Arcidiocesi di Perugia – Città della Pieve
Festa della Madonna delle Grazie, 12 settembre 2008
‘Il vescovo diventa padre proprio perché pienamente figlio’ (Pastores gregis, 10): non trovo espressione più felice per introdurre il mio saluto a questa assemblea, che raccoglie in unità il Popolo di Dio che è in Perugia-Città della Pieve, di cui sono figlio, e quello di Foligno, affidato alle mie cure pastorali. Questa assemblea, in cui si sono manifestate la natura sacramentale e la struttura collegiale dell’episcopato, si è fatta interprete e portavoce della preghiera di tutta la Chiesa che, per mandato del papa, S. S. Benedetto XVI, attraverso l’invocazione dello Spirito, associata al gesto dell’imposizione delle mani, mi ha immesso nella successione apostolica.
In quest’ora solenne e familiare, dovrei ringraziare molte singole persone, ma farò una cosa più semplice: raccomando tutti alla benedizione di Dio; Egli conosce ciascuno per nome e la Sua benedizione toccherà ognuno personalmente. Mi limito, pertanto, a esprimere la mia riconoscenza al Signore, nelle cui mani pongo con umile e serena fiducia il ministero che Lui stesso mi ha affidato; lo faccio confidandovi il vortice dei sentimenti, che hanno preparato e accompagnato questa liturgia, così come prorompono dalla tensione dell’animo.
Quando ho appreso la notizia della mia elezione all’episcopato, allo stupore della domanda ‘Come è possibile?’ è seguita la pausa di silenzio della meraviglia. Lo stupore non è un semplice non capire ancora e la meraviglia non è un mero sentirsi appagati. Tra stupore e meraviglia c’è la stessa differenza che passa tra il punto interrogativo e quello esclamativo; tra stupore e meraviglia c’è la stessa relazione che esiste tra il Fiat dell’Annunciazione e il Magnificat della Visitazione. Il Cantico di Maria, introdotto dall’antifona del Fiat, ha sostenuto il mio assenso alla richiesta della Chiesa di prendermi cura, con amore di padre, della Comunità cristiana di Foligno.
Al confronto tra stupore e meraviglia ha fatto seguito prima lo scontro e poi l’incontro tra trepidazione e gioia grande: trepidazione per la sproporzione tra la grandezza del tesoro ricevuto in dono e l’inadeguatezza della capacità del vaso di creta della mia vita; gioia grande per il ministero degli apostoli a me affidato in sorte. L’incontro fra trepidazione e gioia grande si regge su un equilibrio delicato e tuttavia necessario, come la sistole e la diastole. Questo equilibrio ha trovato il punto di maggiore stabilità in questa parola del Signore: ‘Non voi avete eletto me, io ho eletto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga’ (Gv 15,16).
La relazione tra trepidazione e gioia grande ha fatto spazio, infine, alla presa di coscienza che ‘la nostra capacità viene da Dio’ (2Cor, 3,5). Questa testimonianza, resa da san da Paolo, trova piena luce nelle parole con cui egli stesso confida ai cristiani di Corinto: ‘Ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me’ (1Cor 15,10). Infaticabile come se l’opera della missione dipendesse interamente dal suo impegno, san Paolo è animato dalla persuasione che tutta la sua forza provenga dalla grazia di Dio operante in lui: ‘Tutto posso in Colui che mi dà la forza’ (Fil 4,13). È di questa persuasione che ho bisogno per svolgere il ministero episcopale ‘col cuore del servo umile e del pastore affettuoso’, portando nel cuore coloro che gravano sulle spalle. Se è vero che non può avere la statura del pastore chi non ha l’ossatura del servo, è altrettanto vero che non può avere la stoffa del pastore chi non ha la lana dell’agnello.
La Vergine Maria, Madre di grazia, Madre per grazia, che ha sostenuto la preghiera dei discepoli trepidanti, riuniti nel Cenacolo, mi ottenga dal Figlio suo, ‘Pastore dei pastori’, di coniugare semplicità e fiducia, serenità e fortezza, prudenza e coraggio, fedeltà e perseveranza, mansuetudine e purezza di cuore, sapienza e carità degli apostoli. È questa l’intenzione di preghiera che chiedo a tutti voi di sostenere con l’abbraccio della vostra intercessione, affinché lo Spirito del Padre, ‘che regge e guida’, mi doni la forza di osservare ‘senza paura, senza calcoli e senza misura’ questa regola pastorale: ‘cercare unicamente la gloria di Dio e la salvezza delle anime’.