Carissimi, siamo arrivati a Pasqua dopo aver seguito Gesù nei suoi ultimi giorni di vita. Il Vangelo di Pasqua parte proprio da questo estremo limite, la notte buia. L’evangelista Giovanni dice che era “ancora buio” quando Maria di Magdala si recò al Sepolcro. Ma era buio anche nel cuore di quella donna. Il buio della tristezza, della paura, della delusione. Appena giunta al Sepolcro vede che la pietra posta sull’ingresso è stata ribaltata. Corre subito da Pietro e da Giovanni: “hanno portato via il Signore!”. Poi aggiunge: ”non sappiamo dove l’hanno posto”. E’ lei, con il suo pianto dirotto, a far muovere Pietro e Giovanni. Essi corrono verso il Sepolcro vuoto. In questo correre c’é tutta l’ansia di chi cerca il Signore. Forse siamo troppo fermi come Chiesa: dovremmo essere comunità in corsa. La Pasqua è anche questa fretta, che è attenzione e premura verso il prossimo nell’esercizio delle Opere di Misericordia. Il primo a giungere al Sepolcro è Giovanni, il discepolo dell’amore, l’amore corre più veloce. Pietro entra per primo e osserva un ordine perfetto. Le bende sono al loro posto come svuotate del corpo di Gesù. Il sudario è avvolto in un luogo a parte. Quindi non c’é stata né manomissione né trafugamento. Gesù si era come liberato da solo. Non fu necessario per lui sciogliere le bende come per Lazzaro. Entrò anche Giovanni, che era giunto per primo, e i due “videro e credettero”. Davanti ai segni della Risurrezione si erano lasciati toccare il cuore.
Fratelli, in questo giorno di Pasqua, ci siamo riuniti numerosi per vedere anche noi con gli occhi della fede. Fino a quel momento, prosegue l’evangelista, non avevano ancora compreso le scritture, che cioè Egli doveva risorgere dai morti. Così è spesso la nostra vita: una vita senza risurrezione e senza Pasqua rassegnata di fronte ai dolori e ai drammi delle persone e del mondo.
Come non pensare in questo momento ai sedici morti e ai più di mille feriti della Striscia di Gaza? Il Signore ha vinto la morte e vive per sempre. Non possiamo più starcene chiusi come se il Vangelo della Risurrezione non fosse stato annunciato. Il Vangelo stesso é Risurrezione, vita nuova. Noi che crediamo siamo fortunati perché abbiamo un’altra legge, che si è inserita nelle nostre carni e che ci fa camminare in novità di vita. Questa legge é l’amore, la misericordia, il perdono. Essa non ci rende deboli, al contrario, ci fa costruttori di vita. Chi ama e perdona fa nascere la vita. Fare la Pasqua vuol dire cercare la pace del perdono di tutti. Senza perdono c’é la guerra. Sono proprio coloro che si sentono giusti a non perdonare e ad opprimere gli altri.
Fare Pasqua nella misericordia e nell’amore vuol dire avere compassione di quelli che hanno fame, di quelli che non sanno come finire la giornata, dei poveri, dei tanti bimbini abbandonati, dei profughi, di tutti quelli che nel giorno di Pasqua vivono il dramma della solitudine e dell’abbandono. Solo chi ama può capire queste cose.
Fare Pasqua vuol dire costruire un “mondo nuovo”. Con tutto il mio cuore questo mondo nuovo lo auguro ai giovani senza lavoro, a coloro che lo hanno perso, a quei genitori, e non sono pochi, che non sanno come dire ai propri figli che la dispensa è vuota. Mi è capitato, in questi giorni, di ascoltare anche questo.
Fratelli, non perdete la speranza, mettete però ogni impegno perché nulla è impossibile a Dio e la sua grazia ci sostiene. Prendete il Vangelo, leggetelo, meditatelo! Non vi stancate di pregare, vi accorgerete che si può vivere in “novità di vita” anche nella nostra società, che è stufa delle cose ingiuste e delle parole senza senso, ed ha bisogno della nostra testimonianza di cristiani perché abbia vita e pace.
Come abbiamo letto nel Vangelo, la Pasqua è la liberazione dalla paura, il grido dell’ Angelo alle donne presso il Sepolcro è chiaro: non temete! Il Vangelo comincia con “non temere” e finisce con un “non temete”! Il Signore ci dia la grazia di fare Pasqua così. Giovedì Santo ho celebrato l’Eucaristia nel carcere femminile; avvertivo l’impotenza di un uomo, anche di un vescovo, davanti a quei drammi: che ci facciamo di fronte al male? Sentivo l’impotenza dell’uomo, ma pensavo alla potenza di Gesù Cristo (il Risorto!). Per questo avevo speranza.
Allora, fratelli, è importante che ritroviate Gesù Cristo, il Risorto, che lo ritroviate come Maria Maddalena, qualunque sia il vostro stato di vita. Con l’amore di Maddalena andiamo anche noi al Sepolcro di Gesù, sperando che non è morto, ma vive. Come lei ci sentiremo chiamati per nome e se gli risponderemo nella fede e ci lasceremo prendere dalla sua Pasqua, ritroveremo anche noi “la vita”. Questo è il mio augurio pieno di affetto per tutti voi e per la nostra Chiesa.
Buona Pasqua!
+ Gualtiero Card. Bassetti
arcivescovo di Perugia-Città della Pieve