè Busti e Giordano Commodi, proiettati al loro sacerdozio futuro, quello di «un uomo dedito e attento ai bisogni di chi incrocia lungo il cammino – scrive Giordano –, un uomo sospeso tra croce e risurrezione e che rivolge costantemente il suo sguardo al Padre per essere guidato».
Chi sono Giosuè Busti e Giordano Commodi?
Giosuè Busti ha 30 anni ed è originario di Ponte Valleceppi (Perugia). La sua esperienza di fede nasce prestissimo, in casa, grazie all’educazione ricevuta e al grande esempio cristiano trasmesso dai genitori. A 19 anni si appropria di questa esperienza di fede, maturandola ancor più nella Comunità Magnifica e attraverso il cammino di conversione intrapreso successivamente all’interno della stessa, vivendo e sperimentando nei successivi cinque anni il servizio agli altri e nella Pastorale diocesana giovanile, allora diretta da don Riccardo Pascolini. Il cammino di fede nella comunità, il servizio in diocesi e altre esperienze ancora, hanno fatto nascere in Giosuè un interrogativo, relativo alla volontà di Dio per la sua vita. Sempre meno attratto dalla possibilità di una vocazione matrimoniale, sentiva nascere e rafforzarsi dentro di sé la chiamata di Dio a donare tutta la sua vita a Lui e alla Chiesa, come risposta all’amore ricevuto.
«Di fronte alle prime perplessità – commenta questo momento della sua vita Giosuè – sono stato rafforzato dalla sempre più profonda convinzione che Dio sa meglio di me qual è il mio bene, e che avrei trovato la piena felicità e la realizzazione della mia vita facendo luce su cosa il mio cuore desiderava più profondamente. Sulla base di queste convinzioni a ottobre 2012, a 24 anni, dopo aver conseguito la laurea magistrale in Scienze Politiche e dopo un primo periodo di discernimento, ho iniziato l’Anno propedeutico nel Seminario regionale di Assisi e ho così intrapreso il cammino che mi ha portato fino all’ordinazione diaconale».
Giordano Commodi ha 38 anni e proviene da Gualdo Tadino (Pg). Studente di Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, ha interrotto il percorso universitario a pochi esami dalla laurea perché assunto in una farmacia, dove ha lavorato per cinque anni, fino all’ingresso in Seminario. Cresciuto negli anni dell’infanzia a contatto con i frati Cappuccini del Convento della Madonna del Divino Amore, vicino casa, nell’età adolescenziale si era poi completamente distaccato da qualsiasi percorso di crescita spirituale. Durante gli studi universitari inizia a frequentare il cammino dei Dieci Comandamenti proposto dal Convento di Monteripido di Perugia. «Colpito dalla Parola che mi veniva annunciata – racconta Giordano – ho avuto come la sensazione di respirare a pieni polmoni, di ricevere un nutrimento mai assaggiato prima, finché ciò che inizialmente sembrava pura curiosità è divenuto un bisogno».
Seguendo il consiglio di alcuni amici, Giordano inizia a frequentare la realtà parrocchiale di Castel del Piano (Perugia), e a conoscere il parroco don Francesco Buono, che lo inserisce nelle diverse attività parrocchiali destinate a giovani e adulti. «Grazie a quelle esperienze, gradualmente cresceva sempre più dentro di me – prosegue il suo racconto – il desiderio di donarmi, di spendere totalmente la mia vita per gli altri. Mi accorgevo che, quanto più mi donavo, tanto più ricevevo. Cominciò però anche una grande lotta interiore: tutto ciò che possedevo, la casa, il lavoro, il denaro, erano un inciampo che non riuscivo ad allontanare. Nel silenzio, nella preghiera e nell’Adorazione, queste difficoltà si sono infine sciolte».