Fratelli e sorelle, amici carissimi, pace e grazia a voi dal Signore Gesù.
Saluto con tanta riconoscenza il Card. Ennio Antonelli, mio predecessore su questa cattedra di San Costanzo; i confratelli nell’episcopato, che ringrazio per la presenza, con speciale pensiero per Mons. Mario Meini, vice presidente della CEI. Saluto i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e le consacrate, i seminaristi, le distinte autorità istituzionali, i membri dell’Ordine di Malta e del Santo Sepolcro, gli aderenti alle varie confraternite, alle associazioni e ai movimenti ecclesiali, tutto il popolo santo di Dio.
“Beata sei tu o Vergine Maria e degna di ogni lode, da te è nato il sole di giustizia, Cristo Signore”. Vi confesso che queste parole del canto al Vangelo, nella messa della Natività di Maria, mi hanno sempre aiutato a porre tutto il mio ministero episcopale “sub tutela Matris”. L’icona della Madonna delle Grazie di Duccio di Buoninsegna nella cattedrale di Massa Marittima, l’immagine indimenticabile della Madonna del Conforto ad Arezzo e infine la Madonna della Grazia, della scuola del Perugino nella nostra cattedrale, sono state per me il segno di una speciale protezione della Vergine, totalmente gratuita perché non meritata.
“Sub tutela Matris”.
Cari fratelli e sorelle, in questi giorni sono scorse sotto i miei occhi vecchie fotografie che ho sempre custodito gelosamente. Una di esse mi ha particolarmente commosso: mostra lo scambio della pace con i sacerdoti di Massa Marittima il 18 settembre 1994, durante il pontificale d’ingresso. Tanti di loro che mi sorridevano e mi stringevano forte hanno lasciato questa terra. Molti, con lacrime di commozione, posavano le loro braccia stanche sulle spalle, allora forti, di quel giovane vescovo che la Provvidenza aveva loro donato.
Cari presbiteri, le mie braccia sono oggi più deboli e le forze diminuite, ma i palpiti del cuore, per voi e tutta la nostra gente, sono gli stessi. Dal giorno in cui, dopo 38 anni, ho lasciato la città di Firenze, posso dire che è iniziato per me un santo viaggio, senza ritorno. Il mio desiderio, Dio lo sa, sarebbe stato quello di spendere tutte le mie energie nella terra di Maremma, che per me non è mai stata “Maremma amara”, ma terra da amare, che si adattava bene alla mia persona.
Provengo da una famiglia povera dell’Appennino tosco-romagnolo. Come tanti altri miei coetanei, ho vissuto da piccolo il dramma della seconda guerra mondiale. I miei genitori mi hanno trasmesso, assieme al timor di Dio, una fede semplice, ma robusta, che si esprimeva nel rispetto degli altri e nella solidarietà verso tutti.
Il mio primo seminario, come per tanti di voi, sono stati babbo e mamma, i fratelli più piccoli, la nonna materna e tanti zii.
Prima dell’ordinazione episcopale, ho vissuto con gioia per 28 anni la mia missione di prete che, pur con tanti limiti, ha voluto essere una consegna generosa a Cristo e ai fratelli. Con questo stesso spirito, ho cercato, per 22 anni, di portare avanti il mio compito di formatore nei Seminari di Firenze.
I nomi e i volti dei miei alunni li porto scritti dentro di me, nella mia vita, e non sono ricordi del passato. Ora tre di loro sono vescovi in altrettante diocesi d’Italia, un quarto è Nunzio Apostolico.
Improvvisa e per me inaspettata giungeva, a 52 anni, la chiamata di san Giovanni Paolo II che mi chiedeva di essere successore degli Apostoli, nella Chiesa di Massa Marittima-Piombino.
Non dimenticherò mai alcune espressioni del Card. Silvano Piovanelli durante la consacrazione episcopale: “Oggi, il vento dello Spirito soffia particolarmente in questa basilica di San Lorenzo. Si rallegra la Chiesa di Firenze, che vede un suo figlio scelto dallo Spirito di Dio; si rallegra soprattutto il presbiterio fiorentino e in modo particolare la Chiesa di Massa Marittima-Piombino… Accogliete con gioia e gratitudine questo nostro fratello Gualtiero, che noi vescovi, con l’imposizione delle mani, associamo al collegio apostolico…”. Dopo cinque anni, fui destinato alla Chiesa di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Una Chiesa segnata dalla presenza di san Francesco, con le due famose terrazze sull’Europa: Camaldoli e La Verna, così definite dal venerabile sindaco di Firenze Giorgio La Pira. Infine, l’ultima chiamata ad essere pastore di questa nostra Chiesa perusino-pievese. Non sono mancate, in questi anni, pene, tribolazioni e croci, ma abbiamo sempre cercato di affrontarle alla luce del Risorto e con grande speranza. Il Signore ha fatto maturare in questo tempo, nella nostra Chiesa, numerose vocazioni al presbiterato e alla vita religiosa e, grazie a Dio, una pastorale giovanile che sta portando i suoi frutti.
Ormai non appartengo più né alla mia Firenze né ad altre Chiese, anche se mi sento ad esse legato da vincoli di riconoscenza, di affetto e di preghiera. Ora la mia famiglia siete voi, carissimi. Questo popolo bello che è davanti a me, fatto di famiglie, di giovani, di bambini e, lasciatemelo dire, di tante speranze.
Vi assista sempre la mano protettrice del Padre, vi illumini il volto del Risorto e quello della sua e nostra Madre. A chi è solo, deluso, forse stanco della vita, agli sfiduciati, a chi si sente abbandonato da tutti o ha subito ingiustizie, alle famiglie, soprattutto a quelle dove mancano pane e lavoro, a tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, a tutti coloro che, per un motivo o per un altro, hanno perso la speranza, per la durezza del cuore dei fratelli, a chi non ha un tetto dove abitare e soprattutto a chi non ha mai ricevuto un gesto di amore, lei, la Vergine Maria, Madre della Grazia, lei che continua a generare i suoi figli, lei che asciuga le loro lacrime, sia per tutti segno di consolazione e di sicura speranza. Amen!
+ Gualtiero Card. Bassetti
Arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve