«Abbiamo bisogno che la gente, in riferimento a tematiche comuni come l’immigrazione, ritorni a pensare e la Chiesa aiuta in questo offrendo una pluralità di servizi». Con queste parole il vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve mons. Paolo Giulietti presenta il significativo evento culturale e sociale della mostra dal titolo “Migranti. La sfida dell’incontro” organizzata dall’Archidiocesi e dalla Consulta diocesana delle aggregazioni laicali con il patrocinio del Comune di Perugia, dell’Università degli Studi e dell’Università per Stranieri di Perugia. Si tratta di un’esposizione composta da immagini, testi e brevi video fruibile gratuitamente presso la “Sala della Cannoniera” della Rocca Paolina di Perugia da sabato 22 aprile a lunedì 1° maggio (con orario 11-20), aperta anche a scuole e gruppi grazie a volontari, membri di diverse aggregazioni laicali, che cureranno per tutto il periodo dell’esposizione un servizio di visite guidate (per info e prenotazioni consultare il sito: mostre.diocesi.perugia.it).
L’inaugurazione di “Migranti. La sfida dell’incontro” è in programma oggi pomeriggio, 21 aprile (ore 17.30), presso la “Sala delle Colonne” della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia (corso Vannucci, 47). Interverranno Farhad Bitani, educatore, ex ufficiale dell’esercito afghano, autore del libro L’ultimo lenzuolo bianco. L’inferno e il cuore dell’Afghanistan (Guaraldi 2014, con prefazione di Domenico Quirico), il cardinale Gualtiero Bassetti e il sindaco di Perugia Andrea Romizi.
Non un evento intraecclesiale, ma rivolto all’intera città.
«La Chiesa rivolge i suoi servizi a tutti e questo della mostra – spiega mons. Giulietti – non è un evento intraecclesiale, ma è rivolto all’intera città aiutando ad affrontare alcuni temi importanti per la nostra vita individuale e comunitaria con un apporto di riflessione che spesso manca. L’esposizione affronta un tema troppo spesso trattato – duole dirlo anche dai media – in maniera un po’ approssimativa, senza andare a fondo di ciò che sta dietro a questo ineludibile fenomeno. La mostra propone alla città di guardare all’immigrazione con una percezione diversa, quella di fare conoscere le cause che portano delle persone a vivere l’esperienza della migrazione. Per questo la mostra si avvale di un ricco apparato iconografico e di persone volontarie che guideranno i visitatori».
Anche nella Chiesa visioni non corrette e non complete dell’immigrazione.
«Interessanti saranno anche alcuni eventi collaterali dell’esposizione – annuncia il vescovo ausiliare –, incentrati su esperienze e testimonianze dirette del fenomeno anche in Umbria, in calendario dal 24 al 29 aprile. Questi eventi aiutano a cogliere il messaggio della mostra per approfondirlo attraverso l’incontro con persone che vivono questo fenomeno da particolari angolazioni. E’ una mostra che viene incontro al bisogno di riflettere su questi temi per poterli affrontare nella maniera più corretta. Questo non vuol dire essere “buonisti”, come spesso la Chiesa viene accusata. La Chiesa chiede che questa realtà sia affrontata con realismo, tenendo presente cosa c’è dietro al fenomeno migratorio, fornendo risposte nella maniera più intelligente, seria e umana possibile. Spero che la mostra contribuisca a dare vita ad un atteggiamento diverso delle persone verso l’immigrazione, perché delle volte, anche nella Chiesa, facciamo esperienza di approcci non troppo razionali e caritativi, ma ispirati spesso a visioni non corrette e non complete di questo fenomeno».
Un impegno per aiutare la società a camminare nella storia, verso processi di umanizzazione.
La dott.ssa Maddalena Pievaioli, coordinatrice della Consulta diocesana delle aggregazioni laicali, spiega le motivazioni del coinvolgimento delle stesse aggregazioni nell’organizzazione della mostra. «Dobbiamo sempre più tendere ad un lavoro in comunione e, infatti, sono diverse le aggregazioni laicali che si sono offerte con propri volontari ad accogliere e a guidare i visitatori nel percorso della mostra. E’ importante che oltre ad un metodo di comunione e collaborazione all’interno della Chiesa, partendo da carismi diversi, si lavori al servizio della città, che il nostro impegno non sia ad intra, nella Chiesa, ma sia un impegno per aiutare la società a camminare nella storia, verso processi di umanizzazione. Un aspetto non secondario della stessa mostra è quello di rivolgersi anche alle scolaresche, perché è importante educare le giovani generazioni a guardare l’altro come un dono e non come un rischio o un pericolo».
E’ possibile incontrare persone che appartengono a culture diverse dalla nostra.
Sulla struttura della mostra, che si compone di cinque sezioni ed una introduttiva, interviene la dott.ssa Alessandra Di Pilla, dello staff organizzativo, che precisa: «La mostra non ha la pretesa di risolvere o dare particolari risposte specifiche al tema dell’immigrazione, ma ha uno scopo profondo, quello di mettere a fuoco le domande che si agitano un po’ in tutti noi quando abbiamo a che fare con il fenomeno immigrazione, con le persone migranti che sono una costante abituale delle nostre città: da dove vengono e cosa cercano, di quali vicende umane sono protagoniste e, soprattutto, è possibile incontrare persone che appartengono a culture diverse dalla nostra».
La scommessa della mostra.
«La mostra si fonda anche sul tema degli incontri tra identità diverse – annuncia la dott.ssa Di Pilla –. E’ possibile vivere insieme e ci si chiede se l’altro è un bene per me oppure solo fonte di disagio, di pericolo e interferenza nella mia cultura e vita quotidiana. La scommessa di questa esposizione è, infatti, “Migranti. La sfida dell’incontro”, come recita il suo titolo. La parola “incontro” è la parola che papa Francesco ci raccomanda continuamente nel guardare questo fenomeno. E’ anche la finalità di questa mostra ricordare, innanzitutto, che la migrazione è esistita dalle origini dell’uomo ed è sempre stata fonte di incontro, di scambio, di interrelazione e di crescita comune, quindi non è in primo luogo un fenomeno di invasione».