«Questa sera il nostro atto penitenziale dovrebbe essere più prolungato, perché dovremmo fare un esame di coscienza su come abbiamo trascorso l’anno che giunge al termine, sui nostri rapporti nei confronti di Dio, del prossimo, verso noi stessi, se abbiamo rispettato la giustizia e la carità. Se noi sinceramente chiediamo perdono, come ci dice la Bibbia, il Signore è sempre misericordioso». Con queste parole il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha introdotto la celebrazione eucaristica con il canto del Te Deum di Ringraziamento, il 31 dicembre, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia.
Rendimento di grazia.
Il cardinale, nell’omelia, rivolgendosi ai numerosi fedeli presenti, ha ricordato loro: «siamo convenuti nella chiesa cattedrale per celebrare la santa Eucaristia in questo giorno particolare, che chiude l’anno civile e ci invita alla riflessione e alla preghiera. Il termine eucaristia, come sapete, significa già “rendimento di grazie”. Grazie al Padre che, nel suo grande amore, ha mandato il Figlio unigenito nel mondo per redimere l’umanità; grazie al Signore Gesù, nato bambino nella povertà di una grotta, morto e risorto per la nostra salvezza. Il mistero dell’incarnazione, che contempliamo in questi giorni dinanzi alla povertà e semplicità del presepe, ci lascia ogni volta stupiti e attoniti. Il Figlio di Dio che assume la carne umana e diventa simile agli uomini, eccetto il peccato, ci rivela l’amore straordinario con cui Dio ha amato il mondo, dando se stesso per noi».
Le tenebre di un’esistenza errabonda.
«I destinatari della sua luce hanno preferito le tenebre – ha proseguito il presule –, hanno scelto di seguire falsi profeti, e non hanno riconosciuto l’inviato di Dio. Questa tremenda scelta non è avvenuta una sola volta, ma si ripete ad ogni generazione. C’è chi si lascia abbracciare dall’amore e dallo splendore del Signore e chi preferisce le tenebre di un’esistenza errabonda e senza senso».
La proposta cristiana.
«Lo abbiamo visto nel corso della storia e lo vediamo ancora oggi – ha commentato Bassetti –. Dinanzi alla proposta cristiana, molti si lasciano aprire al mistero del divino e della fede, ma molti altri oppongono un rifiuto netto o, sempre di più, una silenziosa indifferenza, che forse è ancor peggio. I profeti di oggi sono altri, prodotti spesso dal mondo della comunicazione, che trovano radici in un modo negativo di intendere la vita, la società, l’economia e la politica. Così la storia va avanti in una contesa sempre più serrata tra la luce e le tenebre: essa durerà fino alla fine dei tempi e all’avvento glorioso del Signore. In questo contesto di storia intrecciata, di luce e tenebre, bene e male, noi cerchiamo di scorgere i segni della presenza del Signore Gesù nella nostra vita e in quella del mondo».
Guardare con fiducia i giovani.
Il cardinale si è poi soffermato sulla recente esperienza del Sinodo dei giovani in Vaticano. «In quella assemblea mondiale – ha detto – ho potuto toccare con mano l’amore e persino l’ansia che la Chiesa ha di venire incontro, abbracciare e conoscere le realtà giovanili di tutto il mondo. La fiducia nelle nuove generazioni è grande. Le nostre società, che rischiano di essere avvizzite e intorpidite da sistemi economici di sfruttamento e dall’oppressione della tecnologia, possono trovare nei giovani i protagonisti di un nuovo slancio, guardando ad orizzonti di rinnovamento e di solidarietà. Durante il Sinodo dei giovani, sono stati proclamati santi il beato papa Paolo VI, il cui magistero ha informato gran parte della mia vita sacerdotale, e il beato arcivescovo Oscar Romero, ucciso sull’altare a San Salvador nel 1980. Il 3 novembre è stata beatificata la venerabile serva di Dio Clelia Merloni, fondatrice delle suore Apostole del Sacro Cuore di Gesù, che da quasi un secolo operano anche nella nostra diocesi, gestendo diverse scuole materne. Sabato 8 dicembre sono stati poi beatificati i 19 martiri dell’Algeria: tredici religiosi fra cui un vescovo, e sei religiose, che per amore del Signore hanno testimoniato la fede cristiana fino all’estremo sacrificio. Questo ci invita ancora a riflettere sulla situazione di tanti nostri fratelli sparsi ovunque che soffrono a causa della persecuzione».
I martiri e le vicende dolorose del 2018.
Il porporato, nel tracciare un “bilancio” del 2018, ha anche ricordato i dati diffusi delle vittime cristiane nel mondo: «si annoverano quaranta morti tra operatori pastorali, sacerdoti, religiosi e catechisti, e molti altri tra i semplici fedeli. Preghiamo perché il sacrificio di questi fratelli serva per creare un mondo più giusto e umano e perché l’amore vinca sempre sull’odio e la violenza. In questo anno che chiudiamo, la cronaca ci ha fatto assistere a molte altre vicende dolorose, che talvolta ci hanno toccato da vicino, imputabili a tragiche fatalità o, più spesso, a pesanti responsabilità e ad atti criminosi: la morte di giovani e adolescenti, all’uscita di una discoteca o dello stadio, o come vittime di violenza terroristica; la follia di gesti rivolti ciecamente a donne e bambini, uccisi nell’ambiente domestico che avrebbe dovuto proteggerli. Sono storie angustianti che si assommano ad altre tragedie dovute a calamità naturali che hanno sconvolto nei mesi scorsi varie zone del nostro Paese».
L’Italia bisognosa di stabilità e fiducia.
«Mentre la nostra società è ancora attraversata dalle difficoltà prodotte da una lunga e pervasiva crisi economica – ha concluso il cardinale Bassetti –, il nostro Paese ha bisogno di stabilità e fiducia; di un lavoro tenace e appassionato perché si possa dare risposte realistiche alle tante attese della gente, specialmente dei giovani che aspirano a una occupazione e a una vita degna. C’è bisogno di un nuovo slancio ideale, cui anche i laici cattolici sono chiamati a partecipare, per una seria ripresa sociale e economica che possa portare vantaggi a tutti e in particolare ai più fragili e bisognosi, per un rinnovato sviluppo umano e sociale nell’ottica del bene comune. L’augurio è che il nuovo anno possa essere per i credenti un tempo propizio a riscoprire le istanze apostoliche della propria fede e per tutta la società perché ritrovi e renda nuovamente fecondi i valori profondi della civile convivenza, che vengono in gran parte dalla tradizione cristiana».