In occasione dell’intitolazione della Sala riunioni del “Villaggio della Carità”, sede della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, a mons. Giacomo Rossi (1930-2017), fondatore e primo direttore della Caritas perugina, che molto si prodigò per l’attivazione del Centro di Ascolto diocesano, coadiuvato nell’opera dall’assistente sociale Stella Cerasa, proponiamo la storia e l’attività di questo importante servizio di grande valenza sociale.
Fin dalla sua nascita, il 4 dicembre 1989, poche settimane dopo il crollo del “Muro di Berlino”, il Centro di Ascolto (CdA) della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve «è una porta aperta sulla città». Così l’ha definito la sua prima responsabile, l’assistente sociale Stella Cerasa, che per oltre un quarto di secolo ha ricoperto questo delicato incarico coadiuvando mons. Giacomo Rossi, fondatore e primo direttore della Caritas perugina. «Don Giacomo – ricorda Stella – fu un sacerdote lungimirante e profetico nel cogliere quello che decenni dopo sarebbe stato il fenomeno migrazione. Tant’è vero che si prodigò ad attivare a Perugia, a partire dal 1989, un servizio di ascolto e di accoglienza per studenti immigrati, poi divenuto il Centro di Ascolto diocesano».
Oggi Stella coordina l’accoglienza dei richiedenti asilo ospitati dalla Chiesa perugina e da due anni la responsabile del CdA è la giovane assistente sociale Silvia Bagnarelli, che da studentessa del Corso di laurea in Scienze sociali presso l’Ateneo perugino ha svolto il suo tirocinio in Caritas nel 2008. «Fu proprio Stella Cerasa – racconta Silvia –, all’inizio della mia esperienza di tirocinante, a parlarmi del CdA come di “una porta aperta sulla città” e questo mi colpì molto facendomi comprendere fin da subito il delicato ruolo di questo servizio». Oggi è Silvia Bagnarelli a raccontare l’attività di questa “porta aperta sulla città”, soprattutto la storia di vita di una delle circa 750 persone che dall’inizio del 2017 sono giunte al CdA diocesano per essere ascoltate e per ricevere un aiuto non solo materiale.
«A queste persone, per la maggior parte donne – racconta la responsabile Caritas –, abbiamo erogato 5mila interventi di cui più di 2mila solo di ascolto». E’ un’opera svolta dal lunedì al venerdì (ore 9-12.30), con accesso libero a tutti, e il giovedì anche di pomeriggio (ore 15-18) solo su appuntamento. In questo servizio l’assistente sociale Bagnarelli è coadiuvata da suor Giuliana Moretti, della Congregazione delle Figlia della Carità e responsabile dell’Opera sociale “Casa San Vincenzo”, Luisa Pecetti, condirettore della Caritas diocesana, Paolo Bernardini, medico, Claudio Cristallini, ex dirigente dell’Agenzia delle Entrate, e Franco Volpini, giornalista a riposo e per tanti anni volto noto del TG3 RAI Umbria. «A loro, in particolare – evidenzia Silvia –, va il mio ringraziamento, perché ogni giorno sono al mio fianco gratuitamente e volontariamente svolgendo il loro servizio con amore e dedizione e mi aiutano a condividere un impegno di grande responsabilità».
«Come suggerisce il nome, il cuore pulsante di questo servizio è l’ascolto – spiega l’assistente sociale –: un ascolto senza giudizio e pregiudizio, attivo, partecipato, empatico; un ascolto che mira a svelare le risorse e le potenzialità della gente. Si ascoltano le persone che hanno qualcosa da dire, un bisogno da condividere, un peso da togliersi e poi, dopo aver sentito i loro racconti, cerchiamo di farci prossimi, di alleggerire quel peso. Operiamo in collaborazione con le Caritas parrocchiali, sostenendo le famiglie nella gestione delle difficoltà quotidiane, ad esempio attraverso il pagamento delle utenze domestiche, con l’accesso alle strutture diocesane di accoglienza, al Punto di Ristoro Sociale “San Lorenzo”, agli “Empori della Solidarietà” e al Consultorio medico diretto dalla dottoressa Fiammetta Marchionni, che si occupa di agevolare l’acquisto di farmaci, l’accesso ai presidi sanitari e dei pagamenti dei ticket per esami clinici».
«Per ogni persona accolta ed ascoltata si cerca di capire quali interventi siano utili al fine di migliorare le condizioni di vita – conclude Silvia Bagnarelli –, con la costante consapevolezza di non essere la soluzione a tutto».
Una storia di vita di una donna che incarna il “motto” del Centro di Ascolto diocesano: “Piano piano”
Lo scorso settembre ci giunge una segnalazione da parte di un medico di famiglia, in cui lo stesso esprime preoccupazione per la situazione che versa una donna italiana, perugina, sola, con problemi di salute. Il medico ci dice che la signora Francesca (nome di fantasia) vive da mesi in un piccolo appartamento, senza gas ed energia elettrica ed ha un lavoro che le permette di guadagnare una piccolissima cifra.
Inizialmente abbiamo chiesto ad una volontaria di andare a trovarla, portando con se dei generi di conforto per fronteggiare l’emergenza. In seguito abbiamo contattato il Servizio sociale del Comune e abbiamo concordato una visita domiciliare congiunta, riscontrando la gravità della situazione. Ci siamo subito accorti che Francesca si era lasciata andare, dopo la morte dei genitori non era riuscita a riprendersi. Pur vivendo in una situazione estremamente precaria, non aveva perso la dignità.
Abbiamo avviato un progetto personale condiviso con il medico e il Servizio sociale, dapprima contrastando l’emergenza e in seguito ripristinando la rete sociale intorno alla signora. Con la collaborazione dell’agenzia elettrica abbiamo ripristinato le utenze distaccate, con il nostro Consultorio medico abbiamo affrontato il suo problema di salute, con il Servizio sociale del Comune abbiamo previsto incontri mensili di verifica e accompagnamento e altri interventi programmati nel tempo.
Adesso Francesca si è rimessa in “piedi”, sta cercando anche altri lavori, ha cominciato a sistemare la casa ed uscire più spesso. Piano piano (che è il nostro motto!), passo dopo passo, ha ricominciato a prendersi cura di se stessa.
Tutto questo dimostra che la collaborazione tra tanti soggetti sociali e la voglia di risollevarsi della persona in difficoltà, riescono a smuovere le montagne! Chiedere aiuto, è il primo passo da fare per affrontare le problematiche, anche se queste sembrano insormontabili. Noi, invece, abbiamo il dovere morale di ascoltare ogni richiesta, sempre e comunque, per donare un po’ di speranza a chi fa fatica ad affrontare la vita».