Con la celebrazione dei Primi Vespri ha avuto inizio la festa del Santo Patrono Costanzo, vescovo e martire. Il cardinale Gualtiero Bassetti: “Senza storia un popolo non vive”

Mancanza di popolo. “Una delle sofferenze più grandi che ha causato la pandemia, a noi che rappresentiamo le Istituzioni, è la mancanza del popolo. Abbiamo perso il contatto con il nostro popolo”. Ad evidenziarlo è stato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, rivolgendosi al sindaco di Perugia, Andrea Romizi, all’inizio dell’omelia della celebrazione dei Primi Vespri con cui la Chiesa è entrata nel vivo della festa del suo Patrono san Costanzo, vescovo e martire del II secolo, fondatore della primordiale comunità cristiana perugina; celebrazione tenutasi nel tardo pomeriggio del 28 gennaio nella basilica intitolata al Santo, alla presenza di una rappresentanza delle Istituzioni civili e religiose cittadine e dei cinque storici rioni della città con i loro capitani ed alfieri in costume medioevale. “L’anno scorso, quando da questo pulpito mi sono rivolto ai fedeli presenti, pochi come oggi – ha proseguito il cardinale –, non pensavo che l’anno dopo avremmo ripetuto la stessa scena. Ci manca la processione della ‘luminaria’, con il corteo storico animato dai figuranti dei cinque rioni medioevali, e mancano tante cose belle che nel corso di questi anni avevamo messo insieme, ma che erano significative”.

Necessità di Perugia. “È doveroso rispettare le precauzioni per contrastare la diffusione del virus e non creare particolare assembramenti – ha precisato il presule –, benché la comunità ecclesiale e la comunità civile onorino anche quest’anno san Costanzo con una serie di iniziative. Ci troviamo fisicamente in pochi a ricordare stasera il nostro Patrono, presso il luogo della sua sepoltura dove da molti secoli sono soliti recarsi i perugini per pregare e fare memoria della loro storia cristiana. Senza storia un popolo non vive e mi ha fatto tanto piacere in questi anni vedere rifiorire tradizioni belle che ci appartengono e che fanno parte della nostra identità. Diceva il professor La Pira: ‘Una città è come una persona, è unica e irrepetibile’. Con la celebrazione del Vespro, nella penombra di questa antica chiesa, ricordiamo a san Costanzo le necessità della nostra città che sono da sempre quelle di una crescita nella fede e nella forza che viene dal Vangelo”.

Chiesa in cammino sinodale. Il cardinale si è poi soffermato sui contenuti della sua ultima lettera rivolta alla comunità diocesana, all’inizio del nuovo anno, nel dire: “La pandemia ha di nuovo complicato l’esser vicino alla gente e per questo ho voluto portare una parola di amicizia e di conforto a tutta la diocesi, attraverso una lettera, per starle vicino ed esprimerle il mio amore. Ho desiderato, in particolar modo, ricordare, con le parole di papa Francesco, come deve porsi la Chiesa in un cammino sinodale facendo suoi i tratti di disinteresse, di umiltà, di beatitudini, oltre ad essere una Chiesa che sa anche riconoscere l’azione di Dio nei suoi confronti e nei confronti del mondo”.

Peccati e virtù, ricchezze e miserie. Molto toccante è stata l’orazione finale dei Primi Vespri letta dal cardinale Bassetti, scritta dal suo predecessore, l’arcivescovo Giuseppe Chiaretti, tornato alla Casa del Padre lo scorso 2 dicembre: “Noi ti benediciamo e ti rendiamo grazie, Dio di provvidenza infinita, per i grandi segni del tuo amore, profusi nel corso dei secoli su ogni generazione. Guarda benigno la nostra Perugia; a te sono noti i suoi peccati e le sue virtù, le sue ricchezze e le sue miserie, ma la tua provvidenza non viene mai meno. Non privarci del tuo aiuto, o Padre: veglia sulle famiglie e sulle comunità, sulle cattedre, sulle scuole, sugli ospedali, sulle officine, sui cantieri e sulle molteplici espressioni dell’operosità quotidiana; assisti i poveri e gli emarginati. Fa’ che non si estingua nelle nuove generazioni la fede trasmessa dai padri; restino vivi il senso dell’onestà e della generosità, della libertà e della giustizia, la concordia operosa, l’attenzione ai piccoli, agli anziani e agli ammalati, la premurosa apertura verso l’umanità che in ogni parte del mondo spera in un avvenire migliore…”.

Offerta dei doni simbolo. Segni delle “molteplici espressioni dell’operosità quotidiana” dei perugini, menzionate dall’arcivescovo Chiaretti nella preghiera, sono tangibili anche nei “doni simbolo” della testimonianza cristiana e della tradizione della città offerti in onore del Santo Patrono durante i Primi Vespri: la corona d’alloro, da parte della polizia municipale;  il cero votivo, da parte del sindaco; il torcolo (dolce tipico della festa), da parte dei commercianti ed artigiani; il vinsanto, da parte di due giovani sposi affinché la famiglia continui a essere fondamento del vivere sociale; l’incenso, da parte del Consiglio pastorale parrocchiale, come “segno dell’annuncio del Vangelo…, fermento di speranza e di pace”.