Perché sono missionario

La storia di Paolo Maria Braghini, missionario cappuccino, classe 1975: un incidente in moto, la scelta di lasciare tutto per farsi frate ad Assisi e partire per l’Amazzonia.

La valle lombarda è il suo mondo, la percorre in moto con velocità, l’assapora nelle passeggiate alpine che gli restituiscono un senso di libertà. Nel gioco della pallavolo si misura con se stesso e con gli altri e con la sua ragazza vive una vera unione e un amore autentico. In una parola, Paolo è un entusiasta.

Un incidente in moto è il suo guado di montagna; entra in crisi dentro mesi di immobilità stantia. Raccoglie varie parti di sé in lotta in un deserto senza vie d’uscita finché trova un sentiero. Conduce ad un crinale. Da lì osserva la sua valle e intravede la vetta. Lascia tutto: ragazza, amici, presente e futuro che da ora in poi sarà solo nelle mani di Dio.

Fra Paolo Maria Braghini è un missionario cappuccino, classe 1975, originario di Sesona nel Varesotto, terra di confine tra Lombardia e Piemonte. Ultimo di tre fratelli, papà idraulico e imprenditore, mamma impiegata amministrativa e poi casalinga. Dopo il liceo scientifico e dopo il fidanzamento si trasferisce ad Assisi per diventare un frate minore cappuccino.

Da vent’anni vive come missionario nell’Alto Solimões, una grande regione della foresta amazzonica, in Brasile. Il territorio della “sua” missione con gli altri frati si estende per settantadue villaggi che raggiungono in canoa.

In libro è scritto da Aurelio Molè, giornalista pubblicista, autore TV per Rai 1 e counsellor professionista.