«La pace è il più grande dono che Dio abbia fatto all’umanità. Noi cristiani diciamo che Cristo è la nostra pace perché ha riconciliato Dio con gli uomini. Ma la pace, che è il più grande dono di Dio, è anche un dono fragilissimo, perché è contenuto nei vasi di creta che è facile che si rompano… e i vasi di creta siamo proprio noi, sono gli uomini e le donne che abitano questa terra». Così il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti ha commentato le preghiere recitate su testi della tradizione ebraica, cristiana e musulmana da alcuni allievi dei Centri di formazione professionale CNOS-FAP Don Bosco” dell’Umbria (Perugia, Foligno e Marsciano), Centri avviati da diversi anni dai padri Salesiani. Più di un centinaio di ragazzi e ragazze di 24 nazionalità con i loro docenti si sono ritrovati questa mattina, 26 maggio, nella sede dell’Istituto “Don Bosco” del capoluogo umbro per l’annuale incontro di preghiera per la pace, «esempio di integrazione tra giovani di diverse nazionalità, culture e fedi religiose – ha commentato il direttore dell’Istituto Salesiano perugino, don Giorgio Colajacomo –. E’ una testimonianza educativa nel nome di Don Bosco, in occasione della Festa di Maria Ausiliatrice, la sua Madonna, davanti all’antica statua recentemente restaurata già venerata per le vie di Borgo Sant’Angelo di Perugia».
Il cardinale, che non perde occasione di essere vicino alla realtà educativo-formativa del “Don Bosco”, aveva accolto con piacere l’invito a questo significativo incontro fin prima della 70a Assemblea generale della Cei, al quale ha partecipato, come lui stesso ha precisato, «come vescovo di Perugia», anche se gli ha fatto molto piacere condividere il suo primo appuntamento-impegno pastorale perugino dopo la nomina a presidente della Cei in mezzo a tanti giovani e nel luogo del loro lavoro: il Centro di formazione professionale “Don Bosco”.
Soffermandosi sulle preghiere per la pace recitate dai ragazzi, il porporato ha detto: «Penso a tutti i morti e i feriti a causa della violenza, delle stragi, degli attentati… Non abbiamo più parole e, direi, che anche i nostri occhi si sono asciugati, perché o fisicamente o moralmente stiamo spargendo tante lacrime per tante ingiustizie. Penso all’ultima tragedia di Manchester, che non ha bisogno di commenti, ma si calcola che ogni giorno uno o due bambini profughi, muoiono in fondo al mare; e sono creature come noi, creature che vanno in cerca di pace, un po’ di benessere e tanto amore. E’ la storia tragica dell’umanità. Ma dobbiamo avere le idee molto chiare. Non sono le religioni che provocano la violenza o il terrorismo; sono schegge impazzite di religioni, che abbiamo avuto anche nel mondo cattolico. Si parla di terroristi islamici…, ma non sono islamici, anche se quando uccidono o mentre si fanno esplodere pronunciano il nome di Allah. Non sono islamici; sono delle povere creature pazze di furore, impazzite di odio».
«Mussulmani, ebrei e cristiani credono in un unico Dio – ha concluso il presule – che è creatore, che è padre dell’umanità. Basta dire che Dio è padre dell’umanità, per dire che siamo fratelli. E se io dico che siamo fratelli, i rapporti sono già stabiliti, come rapporti di fratelli e di accoglienza».
All’incontro hanno preso parte anche la presidente della Regione dell’Umbria Catiuscia Marini e il sindaco di Perugia Andrea Romizi. Entrambi hanno espresso parole di vivo apprezzamento per le attività portate avanti dai Centri di formazione professionale “Don Bosco”, dove, «attraverso i corsi di operatore meccanico, elettrico, riparatore d’auto, termoidraulico, ristoratore, acconciatore e tra breve anche operatore agricolo – ha annunciato il direttore don Colajacomo –, tanti giovani dai 14 ai 18 anni trovano motivazione al loro futuro, qualifica professionale, inserimento anche attraverso periodi di tirocinio nel mondo lavorativo, in una parola accesso ad una vita piena».
«Il Cardinale – ha concluso il salesiano – è stato sempre loro vicino, presente ogni anno a questa festa finale, vedendo nella varietà delle loro culture e fedi come un prato fiorito, multicolore ma concorde in armonia».