Anche quest’anno è stata particolarmente partecipata la Messa Crismale nella cattedrale di San Lorenzo in Perugia, Mercoledì Santo 12 aprile, presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti insieme all’emerito mons. Giuseppe Chiaretti, al vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti e all’abate benedettino Giustino Farnedi. E’ una celebrazione che vede sempre centinaia di fedeli e le famiglie dei ragazzi che nel corso dell’anno ricevono il sacramento della Cresima, provenienti anche dalle parrocchie di periferia. Apertasi con la tradizionale processione di sacerdoti diocesani e religiosi, diaconi e seminaristi – percorrendo piazza IV Novembre accanto alla splendida duecentesca Fontana Maggiore per poi far ingresso in cattedrale -, questa celebrazione rappresenta il segno tangibile di unità dell’intera comunità ecclesiale attorno al suo Pastore nel giorno in cui i sacerdoti rinnovano la loro promessa formulata nel momento dell’ordinazione presbiterale e culmina con la consacrazione degli oli santi.
La nostra Chiesa ha bisogno di comunione.
Il cardinale Bassetti, nell’omelia, ha sottolineato «il significato di cui è particolarmente ricca la celebrazione di questa sera», introducendo la sua riflessione con una domanda: «Cosa chiede Gesù particolarmente per voi sacerdoti, per voi consacrati, per tutto il popolo di Dio? Padre falli uniti, falli santi! Padre, che appartengano totalmente a te, che cerchino te solo! Padre consacrali! “Che siano una cosa sola”, che siano uomini e donne di comunione. Questa nostra Chiesa ne ha bisogno!»
Essere popolo di Dio in cammino e costituire “i poveri di Dio”.
«Dobbiamo pensare anzitutto alla responsabilità dell’olio dei catecumeni nel battesimo – ha sottolineato il porporato –. Siamo stati battezzati per essere popolo di Dio in cammino e costituire secondo la prima lettura del Terzo Isaia, “i poveri di Dio”. Essi non sono una categoria sociale. Costituiscono invece il gruppo religioso, il “santo resto”, che a causa della sua fedeltà al Signore viene disprezzato e confinato ai margini. Questa verità ci dice con chiarezza quanto noi siamo Chiesa del Signore, quanto siamo credenti, cioè anzitutto fedeli al battesimo e al discepolato. L’acqua del battesimo corse una volta, ma seguita misticamente a dover scorrere nella nostra vita fino all’ultimo respiro. Per i cristiani, il battesimo spesso rimane un fatto chiuso all’inizio della vita e non un cammino che la coinvolge totalmente. E troviamo perciò l’assurdo di migliaia e migliaia di cristiani che si sentono tali senza vivere il battesimo».
Migliaia di cristiani che si sentono tali senza vivere il battesimo.
«Per essi non c’è più nulla da fare – ha evidenziato il cardinale –, non c’è nulla da rinnovare, non c’è nulla da rivedere, non c’è nulla da acquisire. Sono tranquilli e sicuri nella loro dimenticanza del “cammino” battesimale. Occorre perciò un accurato esame di coscienza, per vedere se siamo in verità “i poveri di Dio” che pagano di persona perché la Chiesa si esprima in una continua conversione».
Non pensare ai propri piccoli o grandi interessi. Ciò esiste anche nella Chiesa…
Il presule ha parlato anche del «“contesto del tradimento” che circonda la passione del Signore non si può dimenticare nemmeno nella gioia festiva della messa crismale». Ha ricordato che «c’è Giuda: cioè il denaro e il potere, c’è Pietro: la paura e la viltà. Ma questi atteggiamenti sono spesso anche fra i cristiani quando per esempio si lascia che un ladro sia ladro, che un uomo di potere sia un uomo di potere e che chi dovrebbe orientare il mondo a Dio pensi ai propri piccoli o grandi interessi. Ciò esiste anche nella Chiesa e l’Evangelo ci spinge a dirlo, a confessarlo, come risposta di coerenza e di fede. E’ proprio l’olio dei catecumeni, miei cari fratelli, che ci chiama, in diverso modo, tutti alla responsabilità e, direi, ci mantiene solleciti nella fatica perché il battesimo non sia soltanto “una data”, ma un “cammino”».
I battezzati testimoni del Vangelo nella potenza dello Spirito Santo.
«La mirabile e variata “fedeltà del crisma” porta nella nostra vita il coraggio di essere biblicamente “poveri del Signore”, fedeli a quello che egli vuole – ha proseguito il cardinale –. Il crisma, che è l’unzione dello Spirito Santo, fa di noi nel battesimo un regno di sacerdoti per il nostro Dio e nella confermazione spinge i battezzati ad essere testimoni del Vangelo nella potenza dello Spirito Santo… Sulla via dell’orazione noi dobbiamo mantenere una stabilità nello Spirito Santo, anche se nulla è stabile attorno a noi. Carissimi, io sento il bisogno di dichiarare a voi e a me che le rese, le crisi, gli abbattimenti, gli scompigli, attribuiti speso a cose secondarie, sono il frutto della mancanza di una fede forte, sono il segno di una fede fragile e di una spiritualità povera che dobbiamo cambiare, se siamo credenti nell’unzione dello Spirito avvenuta nella nostra vita. E soltanto insieme, non da soli, potremo capire come resistono “i poveri di Dio” nelle prove, anche quelle più aspre».