Il 12 marzo ricorre il trentesimo anniversario della morte dell’arcivescovo Cesare Pagani e la Chiesa diocesana di Perugia-Città della Pieve lo ricorda con la celebrazione eucaristica, delle ore 18, presieduta dal vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti nella cattedrale di San Lorenzo, nella cui “cripta dei vescovi defunti” riposa il suo corpo.
Mons. Pagani è stato il primo pastore della Chiesa di Perugia e Città della Pieve unite per decreto nel 1986. Sempre in quell’anno si tenne la visita apostolica di papa Giovanni Paolo II alla città di Perugia, il 26 ottobre, per la quale l’arcivescovo Pagani si prodigò molto. La visita si svolse in un clima di grande festa il giorno prima dello storico incontro interreligioso di Assisi per la preghiera per la pace nel mondo voluto da papa Wojtyla.
Figlio di operai, Cesare Pagani nacque a Dergano (periferia nord di Milano) il 10 maggio 1921 e fu ordinato sacerdote dal beato card. Alfredo Ildefonso Schuster il 3 giugno 1944, “sotto le bombe”, come lo stesso presule diceva. Pagani era legato da una forte amicizia e consonanza di interessi al beato Paolo VI, che nel corso del 2018 papa Francesco proclamerà santo. Il cardinale Montini, quando era arcivescovo di Milano, affidò nel 1961 a don Cesare l’incarico di creare l’Ufficio di Pastorale Sociale della Diocesi, per la sua esperienza nelle ACLI come assistente provinciale e, l’anno dopo, la fondazione e la direzione del Centro diocesano immigrati, precorrendo i tempi odierni. Sono gli anni del Concilio Vaticano II e della costituzione in sede CEI del nuovo Ufficio centrale per la pastorale del lavoro. Nel 1964 Paolo VI chiamò mons. Pagani a Roma, come assistente centrale delle ACLI.
Nel febbraio 1972 Cesare Pagani ricevette da papa Paolo VI la nomina a vescovo di Città di Castello e Gubbio; è lo stesso pontefice a consacrarlo, in San Pietro, il 13 febbraio 1972. Fu nominato da papa Giovanni Paolo II, il 21 novembre 1981, arcivescovo metropolita di Perugia e vescovo di Città della Pieve, a seguito della morte del suo predecessore, mons. Ferdinando Lambruschini. Mons. Pagani dal 26 maggio 1976 fino alla morte, avvenuta il 12 marzo 1988, a soli 66 anni, ricoprì l’incarico di presidente della Conferenza Episcopale Umbra (CEU).
L’arcivescovo Pagani è ancora molto ricordato dai perugino-pievesi per essere stato un pastore molto attento ai giovani, agli “ultimi”, ai più indifesi e alle realtà di volontariato. Sotto il suo episcopato sono nate le prime opere-segno della Caritas diocesana. Mons. Pagani era anche molto impegnato nel seguire le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Suo seminarista è stato il vescovo ausiliare mons. Giulietti, che così ricorda il suo pastore: «È vissuto in un periodo storico segnato dalla faticosa recezione dell’ecclesiologia del Vaticano II, che mons. Pagani ha inteso attuare con il suo modo di “fare il vescovo”: molti ha conquistato (lo stesso mons. Giulietti, n.d.r.) e molti altri ha messo in crisi. Aveva una visione nuova di Chiesa, caratterizzata dal senso forte della Diocesi, dalla dignità e dal ruolo del laicato, dal primato della Parola, dall’ansia per l’evangelizzazione, nel confronto aperto e serrato con la civiltà contemporanea. È stato un vescovo che si è fatto “modello del gregge” sulla via del rinnovamento conciliare: in questo è stato per molti un vero padre nella fede».
Preziose e molto attuali sono le Lettere pastorali di mons. Pagani che hanno segnato quindici anni di magistero episcopale (1973-1988) di questo pastore lombardo approdato in terra umbra, raccolte in un volume a cura di Isabella Farinelli, archivista diocesana, per i tipi delle Edizioni La Voce (Perugia, 2013, pp. 427).