S.E. Rev.ma Mons. Giuseppe Chiaretti
Cari arcivescovi e vescovi, sacerdoti e diaconi di Perugia e di Foligno e d’altre provenienze, autorità civili, politiche e militari, fratelli e sorelle di Perugia e di Foligno.
1. Dirvi che oggi è una giornata memorabile per la nostra Chiesa perugina è cosa sin troppo evidente. Sono commosso, ma anche grato al Signore, per questo dono che fa a Perugia e alla Chiesa sorella di Foligno. È una storia di grazia costruita dallo Spirito che trascende la volontà umana: è grazia, è dono, è sorpresa da ammirare e per cui ringraziare.
Il nostro mons. Gualtiero Sigismondi, vicario generale, venuto dopo altro vicario, mons. Mario Ceccobelli, ora vescovo della singolare e bella Chiesa di Sant’Ubaldo di Gubbio, è stato chiamato da papa Benedetto XVI a reggere la non meno gloriosa Chiesa di San Feliciano di Foligno. Tutte Chiese d’antica origine, quelle umbre, fondate e guidate da vescovi che sono stati i plasmatori di una coscienza anche sociale e civica, tradotta in tradizioni inveterate di vita comunitaria.
Ma don Gualtiero per noi perugini è anche il sacerdote paziente e competente, che ha animato e guidato con grande perizia il nostro Sinodo diocesano postconciliare, promosso dopo quello del 1942 celebrato da mons. Giovanni Battista Rosa. Ha aiutato il Vescovo a districare le tante e complesse pratiche amministrative che riguardano una Curia, ma soprattutto è stato vincolo di unità e di fraternità con tutti i sacerdoti e con la comunità ecclesiale, facendosi presente in ogni situazione di bisogno.
2. Nella sua attività è stato animato da una precisa visione di Chiesa, che trapela peraltro da ogni suo intervento e caratterizza la sua spiritualità, essendo anche docente di ecclesiologia nel nostro Istituto Teologico di Assisi. E di questa ha scritto più volte: anche il suo ultimo libro ad uso degli studenti ‘ leggibile con frutto da tutti ‘ è un corso di ecclesiologia. Si potrebbe dire che per mons. Sigismondi la più immediata carta d’identità d’un credente è proprio la sua ecclesiologia, che si traduce nell’amore alla Chiesa storica concreta: è anch’essa, nella sua povertà, corpo ecclesiale di Cristo. Il fondamento dell’ordinamento strutturale della Chiesa, della corretta relazione tra unità e pluralità, è l’ecclesiologia di comunione, e di tale comunione la Chiesa è sacramento, e cioè segno e strumento che in Cristo indica svela produce l’intima unione con Dio di tutto il genere umano e la sua sostanziale unità (cf. LG 1).
Sarei tentato di citare più di una pagina di don Gualtiero su questa ‘misteriosa estensione della Trinità nel tempo’; su questa ‘comunità in esodo di peccatori convertiti che vivono la grazia del perdono’; su la ‘catholica Madre dei santi, che nella celebrazione eucaristica manifesta permanentemente se stessa nella sua forma più emozionante’. I suoi scritti sono riassunti simpaticamente nell’aforisma d’un contadino, anziano sacrista d’una parrocchia della diocesi, che così si esprimeva parlando con lui: ‘Senza Cristo non vivo, senza Chiesa non campo’. In trent’anni di studio e di ricerca ‘ commenta don Gualtiero ‘ ‘non ho trovato sintesi più eloquente di questa: una sintesi dettata dal sensus fidei d’un uomo semplice, umile, libero’!
Il suo amore alla Chiesa è pure codificato nel motto del suo episcopato: Ecclesiam suam diligere. Questa Chiesa, la nostra fedele Chiesa di popolo che fu già di Benedetto e di Francesco e delle tante schiere di santi che l’abbelliscono e le hanno insegnato a ‘nulla mai anteporre a Cristo’, è la Chiesa perugina, folignate, assisana, tifernate, eugubina, orvietana-tuderte, spoletana-nursina, ternana-narnese-amerina’: e cioè la nostra Chiesa umbra, caro don Gualtiero, che ti accompagna e ti benedice.
Ora la Chiesa santa e madre dei santi (e noi con Lei) invocherà su di te la grazia specifica dell’apostolo, perché tu sia uno dei ‘dodici’ inviati a far rivivere il Gesù della storia nella vita carismatica del popolo di Dio. Alter Christus è il Vescovo nella sua dimensione testimoniante e veritativa, ma anche il Bonus Pastor pronto a dare la vita (e cioè tempo, passione, affetto, sapienza’) per la porzione di gregge affidata alle sue cure.
3. Certamente c’è timore nel dire il proprio ‘sì’, coinvolgente e totalizzante come quello di Maria. Il brano del Vangelo che abbiamo letto or ora, festa diocesana della Madonna delle Grazie patrona della città e diocesi, ha ricordato il ricamo di grazie che s’ebbe alle nozze di Cana, alle quali Gesù e Maria parteciparono. Maria capì a volo il disagio che si prospettava per i due sposi, e fece discretamente appello alla misericordia onnipotente di suo Figlio. Credo che anche in questo momento così solenne come quello che stiamo vivendo, Maria capisca a volo il tuo eventuale turbamento, caro don Gualtiero, e abbia già fatto appello al cuore del Figlio. Lo Spirito Santo sta già promuovendo un nuovo intreccio di grazia, che è buon viatico per il tuo servizio alla Chiesa, non solo quella folignate. ‘Duc in altum’, don Gualtiero, e non temere.
Mi piace comunque ripetere ‘ con san Leone Magno ‘ quel che fu detto anche a me per incoraggiamento quando mi fu comunicata la notizia che dovevo essere vescovo della Chiesa di Dio: ‘Dabit virtutem qui contulit dignitatem’, Colui che ti dà la dignità dell’episcopato ti darà anche la forza e la capacità di esercitarlo, soprattutto nei momenti di croce.
Ti accompagni allora in questo breve percorso da Perugia a Foligno la nostra bellissima ‘Madonna delle Grazie’ del Perugino, piena di stupore per le ‘grandi cose che Dio ha fatto in lei’. Ti venga incontro per accoglierti a Foligno la tenera e bella ‘Madonna con Bimbo’ di Raffaello o quella veneratissima ‘del Pianto’, che si volge con tenerezza verso il devoto popolo folignate per incoraggiare a non temere mai e a sperare sempre. Maria, Madre della Chiesa, la troviamo sempre in preghiera con e per i suoi prediletti, nell’atteggiamento dell’orante che chiede insistentemente il vino della sapienza e della consolazione per l’intero popolo di Dio.
Ti accompagnino anche i santi patroni perugini: Costanzo, proto vescovo che fece lo stesso tuo percorso; ed Ercolano, proto monaco e primo defensor libertatis perusinae. E ti accolga festoso il grande evangelizzatore dell’Umbria, Feliciano, al quale rivolse preghiera in bella e lunga ode latina papa Leone XIII, già vescovo di Perugia per 32 anni e grande amico dei folignati, dicendogli:
‘Tu, Feliciano, stella del firmamento umbro,
risplendi amicalmente sulla nostra terra.
Difendi Foligno, che con devota pietà
ti invoca come suo vero padre.
Corrobora i nostri cuori con la fede
incontaminata e forte dei nostri padri:
che nessuna arroganza e nessuna insidia
dei nostri tempi folli possa mai distruggerla!’
Quae nulla vis insanientis temporis, insidiaeve frangant!, dice il bel latino di papa Leone. Non temere, fratello carissimo: Dio è sul tuo nuovo cammino