«Proviamo anche solo per un momento a immaginare cosa significherebbe togliere il racconto della Passione dalla nostra cultura, dall’arte, dalla musica, dalle chiese e dalle nostre stesse case…». Così l’arcivescovo Ivan Maffeis nell’introdurre il Vangelo della Passione del Signore alla celebrazione eucaristica della Domenica delle Palme, il 24 marzo, nella cattedrale di Perugia.
«Un racconto conosciuto – ha aggiunto mons. Maffeis -, ma che ogni anno può dirci qualcosa di nuovo, qualcosa che può illuminare la situazione che stiamo vivendo e per certi versi così drammatica, situazione che può aiutarci a comprendere meglio questo racconto. Ascoltiamolo con la disponibilità di chiederci cosa dice a me, quale verità mi schiude, cosa porta non tanto sul piano delle opinioni o delle idee, ma della mia vita, della mia esistenza».
«E’ un racconto che parla di morte e di risurrezione. Cosa devo lasciar morire? Come deve cambiare e rinnovarsi la mia fede, quale zavorra lasciar cadere e quale tesoro portare con me? La chiave per entrare in questo grande racconto della Passione, della Pasqua, ce l’ha offerta san Paolo nella breve lettura appena ascoltata: Gesù non ha rivendicato privilegi, ma si è donato, si è fatto servo. Questo sia la vita per accompagnare Cristo nella sua Passione per risorgere con Lui a vita nuova come singoli, come comunità, come società».
La celebrazione è stata preceduta dalla preghiera con la benedizione dei ramoscelli d’ulivo davanti all’arcivescovado e dalla processione rievocativa l’ingresso di Gesù in Gerusalemme. Tra i numerosi fedeli anche una rappresentanza di studenti e insegnanti di una scuola cattolica del Michigan (Usa) in visita nel capoluogo umbro per un progetto di gemellaggio, oltre alla presenza di Confcooperative Umbria nel 50° anniversario della nascita le cui realtà agricole sociali hanno donato e distribuito i ramoscelli d’ulivo.
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(Foto a cura di Tommaso Benedetti)