«“Oggi è nato il Salvatore, Cristo Gesù”. Riflettiamo su questo “oggi!”…, un giorno in cui Dio ha occupato lo spazio di una piccola grotta, con l’impercettibile respiro di un bambino, nella gioia di una giovane madre che ha creduto all’impossibile. Se così è, allora noi abbiamo bisogno di questo Natale per riempire tanti vuoti e forse tante angosce, che albergano nel nostro cuore e nella nostra vita». E’ uno dei forti richiami, di spessore anche sociale, dell’omelia che il cardinale Gualtiero Bassetti ha pronunciato durante la celebrazione eucaristica della Notte di Natale, in una gremita cattedrale di San Lorenzo di Perugia. Se il Natale, ha proseguito il porporato, «è il giorno per adorare Dio che si è fatto carne di uomo: “un bambino avvolto in fasce”, vale davvero la pena di essere nati, dal momento che anche il Figlio di Dio ha scelto per noi una nascita umana. Perché ogni uomo e donna a qualunque religione e etnia appartengano, per il Padre che è nei Cieli, valgono quanto il Figlio unigenito e forse anche di più… Dio ha preferito noi al Figlio quando si è trattato della nostra salvezza… Per tutti noi si aprono degli orizzonti nuovi: quanto sarebbe opportuno che il nostro cuore battesse all’unisono con il cuore di Dio. Quanto sarebbe necessario prendere coscienza che il Signore ci guarda con stupore, con occhi di un Bambino che porta la pace a quanti si lasciano da Lui amare: “Pace in terra agli uomini che Egli ama!”».
Non c’è posto in una casa, nel mondo del lavoro, nelle stanze della politica…
Come per la Sacra Famiglia di Nazareth, ha ricordato il cardinale, «non c’era posto nell’albergo, né in nessun altra casa, così oggi a chi cerca un alloggio, un lavoro, al giovane smarrito, arriva la risposta: “qui non c’è posto”. Non c’è posto nel mondo del lavoro, nelle stanze della politica, che rischia di ripiegarsi su se stessa, piuttosto che servire il bene comune, che è il bene di tutti. Non c’è posto per Lui, là dove si giocano i destini economici del mondo. C’è poco posto per Cristo nel mondo e c’è poco posto per i poveri. Non c’è posto per il Signore in tante case, perché per molti Dio è un inquilino scomodo».
Gesù nasce dove c’è gente non occupata ad ascoltare il rumore dei propri passi.
Il presule si è poi chiesto: «Dove nasce Gesù in questo 2017? Anche oggi, forse, dovrai trovarti un posto nel campo dei pastori, tra i poveri e gli emarginati dal nostro tempo. E’ lì che nascerai: nelle camere dove c’è un ammalato, negli spazi di solitudine di tanti anziani abbandonati e privi di affetto, tra le file dei disoccupati, nelle carovane dei ragazzi distrutti dalla droga. Nascerai Gesù tra i profughi che ieri sera (23 dicembre, n.d.r.) sono arrivati attraverso un corridoio umanitario, donne giovanissime con bimbi piccolissimi. Nascerai tra una coppia di sposi che sanno essere pienezza l’un per l’altro e sanno guardare in un’unica direzione. Nascerai Gesù vicino a tutte quelle creature che sono capaci di sorridere con serenità e freschezza, anche in mezzo a gente terribilmente triste. In una parola, tu Signore, nascerai fra coloro che sanno fare dell’amore la sostanza della loro vita. Ecco la grande lezione del Natale: fare dell’amore la sostanza della vita. Gesù nasce dove c’è gente non occupata ad ascoltare il rumore dei propri passi, ma sa misurarsi con la povertà degli altri, con la fraternità, la condivisione, la generosità, la pace e l’amore».
Natale è sognare insieme i sogni di Dio.
Avviandosi alla conclusione, il cardinale Bassetti ha detto ai fedeli: «Vi auguro fratelli e sorelle, stasera così numerosi nella nostra cattedrale, che il vostro cuore sia aperto come la Grotta di Betlemme. Non potrebbe essere, proprio questo il sogno di Natale? Martin Luther King diceva: “Se sogni da solo, il tuo sogno resta un semplice sogno. Se sogniamo insieme diventa realtà”. Sognare insieme i sogni di Dio: questo è il Natale, che auguro a voi, alle vostre famiglie, alla città di Perugia, all’Italia e al mondo intero! Perché solo questo è il Natale, un Natale che non sta fuori di noi, ma che è dentro di noi e questo Natale diventa speranza. La tristezza di oggi è che purtroppo manca la speranza e la gente ha terribilmente paura quando non c’è speranza. Questa paura blocca e paralizza ogni tua capacità perché il nostro cuore deve essere aperto alla speranza. Duemila anni fa a Betlemme è accaduto un fatto unico e irripetibile: il Figlio di Dio si è fatto uomo come noi e Lui soltanto è la nostra speranza e la speranza del mondo».
Gli auguri di un Natale fecondo, di gioia, pace e dove si ritrovino gli affetti.
Il cardinale Bassetti, prima di deporre il Bambinello nel presepe allestito nella cappella del Sant’Anello della cattedrale, ha formulato gli auguri di buon Natale ai fedeli presenti e alle loro famiglie rivolgendo un pensiero augurale particolare a «quelle famiglie dove quest’anno è nato un bambino, perché il Natale è la festa dei più piccoli, e a tutte quelle coppie di fidanzati che si sono unite in matrimonio». Altro pensiero augurale particolare il porporato l’ha riservato «a tutti i luoghi della sofferenza, dove manca il lavoro e la casa, dove vivono gli anziani, i malati e i detenuti. Sono tutti luoghi della sofferenza che non possiamo dimenticare mentre Dio è venuto sulla terra per esprimere a tutti il suo amore. Auguro un Natale fecondo, di bene, di gioia e di pace, perché c’è tanto bisogno di pace nel mondo. Auguro soprattutto un Natale dove si ritrovino gli affetti, perché viviamo in un individualismo che mi sconcerta e mi fa paura come pastore».