“Per certi versi, è perfino bello che dei Santi Patroni di questa Cattedrale non conosciamo quasi nulla – se non il martirio e il successivo ritrovamento alla presenza di Sant’Ambrogio e di Sant’Agostino –: il fatto che siano sconosciuti è come se interpellasse ciascuno di noi a dar loro un nome e un volto con la nostra vita, che giunge a pienezza nella misura in cui assumiamo la via della santità”.
Con queste parole mercoledì 19 giugno l’Arcivescovo Ivan ha aperto a Città della Pieve la solenne celebrazione dei Santi Patroni Gervasio e Protasio.
“Dio ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente”, ha ricordato ancora, citando Papa Francesco. Il Vescovo ha richiamato alla meta alta della santità non in virtù di una propria perfezione, ma della grazia di Dio, dell’incontro con la sua misericordia, che rende capaci di perdono, di ascolto, di assumersi la responsabilità verso chi è debole e bisognoso.
È una santità che, se nasce dal battesimo, si alimenta nella vita comunitaria: “Non possiamo fare a meno degli altri; l’individualismo e la pretesa di autosufficienza sono il contrario di una vita evangelica, che fiorisce nella partecipazione alla vita della Chiesa e si traduce nella disponibilità agli altri”.
Alla celebrazione eucaristica ha fatto seguito la processione per le vie della Pieve, con le reliquie dei martiri portate dalla Comunità cingalese, presenza questa che si qualifica all’insegna del servizio.
L’animazione assicurata dai membri dei Terzieri e dalla Banda comunale, i rappresentanti delle Istituzioni e il coinvolgimento della popolazione sono state l’espressione di una devozione popolare che guarda con fiducia ai Santi, quali esempi di vita a cui guardare per imitarne la fede e la risposta esistenziale.