«Non siate sonnambuli, ma siate come i pastori nella Notte di Betlemme!». È l’esortazione augurale dell’arcivescovo mons. Ivan Maffeis rivolta alle centinaia di ragazzi e ragazze che hanno gremito, nella serata del 14 dicembre, la cattedrale di San Lorenzo di Perugia, durante la loro tradizionale Veglia diocesana di Avvento in preparazione al Natale, dedicata al tema tratto dal Vangelo di Giovanni “Dalla sua pienezza…” (Gv1,16), organizzata dalla Pastorale giovanile insieme alla Pastorale vocazionale, al Coordinamento oratori perugini e alla Pastorale universitaria, in sinergia con il Pontificio Seminario regionale “Pio XI” di Assisi.
Veglia che quest’anno è culminata con l’ammissione agli Ordini sacri e il conferimento dell’Accolitato a tre seminaristi: Samuele Betti, al V anno di formazione, della parrocchia di Santa Maria in Prepo di Perugia, ha ricevuto l’accolitato; mentre Giuseppe Mordivoglia, della parrocchia di San Biagio in San Biagio della Valle (Marsciano), e Pietropaolo Fioretti, della parrocchia dei SS. Pietro e Paolo in Pozzuolo Umbro (Castiglione del Lago), entrambi al III anno di formazione, sono stati ammessi tra i candidati agli Ordini sacri.
La bellezza della fraterna condivisione. Al riguardo, don Luca Delunghi, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile, ha sottolineato «la bellezza della fraterna condivisione nata tra i seminaristi e tutti i giovani presenti in un reciproco scambio di doni per l’individuale e comunitaria crescita di ciascuno: Samuele, Giuseppe e Pietropaolo hanno donato la loro personale esperienza di incontro con Gesù, Verbo fatto carne, per il quale si sono messi in cammino e a servizio della Chiesa, mentre i tanti ragazzi presenti, da ieri sera sono corresponsabili nella preghiera di accompagnare i seminaristi lungo la loro strada, nell’invito a far propria la disponibilità e il coraggio di mettersi in gioco in quale sentiero della vita siano chiamati a vivere la propria vocazione».
Geografia viva della Chiesa. Le parole dell’arcivescovo Maffeis, hanno commentato gli organizzatori della Veglia, hanno raccolto e dato senso al grande impegno profuso da tutti i parroci, gli animatori, gli educatori e i formatori per accompagnare i giovani nella Chiesa, in un cammino che sia quanto più possibile di crescita integrale, motivando e incoraggiando giovani e adulti. «Ringrazio ciascuno di voi, a partire da chi viene da più lontano – ha esordito mons. Maffeis –. Voi siete la geografia viva della nostra Chiesa. A me piacerebbe davvero poter restituire a ciascuno la gioia di quest’incontro venendovi a trovare. Oggi siamo qui un po’ come quei pastori nella Notte di Betlemme che sono stati raggiunti sui loro sentieri e chissà quante cose avevano per la testa…, quanti problemi, quante preoccupazioni…, e vengono raggiunti da un annuncio di Luce: “Oggi per voi è nato il Salvatore, il Cristo Signore”. Ma c’è ancora spazio dentro di noi per questo annuncio?».
Annuncio di Luce. L’arcivescovo si è poi chiesto: È un annuncio di Luce, o è semplicemente un augurio che ci scambiamo in mezzo a tanti altri? La risposta non è scontata per nessuno, ma neanche per me. L’ultimo rapporto del CENSIS ci fotografa come sonnambuli, gente che neanche dorme ma peggio, che si muove senza consapevolezza. Questo clima, che emerge dal rapporto del CENSIS, è diffusissimo e caratterizza la società italiana, e non fa altro che generare emotività».
Tante paure della società. «Nelle emotività scoppiano le paure – ha commentato l’arcivescovo, elencando le più diffuse e sentite –. La paura per l’accentuarsi delle crisi climatiche, la paura che finisca l’acqua, la paura che non ci sia energia per tutti, la paura della guerra e delle conseguenze che può portare anche in casa nostra in termini di povertà, di violenza, di assuefazione alla violenza. La paura che arrivi una stagione ancor più difficile. Altro che auguri per il nuovo anno! La paura degli immigrati e la paura che non ci sia sufficiente manodopera per pagare le pensioni e per assicurare a tutti l’accesso alle cure. Di paure ne abbiamo nel cuore anche noi e ne potremmo aggiungerne delle altre a questo elenco».
Non solo sonnambuli. «E allora che spazio c’è per l’annuncio del Natale? Io credo, guardandovi, che voi testimoniate che oggi non siamo solo sonnambuli, oggi io ho davanti una comunità, una Chiesa viva, giovane, una Chiesa diversa da quella in cui sono cresciuto, senz’altro. Una Chiesa altrettanto e forse ancora più bella, perché era più facile essere Pastore nella Notte di Betlemme quando io avevo la vostra età. Oggi, in un mondo più confuso, più attraversato da tanti pensieri, essere cristiani è cosa di grande ed io vi dico grazie di questo. L’augurio per questo Natale sia quello di lasciarci incontrare e sorprenderci ancora una volta dall’annuncio della Notte di Betlemme, perché nessuno pensi mai che la propria vita è inutile, non è degna di essere vissuta e nessuno si senta abbandonato. Chi si lascia raggiungere dal Signore Gesù, dalla sua amicizia, testimoniata dalla Chiesa, dai rapporti fraterni, si trova in cammino e non vive più da sonnambulo, ma da ragazzo, ragazza, da uomo, da donna in piedi. Questo mondo così distratto è ancora disposto a lasciarsi sedurre, a lasciarsi prendere per mano e a condividere la gioia del Natale». E’ fiducioso l’arcivescovo Maffeis nel dialogare soprattutto con le future generazioni.
Non solo affare di preti, ma condivisione di fede. Della Veglia di Avvento dei giovani condivisa con i loro coetanei seminaristi, ne ha parlato il rettore del Pontificio Seminario “Pio XI” don Francesco Verzini. «L’ammissione tra i candidati al diaconato e al presbiterato di due alunni del nostro seminario, come il conferimento dell’accolitato ad un altro seminarista – spiega don Verzini –, è motivo di gioia condivisa almeno per tre ragioni: la prima è dovuta al fatto che le ammissioni e i conferimenti dei ministeri sono segnale del positivo progredire del cammino di formazione dei tre giovani perugini verso il ministero ordinato; la seconda è data dalla testimonianza che danno questi ragazzi, infatti la loro disponibilità ad assumersi degli impegni nella Chiesa può essere stimolo per altri giovani affinché sia presa ancora in considerazione la possibilità di mettersi al servizio della Chiesa e dei fratelli e delle sorelle attraverso il sacerdozio ministeriale; infine, la terza ragione è che il conferimento dei ministeri ci ricorda che la Chiesa è ministeriale, è coinvolgimento di tutti i battezzati, è comunione e servizio, è sinodale, perché i ministeri, se non l’ordine sacro, non sono solo affare da preti».
Curato con la collaborazione di Erica Picottini e fotogallery di Tommaso Benedetti