«Noi cristiani definiamo la Quaresima, il tempo forte dell’anno liturgico, ma si ha l’impressione che sempre più essa si svuoti di significato. La Quaresima rischia di diventare un tempo debole, rispetto agli interessi delle persone che sono ben altro dei richiami della Parola di Dio e della Chiesa». Così ha esordito il cardinale Gualtiero Bassetti nell’omelia della messa del Mercoledì delle Ceneri celebrata nel tardo pomeriggio del 6 marzo, nella cattedrale di Perugia, insieme ad un gruppo di giovani sacerdoti provenienti da tre continenti. «Questi sacerdoti, ospiti della nostra comunità per apprendere la lingua italiana – ha commentato il presule –, sono testimoni di una Chiesa giovane a cui affidiamo le nostre speranze».
Tempo opportuno per ritornare a Dio.
«Come credenti – ha proseguito il cardinale – siamo chiamati e fortemente invitati a non svilire la “forza” di questi quaranta giorni di penitenza, di digiuno, di elemosina e di preghiera. Abbiamo tutti bisogno di accogliere la misericordia di Dio». Questo, ha ricordato, «è il tempo opportuno per ritornare a Dio e ricomprendere se stessi e le nostre responsabilità verso il prossimo».
Siamo tutti polvere nonostante la nostra superbia.
«La liturgia odierna ci viene incontro con l’antico segno delle Ceneri – ha ricordato il porporato –. Quella cenere accompagnata dall’espressione biblica: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”. Ma cosa vuole esprimerci? Certamente penitenza e domanda di perdono, ma soprattutto dimostra una cosa così semplice e chiara: siamo polvere, siamo cioè tutti deboli e fragili. Quest’uomo che si innalza e si sente potente (e ognuno di noi ha i suoi modi per innalzarsi), domani non sarà più nulla. Quest’uomo, diciamo pure questa nazione che si innalza e si sente forte e sfodera armi e denaro, rischia domani di sentirsi terribilmente debole. Siamo tutti polvere nonostante la nostra superbia e la cenere sul capo ce lo ricorda».
A noi deboli e fragili il dono della pace.
«Il segno delle ceneri – ha sottolineato il cardinale – è certamente un segno austero come è il tempo quaresimale, ma ci è dato per aiutarci a vivere meglio e a farci capire quanto è grande l’amore di Dio, che si lega alla nostra fragilità e debolezza. E proprio a noi deboli e fragili Dio ha affidato il dono della pace, perché la viviamo, la custodiamo, la difendiamo e la costruiamo. In troppe parti del mondo la pace è quotidianamente offesa. Quanti popoli schiacciati dalla violenza, dalla fame, dai soprusi di ogni genere; quanti poveri alzano al cielo le loro mani vuote e invocano giustizia!».
Vigilare per non cedere alle tentazioni dell’egoismo…
«La compassione e la misericordia di Dio – ha concluso il cardinale – ci costituiscono, come scrive san Paolo ai corinzi, “ambasciatori per Cristo!”. E’ qui che è nascosta la nostra forza: il Signore ha preso la polvere che noi siamo per farci “ambasciatori” di pace e di riconciliazione. Noi cristiani siamo chiamati ad essere sentinelle di pace nei luoghi in cui viviamo e operiamo. Ci è chiesto di vigilare per non cedere alle tentazioni dell’egoismo, della menzogna e della violenza. Il digiuno e la preghiera ci renderanno sentinelle attente e vigili perché non vinca in noi il sonno della rassegnazione al male, che ci fa ripiegare su noi stessi e sui nostri egoismi».