Ritorna ad animare le celebrazioni liturgiche della concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio di Città della Pieve lo storico organo realizzato tra il 1826 e il 1827 dall’organaro marchigiano Sebastiano Vici, dopo un impegnativo lavoro di restauro curato dalla ditta lombarda “Pietro Corna” specializzata in restauro e costruzione d’organi a canne dal 1990.
Incontro e concerto. Il completamento di questa importante opera sarà salutato da due eventi che si terranno nella concattedrale di Città della Pieve domenica 30 agosto, a cui assisterà il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti. Alle ore 18 ci sarà la presentazione del restauro con un incontro culturale dove relazioneranno lo stesso Pietro Corna, il maestro Carlo Pedini, don Simone Sorbaioli ed Angela Cingottini, moderato dal giornalista Paolo Scandaletti. Alle ore 21 si terrà il concerto inaugurale del maestro Adriano Falcioni, organista titolare della cattedrale di San Lorenzo di Perugia, premiato in numerosi concorsi organistici internazionali, nominato dal Ministero per i Beni culturali nel 2018 ispettore onorario per tutti gli organi dell’Umbria, supervisore del restauro del grande organo Tamburini della cattedrale di Perugia.
Una storia articolata. «La storia degli organi all’interno del nostro duomo – spiega don Simone Sorbaioli, arciprete della concattedrale e promotore di quest’opera di restauro – è piuttosto articolata. La costruzione del primo organo a canne avvenne nel 1547 ad opera di Agostino Romani da Cortona, che durò per circa ottanta anni, nel corso dei quali venne più volte riparato e restaurato. Tra il 1617 e il 1618 fu costruito un nuovo organo dall’organaro Orazio Golini da Orvieto, che funzionò per quasi due secoli, con innumerevoli interventi di manutenzione e restauro eseguiti da vari organari più o meno famosi. Quello attuale è il terzo, realizzato da Sebastiano Vici coadiuvato dal giovane collaboratore e allievo Angelo Morettini che divenne in seguito organaro di grande fama. Anche l’organo Vici ha avuto nel corso di quasi due secoli diversi interventi di manutenzione e restauro, tra i più significativi quelli degli anni 1869-75 e del 1930».
L’importante restauro. L’attuale intervento di restauro, evidenzia don Simone Sorbaioli, «ha permesso il ripristino di tutte le caratteristiche originarie riportando lo strumento alla condizione del 1875: i Tromboni e il Violino sono stati infatti mantenuti e la meccanica è stata reintegrata degli elementi asportati o modificati durante l’opera di restauro del 1930. Sono state ricostruite in copia ad altri strumenti coevi del Vici la tastiera, la pedaliera, la pomelliera dei registri e i Tromboncini in facciata, sfortunatamente asportati da mano anonima nel corso della seconda metà del secolo scorso. Ad eccezione di questo registro – conclude l’arciprete Sorbaioli –, il materiale fonico si presenta eccezionalmente integro e in stato originale, cosa che rende questo strumento particolarmente interessante nel panorama organario umbro. Quest’impegnativa opera di restauro preserva la originalità e funzionalità del nostro organo per gli anni a venire».
I finanziatori. Un’opera che è stata possibile realizzare grazie al finanziamento supportato per la maggior parte dall’azienda “Podernuovo” in Palazzone (Si) di proprietà di Giovanni Bulgari, al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, e alle offerte di numerosi fedeli. L’apparato decorativo dell’organo e della cantoria è stato ripristinato dallo studio “L’Officina di Artè” di Ilaria Brera e di Mirco Massaro ed hanno contribuito all’insieme del lavoro di restauro anche diverse ditte pievesi.