Un’Assemblea diocesana impegnata nella riscoperta del “Volto della Chiesa”, all’insegna della Speranza che l’Anno Santo offrirà a tutti. Con questo spirito 250 persone di Perugia-Città della Pieve, attorno al loro Pastore Ivan, in rappresentanza delle 32 Unità pastorali dell’Arcidiocesi, hanno vissuto sabato 23 novembre la loro terza Assemblea (le prime due a maggio e ottobre 2023) nel tempo del Cammino sinodale della Chiesa italiana. L’incontro, caratterizzato da un clima accogliente e fraterno, si è svolto nel complesso parrocchiale “Regina della Pace” in Santa Lucia a Perugia, in cui i partecipanti, dopo l’iniziale momento comunitario, si sono suddivisi in piccoli gruppi per confrontarsi.
L’Assemblea è stata chiamata a “riscoprire il volto della Chiesa e il senso del popolo di Dio per essere in sintonia con il Cammino sinodale della Chiesa umbra e nazionale”, come ha spiegato il vicario per la Pastorale don Simone Pascarosa al termine dei lavori, prima di annunciare, insieme al vicario generale don Simone Sorbaioli, gli appuntamenti diocesani giubilari.
Ad aiutare i 250 partecipanti a riscoprire questo volto della Chiesa sono state le parole della catechesi del teologo don Alessio Fifi, della relazione della prof.ssa Simona Segoloni sulla costituzione Lumen Gentium del Concilio Ecumenico Vaticano II e dell’arcivescovo Ivan Maffeis, che ha richiamato la sua seconda Lettera pastorale “Sentieri di Speranza”.
Don Alessio Fifi ha parlato dell’autorità della Chiesa partendo dal libro del Deuteronomio. «Ogni autorità, giudici, profeti, sacerdoti, re devono essere presi tra i fratelli, non esistono autorità che possano sorgere fuori dall’essere uno di famiglia, di casa. Anche per il re, il paradigma della vera l’autorità, che sarebbe venuta più tardi in Gesù, il re viene dai fratelli e deve rimanere fratello e non deve innalzarsi sopra ai fratelli. Un’autorità esercita non da un’altezza, ma da una intimità con il corpo sociale ed ecclesiale facendoci riscoprire “Il Volto della Chiesa”».
La prof.ssa Simona Segoloni ha tenuto una relazione sulla visione di Chiesa uscita dal Concilio evidenziando che «la Chiesa esiste per evangelizzare, per gli altri, valorizzando la presenza dello Spirito in ciascuno facendoci cogliere, da una parte, l’intreccio di relazioni che noi viviamo animate dallo Spirito, che ci permettono di fare esperienza di Dio stesso mentre ci relazioniamo, dall’altra, la grande diversità di doni che lo Spirito stesso ci dà. Per cui la Chiesa è questo intreccio vitale di doni, di carismi, di ministeri in cui ognuno nutre l’altro non per chiudersi ma per aprirsi verso gli altri, per testimoniare il Vangelo, stringendo con queste persone uno stile di condivisione della vita, delle fatiche, delle bellezze, delle aspirazioni che le persone hanno in modo che il Vangelo che abbiamo ricevuto li nutra almeno un po’ tramite queste relazioni».
Il Vescovo Ivan ha evidenziato che la speranza giubilare già parla a “un presbiterio che si dona al Signore nella prossimità quotidiana alla gente; parla la testimonianza di diaconi, di religiose e di religiosi, di catechiste e di catechisti, animatori del mondo giovanile, ministri della Comunione, lettori, sacristi e volontari dei Centri d’ascolto della Caritas; parla la vita dei membri dei Movimenti e Associazioni, che lo Spirito ha suscitato nella nostra Chiesa”.
Si è quindi soffermato sulle radici della speranza, aiutando a riconoscerle nel patrimonio della Tradizione cristiana e in “alcuni segni concreti che domandano di diventare esperienza condivisa” (tra questi, l’attenzione alle famiglie e ai giovani, ai malati, ai poveri, ai migranti e ai carcerati).
In conclusione, l’Arcivescovo ha presentato “alcune proposte per non sciupare la grazia dell’anno giubilare”.