«Ragazzi, siete il grande orgoglio di questa Chiesa. Nel guardarvi esprimete la gioia della nostra Chiesa che siete e che siamo. Grazie a ciascuno di voi, alle vostre famiglie». È il ringraziamento profondo, sincero ed augurale dell’arcivescovo Ivan Maffeis rivolto, all’omelia della celebrazione eucaristica di avvio pellegrinaggio, ai 405 giovani perugino-pievesi partecipanti alla GMG di Lisbona, organizzati in venti gruppi, in una gremita chiesa parrocchiale di San Sisto (Perugia), nella serata del 24 luglio. Celebrazione che ha preceduto la loro partenza per il Portogallo, con sette autobus, intorno alle ore 22.30, dalla frazione del capoluogo umbro dove ha sede il noto stabilimento della Nestlé-Perugina.
Vi affido i vostri preti! Ad accompagnarli per due settimane in terra portoghese e poi francese (la tappa finale del pellegrinaggio è il Santuario di Lourdes, il 7-8 agosto) sono sedici sacerdoti, oltre diversi educatori e catechisti, tra cui il vicario generale don Simone Sorbaioli, i direttori degli Uffici diocesani di Pastorale Giovanile, don Luca Delunghi, Universitaria e responsabile Coordinamento Oratori Perugini (COP), don Riccardo Pascolini, del Centro vocazionale, don Samy Cristiano Abu Eideh, della Caritas diocesana, don Marco Briziarelli, il vicario episcopale per la Pastorale, don Simone Pascarosa, e il neo rettore del Pontificio Seminario Regionale, don Francesco Verzini. Al termine della celebrazione l’arcivescovo e il vicario generale, davanti all’altare, hanno consegnato il “kit del pellegrino” a ciascun referente dei venti gruppi con impressa una massima della poetessa Emily Dickinson: “La riva è più sicura, ma a me piace combattere con le onde”. Mons. Maffeis si è poi congedato con una raccomandazione dal tono scherzoso: «Ragazzi, vi affido i vostri preti!».
Preti che costruiscono comunità. Nell’omelia, il presule – che si è soffermato sul tema scelto da papa Francesco per la GMG di Lisbona, il passo del Vangelo di Luca, “Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39), nel far visita alla cugina Elisabetta -, ha detto ai giovani: «Vi ho visti in queste settimane in tanti “Gr.Est.” (i gruppi estivi degli oratori, n.d.r.), vi ho visti come animatoti con tanta pazienza ed entusiasmo con cui avete accompagnato migliaia di bambini. Il mio pensiero è un grazie profondo a ciascuno di voi e, soprattutto, ai nostri preti. Io sono orgoglioso di questa Chiesa, di questi preti che grazie a voi e con voi costruiscono comunità attorno alla Parola del Signore».
Nell’epoca di WhatsApp. Altro pensiero che mons. Maffeis ha voluto condividere con i giovani e le loro famiglie, è stato il titolo del tema più gettonato dell’esame di maturità di quest’anno. «Un tema – ha commentato – che ha portato tanti studenti a misurarsi con il fascino dell’attesa e l’opera dell’attesa al tempo di WhatsApp. Nessuno di noi sa più aspettare, oggi abbiamo tutti fretta, viviamo nell’immediato e se uno non ti risponde, non commenta subito il tuo messaggio, ti irriti, ti dà fastidio, arrivi a sospettare… Tutto viaggia così in fretta e veloce. “La fretta, tante volte, – ci dice papa Francesco nel passaggio con cui vi convoca a Lisbona -, è sinonimo di superficialità”. Un modo di stare nella vita, dove tu non ci metti né il cuore né la testa, dove tu non appartieni, dove tu pensi di essere più libero, te ne stai senza partecipare…».
Costruire rapporti veri. «Per questo il vostro pellegrinaggio verso Lisbona – ha proseguito – sia un viaggio più profondo, più dolce, di quella tenerezza che costruisce rapporti veri. Dobbiamo convertirci a questo stile di vita, perché questa è la condizione per incontrarsi davvero, per scoprire la ricchezza che è data dalla presenza dell’altro. Lasciamoci incontrare dal Signore, dalla sua Parola, dal Vangelo. Lasciamo che i giovani che verranno siano un’immersione in un rapporto profondo con Lui, sapendo che laddove c’è questo incontro con Gesù, il nostro cammino porterà l’incontro con i fratelli».
Fretta di uscire dagli egoismi. «Paradossalmente quando si tratta di questo incontro – ha precisato mons. Maffeis, avviandosi alla conclusione dell’omelia –, si riscopre un’altra fretta, che non è la fretta della superficialità, che non è la fretta di chi non vuole legarsi a niente e a nessuno, ma è la fretta che ci porta, come Maria, ad uscire dalle nostre ricchezze, dalle nostre lentezze, dai nostri egoismi. È quella fretta che ti porta davvero ad alzarti, ad andare, a farti prossimo, a servire…, tutte voci del verbo Amare! Vi auguro di vivere questo pellegrinaggio a Lisbona con la profonda disponibilità a lasciarvi incontrare dal Signore, dagli altri giovani come voi che troverete, a lasciarvi incontrare dalla presenza e dalla parola di papa Francesco. Noi vi accompagniamo con la nostra preghiera e aspettiamo il vostro ritorno sapendo che avrete qualcosa in più, una gioia maggiore da riversare nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, nella nostra Chiesa. Buon viaggio, ragazzi!».
Riccardo Liguori