La dimensione della Carità non può venire meno nel tempo del “corona virus”. Funzionanti i servizi: Centri di ascolto, Empori, “Villaggio della Carità” e Mensa “San Lorenzo”

«I servizi offerti dalla Caritas diocesana e dalle Caritas parrocchiali nel tempo del “corona virus” non vengono meno, anzi, sempre nel rispetto dei provvedimenti governativi nazionali e locali adottati a seguito dell’emergenza sanitaria, saranno, nei limiti del possibile e secondo le necessità, anche potenziati». A comunicarlo è il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, il diacono Giancarlo Pecetti, nel recepire le indicazioni date nella giornata del 9 marzo dalla Caritas italiana in merito al prosieguo delle attività caritative a livello diocesano e parrocchiale.

«Se la dimensione della Parola, quella dei Sacramenti e quella comunitaria subiscono inevitabili limitazioni – è sottolineato nella nota di Caritas italiana –, non può invece venire meno la dimensione della Carità di cui voi, in prima linea (responsabili e operatori di Caritas diocesane, ndr), siete i testimoni nelle e con le vostre comunità. Pur con tutte le cautele del caso e con la prudenza necessaria, senza esporsi ed esporre altri a inutili rischi, è chiaro che non possono venir meno i servizi essenziali a favore dei poveri».

La Caritas diocesana prosegue nelle sue attività dei Centri di ascolto diocesano e parrocchiali (solo in quello diocesano vengono accolte in media a settimana 70 persone), dei quattro Empori della Solidarietà dove settimanalmente continueranno a recarsi più di 1.200 famiglie in difficoltà, del “Villaggio della Carità” dove attualmente sono ospitate 15 famiglie per un totale di 56 persone di cui 21 minori, delle diverse opere segno dove annualmente sono accolte dalle 150 alle 200 persone disagiate e della Mensa Comune-Caritas “San Lorenzo” in pieno centro storico dove quotidianamente vengono forniti pasti caldi a 50 persone.

«L’operare della Carità non può prescindere dall’essere fondati su Cristo, continuando il servizio agli ultimi – ricorda il diacono Pecetti –, ma nella consapevolezza che in questa Quaresima 2020 c’è un deserto da attraversare, così come hanno fatto il Figlio di Dio e prima ancora il Popolo d’Israele, nella certezza che, con al fianco il Signore Risorto, è possibile attraversare anche questo deserto».