«Innanzitutto porto a voi la benedizione del Santo Padre, che ho incontrato ieri (2 maggio, ndr), e che mi ha espresso parole di incoraggiamento per tutti voi, in particolare per gli anziani, i malati, le famiglie numerose, con i problemi riguardanti la gestione dei figli piccoli e degli adolescenti». Lo ha comunicato alla comunità diocesana il cardinale Gualtiero Bassetti, alla fine della celebrazione eucaristica pro populo, di domenica 3 maggio, nella cappella di Sant’Onofrio della cattedrale di Perugia, trasmessa in diretta dai media.
Inopportuno fare corse in avanti. «Desidero inoltre – ha proseguito il cardinale – darvi alcune notizie per questi giorni in cui stiamo preparandoci all’attuazione della cosiddetta “fase 2”. Purtroppo ci dicono le statistiche che non siamo ancora usciti da questo forte momento di crisi. Anche il Santo Padre ci raccomanda prudenza. Le modalità delle celebrazioni consentite in chiesa, per i battesimi e i matrimoni, valgono le norme già stabilite durante la “fase 1”; per quanto concerne il rito delle esequie, da domani lunedì 4 maggio, è consentita la presenza di 15 fedeli, senza che questi debbano essere sottoposti alla misurazione della temperatura corporea. Per la Santa Messa domenicale dovremo ancora aspettare circa un paio di settimane, per ulteriori approfondimenti. Sabato 30 maggio, vigilia di Pentecoste, speriamo di essere in grado di celebrare la Messa Crismale con la benedizione degli oli. Purtroppo sarebbe inopportuno fare corse in avanti, perché il bene comune, che è il bene di tutti, ci invita a camminare insieme a tutte le Chiese sorelle d’Italia, che vivono la pandemia in condizioni differenti».
Salvare le pecore smarrite. Nell’omelia il cardinale Bassetti si è soffermato sulla 57a Giornata mondiale per le vocazioni, che la Chiesa ha celebrato il 3 maggio, parlando del sacerdote e richiamandolo ad imitare totalmente il «Buon Pastore». Al riguardo ha esordito citando il Santo Padre: «è molto bello il commento di papa Francesco alla liturgia di oggi: “per salvare le pecore smarrite, che siamo tutti noi, il Pastore Gesù si è fatto agnello e si è lasciato immolare per prendere su di sé il peccato del mondo. Questo mistero si rinnova attorno alla mensa eucaristica. È lì che le pecore si radunano per nutrirsi. È lì che diventano una cosa sola, tra loro e con il buon pastore”».
Connessi con Gesù. «Oggi, domenica del Buon Pastore – ha ricordato il presule –, celebriamo la 57a Giornata per le vocazioni. Deve farsi davvero intensa la nostra preghiera, perché il Signore ravvivi, particolarmente nei giovani, il desiderio di fare qualcosa di grande per Lui e per i fratelli, consacrandosi, donandosi a Lui. Dice papa Francesco: “cercare il Signore, custodire la sua Parola, cercare di rispondere a Lui, con la propria vita, crescere nelle virtù, questo rende forti i cuori dei giovani. Per questo occorre mantenere la connessione con Gesù”».
Qualcosa di grande nella vita. Sempre sulle vocazioni il cardinale ha ricordato anche lo «stupendo richiamo di San Giovanni Paolo II rivolto ai giovani durante la GMG di Roma nel 2000: “è Gesù che cercate quando sognate la felicità. È Lui, cari giovani, che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che sognate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita… È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare nella vostra vita qualcosa di grande”».
Segno della presenza di Dio. «La domenica del Buon Pastore ci offre l’occasione di riflettere sulla figura e la missione del prete, dei nostri presbiteri, che continuano in mezzo a noi l’opera di salvezza di Gesù. Per chi non crede, il prete è un enigma, qualcosa forse di indefinibile. Solo alla luce della fede, si può capire il valore di quello che fa e il senso di quello che è. Per chi crede, il prete è sacramento, segno della presenza di Dio. Visibilmente è un uomo con tutte le sue pesantezze e i suoi difetti. Invisibilmente rappresenta, cioè rende presente, Cristo. Ogni prete vero, autentico, è il primo ad avere coscienza di ciò che è, e questo è il suo dramma personale: si sente sempre al di sotto della sua missione, del suo compito. E proprio questo, come dice Von Balthasar, “ci rende umili”».
Pastori buoni. Avviandosi alla conclusione, il cardinale Bassetti, parlando di sé e dei sacerdoti, ha detto: «La fede mi dice che rappresento Cristo. L’esperienza mi dimostra ogni giorno che sono solo un uomo fragile e povero come tutti; e talvolta un pover’uomo! Eppure noi sacerdoti siamo chiamati ad essere “pastori buoni”, che camminano dinanzi alle pecore e le nutrono con la Parola di Dio e i Sacramenti. Ci è quindi richiesto di avere un cuore buono, grande, e di precedere tutti con l’esempio. Nella confusione generale che domina oggi, molti sacerdoti, giovani e non giovani, si domandano: cosa dobbiamo fare? E prima ancora, chi siamo? Cari fratelli nel presbiterato, la Giornata mondiale per le vocazioni ci invita a tenere vivo, a rintuzzare, quel fuoco che è stato acceso in noi con il dono dell’Ordinazione. E al tempo stesso, invita tutto il popolo santo di Dio a guardare con fiducia ai suoi preti, e a stargli accanto con la preghiera, con la premura, con vera amicizia, con simpatia e dialogo».