“La Chiesa brucia ma la speranza di una vita nuova è già sorta”. E’ la riflessione del cardinale Gualtiero Bassetti sul libro di Andrea Riccardi presentato All’UniStraPg

“La Chiesa brucia ma la speranza di una vita nuova è già sorta”, è la riflessione conclusiva del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, intervenendo alla presentazione dell’ultima fatica letteraria del professore Andrea Riccardi dal titolo: “La Chiesa brucia? Crisi e futuro del cristianesimo”; pubblicazione presentata all’Università per Stranieri del capoluogo umbro il 30 giugno scorso, avviando un confronto-dibattito che va oltre la contingenza dell’incontro di presentazione. Un libro che stimola riflessioni in diversi ambienti ecclesiali e laici perugini ed umbri a cui è certamente di aiuto la riflessione del cardinale.

Tre grandi questioni. La convinzione “di una vita nuova è già risorta”, Bassetti l’ha maturata grazie ai “moltissimi spunti che il libro suscita”, come evidenzia lo stesso presule, soffermandosi “su tre grandi questioni che, non solo hanno a che fare con la mia sensibilità e il ruolo di pastore, ma sono di cruciale importanza nel dibattito attuale. Queste tre grandi questioni le definirei così: la nuova geopolitica del cristianesimo; il cuore della crisi del cristianesimo; e il futuro del cristianesimo”. Nel libro di Riccardi c’è sicuramente una grande attenzione per il mondo di oggi ma è altrettanto significativa la dimensione storica. “Non casualmente, infatti, un testo che viene citato più volte nel libro è la lettera pastorale del 1947 del Cardinale Suhard arcivescovo di Parigi. In quello scritto, già all’indomani della seconda guerra mondiale, in un tempo molto distante da quello attuale, Suhard si poneva una domanda ancora attuale: ci troviamo di fronte a una crescita o al declino della Chiesa? Per Suhard la crisi non era tanto il prodotto di forze ostili al cristianesimo come il liberalismo, il socialismo o il comunismo ma era intrinseca alla Chiesa stessa: le grandi masse non seguono più la Chiesa, smarriscono la fede e la Chiesa finisce per essere progressivamente una forza minoritaria. L’interrogativo di Suhard tornerà spesso nel dibattito pubblico e verrà declinato con toni ancora più angoscianti negli anni successivi. Nel 1977, infatti, lo storico francese Jean Delumeau pubblicò un libro con titolo provocatorio: ‘Il cristianesimo sta per morire?’”.

L’uso politico della religione.  Le statistiche presentate nel libro sul costante calo di sacerdoti, seminaristi e fedeli nel culto domenicale evocano il grande tema della secolarizzazione. Si tratta di un processo storico complesso che non si è concluso con “la definitiva ‘eclissi del sacro’, come era stato teorizzato – sottolinea il cardinale –, ma che invece ha visto in molti luoghi ‘una rivincita di Dio’. Una ‘rivincita’ che presenta, però, una dimensione multiforme e che in alcuni casi si è sovrapposta e si è intrecciata con un altro fenomeno di vecchia data seppur rimodulato con le categorie attuali: mi riferisco al binomio tra politica e religione. O meglio all’uso politico della religione”.

Il cuore della crisi. Il presidente della Cei si sofferma poi su un tema cruciale e di grande attualità: “l’uomo come problema”, un tema, sostiene, “che Andrea Riccardi con grande intelligenza colloca nel ‘cuore della crisi’ del cristianesimo. Ovvero la ‘Chiesa di fronte alla crisi del maschio e alla realtà della donna’. In altre parole, la Chiesa di fronte alla rivoluzione del ’68. Una rivoluzione che, scrive Riccardi, è ‘fallita politicamente’ ma è stata ‘antropologicamente efficace’. Un grande mutamento antropologico che si riverbera non solo in ‘tutte le figure di autorità’ come ‘il Padre, il Capo, il Professore, il Poliziotto, il Marito’ ma che fa vacillare, scrive sempre Riccardi, ‘lo sfondo antropologico e sociale in cui si collocava da sempre il ministero sacerdotale’. Per usare parole ancora più dirette contenute nel volume ‘la crisi del maschio s’intreccia con quella del prete, del suo esercizio dell’autorità e della paternità’”.

La fine del mondo rurale cristiano. “Senza dubbio, però, ci troviamo di fronte anche ad alcuni fenomeni sociali nuovi – aggiunge Bassetti – che hanno radicalmente cambiato la vita della Chiesa. Ne cito solo uno: la fine del mondo rurale cristiano e la conseguente affermazione di un mondo urbano di difficile evangelizzazione. Ha ragione Riccardi quando scrive che il ‘cattolicesimo era inculturato’ nel mondo delle campagne. La prima parte della mia vita è tutta inscritta nel mondo delle campagne: un mondo di lavoro e fatica, di rapporto intenso con il territorio e con le persone che lo proteggevano e lo lavoravano. Un mondo che soprattutto esprimeva valori, rituali, socialità e una cultura diffusa in cui il cristianesimo rappresentava lo sfondo su cui tutto si reggeva e il prete era, indubbiamente, uno dei protagonisti assoluti di questo mondo. Per questo motivo per cogliere la crisi del cristianesimo dobbiamo avere una visione di lungo periodo, approfondita e seria. Solo in questo modo noi possiamo cogliere pienamente quella che Guardini chiamava ‘l’essenza del cristianesimo’. Un’essenza che ci permette di auspicare per il futuro quello che scriveva il teologo italo-tedesco: ovvero non una riforma delle strutture burocratiche della Chiesa ‘ma il risveglio della Chiesa nelle anime’”.

La profezia, luce sul futuro della Chiesa. “Un libro che si pone molti interrogativi – sostiene il cardinale Bassetti –, che affronta senza paura le statistiche sul declino religioso ma che in definitiva è un atto d’amore verso la Chiesa e il suo futuro… Voglio soffermarmi soltanto su tre citazioni che Riccardi riporta nel suo libro: un’affermazione del cardinal Ratzinger del 1996 in cui alla Chiesa del futuro spetterebbe il ruolo di ‘opposizione profetica’; una citazione di Paolo VI in cui nel 1967 invoca un ruolo attivo per ‘gli uomini di riflessione e di pensiero’; e infine una riflessione sul concetto di crisi elaborata da papa Francesco: ‘chi non guarda la crisi alla luce del Vangelo – dice il pontefice – si limita a fare l’autopsia di un cadavere’. Queste tre citazioni gettano una luce sul futuro della Chiesa. Innanzitutto la profezia. Ho già avuto modo di parlare molte volte su quest’aspetto. Mai come in questo periodo, per usare le parole di Mounier, il cristiano è ‘uno straniero nel mondo’ e ‘parla senza essere compreso’”.

Il chicco di grano che porterà frutto. “Siamo in una grande fase di transizione storica, una fase complessa – evidenzia il cardinale Bassetti avviandosi alla conclusione –, di cui noi conosciamo il futuro, che ha messo in crisi strutture sociali millenarie, che provoca inquietudine ma che per un cristiano non può non fondarsi sulla roccia di Cristo. E questa roccia viene annunciata, oggi, in tutto il pianeta da un pontefice ‘preso dalla fine del mondo’ e che nell’Evangelii gaudium trova il suo documento più importante. Un documento che, come ha scritto Riccardi, oggi non è stato pienamente recepito e non si è sedimentato nella comunità ecclesiale. Un documento che, però, fissando la sua attenzione sul Vangelo e sulla gioia, rimane a mio avviso come il chicco di grano che quando muore porterà frutto. La Chiesa brucia ma la speranza di una vita nuova è già sorta”.